Dai tempi del primo governo Berlusconi questo è il momento di più alto scontro fra governo e magistratura.
La sinistra però non deve ripetere l’errore di appiattirsi nella difesa a oltranza della Magistratura, difesa a oltranza che fin qui non ha pagato in termini di consenso elettorale e che questa volta potrebbe essere mortale.
Premesso infatti che la Magistratura non è di sinistra, e che l’avversario politico, come insegna la Regione Liguria, si batte politicamente e non giudiziariamente, occorre serenamente considerare che dal 1993, e cioè dalla sciagurata abolizione della immunità parlamentare, la Magistratura ha utilizzato in misura enorme l’istituto dell’apertura delle indagini con avvisi di garanzia spesso strombazzati ai mass media, per controllare, e condizionare, la vita politica del paese, arrogandosi in alcuni casi (nelle riforme della giustizia sempre) il ruolo di legislatore anziché quello giudiziario.
Se poi consideriamo che a fronte di un mare di avvisi di garanzia, in modo roboante ripresi da giornali (con effetti roboanti diversi a seconda dell’orientamento dei giornali stessi) e social, solo una percentuale pari al 3% si è tradotta in sentenze di condanna definitive, ne abbiamo che in realtà non abbiamo avuto dall’abolizione dell’autorizzazione a procedere un vantaggio in termini di repressione della corruzione politica, ma soltanto un modo di fare politica della Magistratura consistente nell’uso dell’avviso di garanzia, delle indagini popolate prima ai mass media che ai difensori, come mezzo per delegittimare il politico e la politica, laddove il processo, che dovrebbe essere il naturale sviluppo delle suddette indagini, diventa un fattore collaterale, un’eventualità la cui verificazione è irrilevante.
A fronte di tutto questo dobbiamo invece constatare che la Magistratura ha ottenuto, dal 1993 ad oggi, di non aumentare il proprio organico pur a fronte di esigenze impellenti di immissione di nuovi Magistrati, sopperite con incarichi onorari che delegano circa la metà dei processi civili, e anche penali a Giudici che nel migliore dei casi sono laureati in legge che non sono riusciti a fare né il Giudice né l’avvocato, e nel peggiore a pensionati delle poste o della Pubblica Amministrazione che tanti anni or sono presero una laurea in legge che non hanno poi più utilizzato (e che percepiscono indennità misere, con pericoli evidenti quanto alla loro incorruttibilità).
Abbiamo continue riforme del processo civile che ne hanno aumentato i costi per disincentivare l’accesso alla Giustizia (da ultimo è passato sotto silenzio che la nuova finanziaria ha ripristinato il deposito di garanzia abolito dalla Corte Costituzionale oltre 50 anni fa, imponendo a chi vuole farsi le proprie ragioni di pagare somme anche vicine ai 2.000 € per potere accedere alla giustizia (oltre ovviamente ai costi di avvocato)
Passa sotto silenzio che, per ovviare all’esigenza di combattere la lentezza dei processi, tanto denaro in multe alla Corte di Giustizia Europea costata allo Stato Italiano, i Magistrati sempre più redigono sentenza non sul merito (decidendo per capirci chi ha ragione o chi torto) ma sulla procedura, respingendo domande perché depositate con un file errato, o perché i capitoli di prova sono dedotti con una parola in più o una in meno, giungendo a dare torto all’attore (colui che propone la domanda, e che molto spesso lo fa perché ha ragione) nel 70% dei casi, e ciò in quanto è più veloce respingere una domanda perché formulata in modo ritenuto con formalismo insopportabile irrituale, che istruirla nel merito sentendo testimoni e licenziando consulenze..
Tutti questi dati si abbattono su chi vota, sul popolo che la sinistra deve recuperare in termini di consensi, e favoriscono Banche e Assicurazioni, che se vogliono farsi giustizia il denaro lo hanno, e che nella stragrande maggioranza dei casi sono quelle che vengono convenute in giudizio perché non pagano, e che hanno sempre più agio alla prepotenza “giuridica” per le difficoltà che si frappongono fra il cittadino e la giustizia, mentre l’attenzione alla politica e ai reati ipotizzati dai politici asseritamente commessi distoglie l’attenzione della Magistratura dai reati comuni, che pure recano più allarme nei cittadini.
Che poi sarebbe difficile spiegare alla gente comune, ma anche ai laureati in legge, perché dovrebbe danneggiare il processo stabilire che chi entra in Magistratura debba decidere se vuole fare nella sua vita la Pubblica accusa piuttosto che il Giudice , e non possa passare dall’una carriera all’altra a proprio piacimento, o perché non si debba sanzionare chi pubblica atti processuali prima della chiusura delle indagini, mettendo alla berlina la vita intima di persone che spesso poi neppure vengono tratte a processo.
Siccome diventa difficile comprendere perché si possa perdere il posto di lavoro se si fanno troppe assenze o se si gioca a fare l’equilibrista in fabbrica, mentre un giudice che va in biciletta nei corridoi del Tribunale non perda il posto perché a giudicarlo sono i suoi colleghi e non il suo datore di lavoro.
In questo momento in cui abbiamo il governo più di destra della storia repubblicana, in cui mille sono i motivi per attaccarlo, politicamente, non è consigliabile concedergli una sponda difendendo a spada tratta i privilegi di chi alla sinistra non ha mai fatto sconti (e anzi, a vedere il processo al Sindaco di Riace o quello di Bibbiano, ha spesso perpetrato ingiustizie), e consentirgli di riprendere fiato come nel caso del processo a Salvini, memori del fatto che Tangentopoli non ha aperto le porte alla sinistra, ma alla destra, che il giustizialismo, la giustizia di popolo, non sono di sinistra, non lo sono mai stati.
Mentre di sinistra è sempre stato il legalitarismo, la giustizia uguale per tutti, anche nel suo accesso e non solo nelle decisioni, e tra Beccaria e Robespierre è sempre stata con Beccaria e non con Robespierre, che reprimere non è di sinistra, che la funzione del carcere è anche quella del recupero del reo, che la “caccia al politico” delegittima le istituzioni e la politica, allontana da essa il popolo e la massa elettorale, ed è forse quello che la Magistratura nella sua classe dirigente vorrebbe.
Avv. Massimo Grattarola