Skip to main content

Nel giugno di quest’anno è stato presentato da Trenitalia l’orario estivo: un orario ricco di novità sulla programmazione a mercato e intercity (quest’ultimo un brand che, nonostante le apparenze, è pubblico e finanziato dallo Stato), ma nessuna di queste riguardava il Piemonte, meno che mai l’alessandrino. Non poca l’amarezza essendo sempre in attesa del ripristino dei collegamenti su Bologna e su Roma che, nonostante le proposte e le istanze, restano lettera morta e nonostante quasi ovunque, meno che nel nostro bacino, se non del tutto almeno parzialmente le istanze vengano raccolte dal Ministero o da Trenitalia.

A  questa delusione si aggiunge una vera e propria insofferenza nel venire, quasi per caso, a conoscenza che il già imbarazzante orario estivo ha, per il bacino della Provincia di Alessandria, una ulteriore riscrittura a partire dal 5 luglio e fino al 12 settembre, inutile dirlo, una riscrittura in peggio.

Nel nuovo orario estivo per le aree Acqui-Alessandria-Casale si assiste ad un ulteriore impoverimento della relazione Alessandria – Voghera e quindi di un’ulteriore contrazione della connessione con Milano e l’Emilia per tutta la provincia, qualche esempio “numerico”:

  • primo treno utile per Milano Centrale da Alessandria alle 07:08, in agosto alle 12:11. Resistono solo le quattro coppie su Porta Genova, ma l’unica che ha tempi accettabili è alle 07:25 da Alessandria
  • sostanziale dismissione del collegamento Savona – Acqui – Alessandria (primo collegamento diretto da Savona  a Alessandria alle 10 del mattino, ultimo collegamento inverso alle 17.40 da Alessandria per Acqui e Savona ).  In agosto con la soppressione del 90% del servizio autobus fra Alessandria e Acqui e Alessandria e Casale i collegamenti saranno minimi.
  • Asti – Acqui ulteriore taglio del primo treno del mattino e di un collegamento a metà giornata su una linea che già opera dal lunedì al venerdì (!).

Non sappiamo se questi tagli dipendano dal contenzioso Trenitalia – Regione di cui confusamente la popolazione è venuta a conoscenza mentre le veniva spiegato perché i servizi già pessimi non solo non miglioravano, ma, anzi, peggioravano, né sappiamo se dipendano da una scelta unilaterale della Regione o di Trenitalia che riduce i suoi costi limando i turni macchina e turni uomo.

 I tagli tuttavia, diciamolo in modo chiaro perché evidente anche ad occhio non esperto, sono funzionali alla semplificazione d’esercizio sulla sola base di efficienza del vettore, non di efficacia sul territorio.

Emblematico: Asti – Acqui perde 06:12 da Asti e 13:44 da Acqui che era un terzo turno macchina diseconomico, in compenso mantiene da Acqui Terme 19:44 e 20:44 che è un infittimento completamente irrazionale.

Altro esempio:

  • Alessandria – Acqui ultimo treno da Alessandria per la città termale alle 17:40, quindi inservibile per pendolare e poco utile per acquesi in Alessandria, da Acqui per Alessandria 06:45 e poi 9:42, chiaramente un servizio oltre il minimo su una relazione che dovrebbe essere metropolitana.

Un taglio così pesante al servizio ferroviario si può fare, in una situazione emergenziale come, deduciamo, si trovi la Regione se si struttura fa un servizio bus adeguato, ma pure quello manca e quel poco che viene operato e verrà operato, comunque, non è soggetto ad alcuna integrazione tariffaria.

Casale perde ancora servizi senza sostituzione bus. Fra Alessandria e Casale l’ultima corsa è alle 18:35 quindi non particolarmente fruibile per il viaggiatore occasionale come per il pendolare, ma, al contrario, da Casale a Alessandria l’ultima corsa è prevista alle 20:47, lasciando ipotizzare un riposizionamento materiale inserito come treno retribuito.

Questa serie di modifiche in peggio a un orario già imbarazzante per efficacia si sono manifestate nel massimo silenzio, sembrerebbe massimo disinteresse.

Non è stato fatto un comunicato stampa o, se fatto, non è stato adeguatamente  diffuso, né è stato informato qualche amministratore, oppure questi ultimi lo sono stati ma non hanno trovato la cosa interessante.

A lasciare allibiti non solo il modus, ma la ratio. Le soppressioni sono state programmate dal 5 luglio al 12 settembre reiterando una visione del trasporto regionale come scuolabus.

Sui social-media i politici vari si lucidano le mostrine perché abbiamo le compensazioni del Terzo Valico e, ai livelli più alti del dibattuto, il gruppo FS si vanta o chi per lui lo fa di investire miliardi in tecnologie (quali, per fare che e al posto di fare cosa, va, purtroppo, in secondo piano),  però taglia un quantificabile milione annuo di servizi al Piemonte in pieno PNRR miliardario e in pieno delirio di transizione ecologica.

Si racconta che Trenitalia sia una impresa per giustificarne il “piglio” manageriale, ma non si racconta o si omette di raccontare che sia sì un’impresa, ma è al cento per cento pubblica e quindi quando investe lo fa con i soldi pubblici che, ancora quindi. al pubblico dovrebbero tornare.

Questo non avviene, se le Regioni non pagano le tariffe di mercato (monopolistico e quando va bene oligopolistico)   loro tagliano e fanno causa, ma con quali capitali sono state acquistate dall’impresa pubblica, per esempio, le ferrovie greche?

La domanda è oltremodo legittima, anche considerando il fatto che su quelle ferrovie l’impresa pubblica italiano intende usare in contesto di mercato gli Etr460, ovvero quei Pendolino che operavano quei Frecciabianca tanto utili ora cancellati e sostituiti da Freccia Rossa a mercato instradati sull’alta velocità e quindi su un percorso fruibile a molte meno persone.

Nessuno osa metterne in discussione la legittimità, ma porsi qualche interrogativo sull’opportunità è oltremodo lecito.

L’opportunità diventa un interrogativo perché non si intravede, almeno a livello del cittadino inconsapevole azionista, nessun reinvestimento degli utili in servizio pubblico regionale nei confronti del miglioramento del quale la risposta dell’amministratore tipo è che non ci siano soldi per attuarla.

Siamo in epoca di transizione ecologica dicono, ma si può definire “green” un territorio, o forse dobbiamo dire ormai un paese, che non investe sul trasporto ferroviario e addirittura lo depotenzia sistematicamente?

Il Ponte

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

Il Ponte