Skip to main content

Jeffrey Frankel, per chi non lo conosce, è un acuto e autorevole osservatore della politica americana. Nel caso specifico si diletta in una previsione azzardata, ma non del tutto erronea. Prepariamoci !!!

A Retrospective on Trump’s First Year Back

Jan 8, 2025 Jeffrey Frankel

From a stock-and bond-market crash to a military confrontation with China, there is no shortage of downside risks for 2025. But whatever disasters Donald Trump ushers in during his first year back in the White House, one should not expect his supporters to turn on him.

CAMBRIDGE – Le previsioni per il 2025 sono accompagnate da vistosi avvertimenti: nessuno può sapere cosa farà il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump, per non parlare di come reagirà il resto del mondo. Ma si può fare qualche ipotesi. Immaginate che sia gennaio 2026. All’inizio del 2025, l’umore della comunità imprenditoriale americana è cambiato. Alcuni imprenditori avevano a lungo nutrito personali dubbi ​​sulla campagna anti-globalizzazione di Trump. Ma la fiducia generale iniziò a calare quando si trovarono faccia a faccia con le possibili conseguenze derivanti dall’esclusione dell’economia statunitense dal commercio internazionale e dalle restrizioni sulle migrazioni: un forte aumento prezzi dei prodotti importati e la carenza di manodopera in alcuni settori.

Le pubbliche preoccupazioni si moltiplicarono quando misteriosi attacchi informatici causarono una serie di guasti indirizzati alle infrastrutture elettriche, i sistemi idrici e igienico-sanitari degli Stati Uniti. Alcune malattie infantili come il morbillo sono tornate. Dal giorno dell’insediamento, i social media esitarono a evidenziare gli sforzi condotti dalle maestranze della sanità pubblica e dell’informatica per correggere la disinformazione che ne conseguiva.

La correzione più drammatica nella prima metà del 2025 è stata quella del mercato azionario statunitense, con l’indice S&P 500 in calo di circa il 35%.

Di sicuro, il mercato era pronto per una correzione. L’indice S&P 500 era aumentato di ben sette volte tra gennaio 2009 e le elezioni del 2024, alimentato da una crescita più forte del previsto della produzione e dell’occupazione negli Stati Uniti nel 2021-24. Entro la fine del mandato del presidente Joe Biden, le azioni erano già entrate in territorio di bolla. Sia che fossero valutate in relazione agli utili, ai dividendi, al valore di sostituzione del capitale azionario o al PIL, i prezzi delle azioni avevano raggiunto livelli che ricordavano il 1929 e altri episodi precedenti al crollo.

Ma fu necessario un ago per bucare la bolla. Dopo aver ottenuto la maggioranza al Senato e alla Camera dei rappresentanti, i repubblicani conseguirono la responsabilità di redigere un bilancio federale. Ma erano divisi: mentre concordavano sul fatto che gli Stati Uniti correvano su un percorso fiscale insostenibile, non trovavano un accordo sulla soluzione. Una fazione perorava l’abbassamento delle tasse in chiave di virtù fiscale (screditando il “punto di vista degli esperti” secondo cui ciò avrebbe peggiorato il saldo di bilancio anziché migliorarlo), e l’altra, spronata da Elon Musk, enfatizzava la narrazione che bisognasse ricorrere a tagli della spesa. (Il tanto pubblicizzato Department of Government Efficiency (DOGE) – guidato da Musk e dall’ex candidato repubblicano alla presidenza Vivek Ramaswamy – ebbe uno scarso impatto nel 2025.)

I negoziati sul bilancio si sono trasformati in un fin troppo familiare gioco dei due polli [che corrono nella stessa opposta direzione]. Dato che nessuna delle due parti non recedeva dalla corsa, gli Stati Uniti incocciarono in una collisione infuocata, che produsse un mese di chiusura del governo e il declassamenti del credito da parte di tutte e tre le principali agenzie di rating, che a loro volta fecero crollare i mercati azionari e obbligazionari.

Mentre l’anno volgeva al termine, alcuni osservatori sostenevano che gli Stati Uniti erano caduti in recessione. In ogni caso, l’aumento dell’inflazione – alimentato dai dazi di Trump e dai suoi attacchi all’indipendenza della Federal Reserve statunitense – preannunciava il ritorno della stagflazione in stile anni ’70. Allo stesso tempo, c’era una grande divergenza tra ciò che i sostenitori e gli oppositori di Trump si aspettavano e ciò che ravvisarono nel 2025. Come accadde, la comunità imprenditoriale inaspettatamente prevalse su di lui affinché alzasse i limiti inerenti il numero di visti H-1B (per lavoratori altamente qualificati) ed espandesse altri canali d’immigrazione legale. Per altro, Trump fece marcia indietro sul bando nei confronti di TikTok[1]. Inoltre apportò grandi cambiamenti al suo gabinetto, licenziando il Segretario della Salute e dei Servizi Umani Robert Kennedy, Jr., che richiese normative più severe per le aziende farmaceutiche.

