Non esistono turni elettorali e coalizioni politiche slegate dal prima e dal dopo. La politica impone, se è Politica, che si affermino confini valoriali e contenuti inevitabilmente figli del pregresso, sia che si voglia cambiare sia che si voglia rafforzare una linea, e lucidamente tracciati per obiettivi futuri. Qualora non fosse politica ma solo mercato, allora varrebbe tutto.
Il turno regionale incombente richiede una catena di comando Torino – periferie che per adesso non esiste, tanto che si assiste alla nascita di liste civiche nel collegio alessandrino del tutto decontestualizzate, prive di coerenza rispetto a quel che è stato il centrosinistra negli ultimi anni in questa porzione di Piemonte, nel bene e nel male.
Non si approfitta di questa fase per mettere un punto sui valori di cui siamo stati portatori e nemmeno per superare quelle divisioni che alle comunali 2017 non hanno aiutato la definizione di un campo ampio e unitario su obiettivi condivisi.
La definizione di una coalizione e di accordi con eventuali liste civiche passa prima di tutto dalla scrittura di un progetto comune che regga nel tempo e che sia pensato per creare un terreno fertile, qualora si vincesse o si perdesse.
Se l’idea invece è affrontare le regionali per le regionali ignorando le ricadute valoriali e di prospettiva per stipulare degli accordi con l’unico scopo di non perdere, allora è un altro discorso.
Vale anche per i contenuti. Il Sì per il Sì può convincere l’elettorato depresso dalla superficialità interessata del Governo Giallo-Verde ma ha bisogno di progetti atti a definire come Torino intenda coinvolgere le periferie in un modello di sviluppo regionale diffuso.
L’ultimo segnale intelligente arrivò dall’amministrazione Bresso con i poli di innovazione tecnologica distribuiti sul territorio regionale. Per chiudere, sul metodo e sui contenuti dell’alleanza e del progetto si parte molto male. Speriamo si recuperi.
Giorgio Abonante