Oltre all’economia, Trump prese altre misure inaspettate. Il suo voltafaccia più sorprendente fu il suo sostegno agli stati che garantiscono il diritto delle donne all’aborto. Egli insistette sul fatto di aver sempre creduto che la questione dovesse essere decisa da ogni singolo stato.

In termini di politica estera, un grande shock è stata la prima incursione armata degli Stati Uniti in Messico da oltre un secolo.

Ancor prima, Trump ritirò il sostegno all’Ucraina, come previsto, arrendendosi di fatto alla Russia e minando così fatalmente la credibilità degli Stati Uniti agli occhi di potenziali avversari, non ultimo, lo stesso presidente russo Vladimir Putin. Le truppe russe si sono spostate in alcune parti della Georgia e sono spuntate minacciosamente lungo il suo confine di 1.500 miglia con la NATO, impegnando le controparti occidentali per tutto l’anno.

Con gli Stati Uniti distratti e con il nuovo fatto precedentemente stabilito, secondo cui non vi è più rispetto per i confini nazionali, il Venezuela ha invaso la Guyana, l’Etiopia ha invaso la Somalia e l’Indonesia ha invaso Timor Est. Non gravato dal Joint Comprehensive Plan of Action del 2015, da cui Trump si è ritirato nel 2018, e indebolito dalla decimazione dei suoi alleati a Gaza, Libano e Siria, il regime iraniano completò lo sviluppo di armi nucleari.

Tuttavia, le azioni navali più allarmanti furono quelle della Cina, sia come reazione alla crisi economica, esacerbata dai dazi di Trump, sia come tentativo di sfruttare l’attuale debolezza americana. Per tutto l’anno, le forze cinesi si mostrarono attive nelle acque attorno a Taiwan e sulle isole appena fortificate che essa rivendica nel Mar Cinese Meridionale. Trump con la sua reputazione da duro ampiamente messa in discussione, sorprese tutti quando rispose a una collisione navale, in cui vennero uccisi diversi marinai statunitensi, inviando una forza navale congiunta USA-Filippine per riprendere le Scarborough Shoal e le Isole Spratly. Seguendo lo schema familiare nella storia moderna, l’amministrazione Trump portò a termine una minaccia d’intervento militare trascurando in anticipo i segnali d’avvertimento sulle conseguenze.

A fine anno, la guardia costiera cinese pareva che avesse installato una “quarantena” intorno Taiwan. Trump inviò tutte le forze navali di cui gli Stati Uniti potessero disporre per rompere il blocco, nel caso in cui fosse necessario. Con l’inizio del 2026, i timori di una guerra calda tra le due superpotenze nucleari davano l’impressione che fossero fin troppo reali. Per tutto il 2025, gli oppositori di Trump si sono consolati pensando a un risvolto positivo: i loro concittadini americani avrebbero finalmente visto le conseguenze di avere eletto un presidente del genere. In poco tempo, la sua influenza sarebbe crollata, sia al Congresso che tra gli elettori, poiché passava più tempo a giocare a golf a Mar-a-Lago.

Non fu così. Come al solito, Trump attribuisce le manchevolezze e i disastri del 2025 a chiunque o a qualsiasi cosa tranne che a se stesso. Allo stesso modo, i suoi sostenitori non vedono gli sviluppi negativi accaduti nel 2025 come una sua colpa. Perché dovrebbero, quando non l’hanno mai fatto prima? È vero, i sostenitori di Trump non sono in grado di trarre le lezioni appropriate dalla storia. Ma nel prevedere che saranno obbligati a farlo, i suoi oppositori ignorano anche la storia.

Jeffrey Frankel, Professor of Capital Formation and Growth at Harvard University, served as a member of President Bill Clinton’s Council of Economic Advisers. He is a research associate at the US National Bureau of Economic Research.

https://www.project-syndicate.org/commentary/economic-and-geopolitical-scenario-for-trump-first-year-by-jeffrey-frankel-2025-01?utm_source=Project+Syndicate+Newsletter&utm_campaign=9838354e09-ECON-NEWSLETTER_2024-03_14_COPY_01&utm_medium=email&utm_term=0_-e4393264df-105818865&mc_cid=9838354e09&mc_eid=a179e7bf35

[1] How Trump could potentially save TikTok | Vox

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

Il Ponte