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Condivido quanto ho scritto qualche anno fa in occasione della manifestazione a pedali Bimbimbici & Bicincittà”, un semplice percorso a tappe, nel corso del quale il racconto è stato messo in scena da una compagnia di attori non professionisti.Daniela Pestarino socia fondatrice   FIAB, gliamicidellebici, Alessandria

Partenza: sulle ruote dei ricordi

C’era una volta una bambina con la sua bicicletta d’oro, una “Maino 2000”. Erano inseparabili e sempre in giro per le strade di un piccolo paese di provincia.

Quando la bambina cadeva dalla bici e si sbucciava le ginocchia, bastava po’ di saliva per disinfettare le ferite e farla risalire in sella. Alle volte i suoi amici più grandi la portavano a pedalare lungo percorsi avventurosi, fatti di colline da esplorare e ruscelli da guadare e lei tornava a casa, spesso in ritardo, macchiata di fango e con i vestiti bagnati; così o le prendeva o si “beccava” il castigo: niente giri in bici  per almeno una settimana.

E in quella settimana si faceva raccontare dalla nonna sempre la stessa storia, quella di una città fantastica, dove tutti, ma proprio tutti, andavano in bicicletta….persino il medico per curare i malati e il prete, con la veste lunga, per benedire le case. I carabinieri, anziché andare a cavallo, pedalavano a coppie per la città, mentre  i gelati li vendeva un signore su un carretto a pedali.

E gli innamorati, oh, gli innamorati! Andavano tutti sorridenti a zig-zag , scontrandosi spesso con gli altri ciclisti, perché si guardavano negli occhi e non facevano attenzione alla strada. C’era poi chi suonava il campanello per sorpassare, chi brontolava sui pedali, chi sollevava il cappello per salutare con galanteria le signorine, chi andava in giro senza mani. E tutti erano felici!

Ora, insieme, faremo un viaggio a pedali indietro nel tempo per andare a ritrovare quella fantastica città delle bici: Alessandria, ecco il suo nome. E suppongo che lo avevate già capito. E allora..

…Pista!

Ma in che mese dell’anno siamo? Maggio, mi pare, vero? Proprio così: siamo tornati al maggio del 1891, in sella  ai nostri velocipedi, macchine a due ruote, che ci permettono di viaggiare veloci con la spinta dei piedi, senza cavalli. Sta per iniziare  la prima corsa ciclistica internazionale, che si terrà proprio qui, in questa piazza  dedicata al poeta D’Annunzio. Ma come si fa a fare una gara con “biciclisti” da tutto il mondo  in una piazza? Chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare … Ecco che i  bordi si incurvano e l’asfalto lascia il posto alla rossa terra battuta. Adesso la stele dedicata al Mutilato si sta pian piano dissolvendo e al suo  posto compare una specie di ingresso, che reca una scritta: C.V.A.(Circolo Velocipedistico Alessandrino).Venite! Dai! Entriamo nel velodromo, per sfrecciare dentro questa casa delle biciclette, lungo la pista ad anello. Prendiamo la rincorsa nei brevi rettilinei  e poi lanciamoci sparati in curva e proviamo a salire anche sulle sopraelevate. La pista a cielo aperto è stata costruita nel 1890 e ancora oggi, nonostante non ci sia più, ha lasciato il nome a questo quartiere di Alessandria. Proprio nel quartiere della Pista, un poco più avanti, funzionava la fabbrica del signor Giovanni, che costruiva  le bici Maino. E una Maino grigia sarà la prima bicicletta da corsa di Fausto Coppi.

Adesso è il momento di riaprire gli occhi e riprendere la gara..ops, scusate, la pedalata. Tutti in sella!

Stadium Marengo

Facciamo una sosta per attendere l’uscita delle operaie della Borsalino in via Cavour. Ed ecco le “Borsaline” sfrecciarci accanto, leggiadre, emancipate ed indipendenti; ci avvolgono in una nuvola popolata di bici, cappelli, essenze profumate e sorrisi. Le salutiamo con lo sguardo e poi attraversiamo la città, per arrivare nella zona della ex-piscina coperta.

Lasciamo quindi la parola ad un’altra signora, che non solo ha sapientemente usato la bicicletta ma che le ha dedicato la sua intera vita:

“Non sono di Alessandria ma venivo a correre in bici qui, dove ora c’è la piscina, insieme al mio amico Costante Girardengo, per far le gare in un piccolo velodromo, lo Stadium Marengo, realizzato, subito dopo la guerra del ’15, da tre alessandrini, che avevano nostalgia della Pista. Non per dire ma anche Costante pedalava su una Maino grigia e non bisogna dimenticare che poco distante da qui c’era un’altra fabbrica di biciclette molto importante: la Cicli Quattrocchio, famosa persino in Argentina! Quindi la bici, ad Alessandria, non solo faceva divertire ma creava posti di lavoro…

Mi devo scusare con voi: non mi sono presentata!  Mi chiamo Alfonsina Strada, detta “il diavolo in gonnella” e ho cominciato a pedalare all’età di dieci anni, sfidando i ciclisti maschi agli inizi del Novecento, quando donna voleva dire solo due parole: moglie e  madre.  Ai miei tempi le strade non erano asfaltate, le bici pesavano almeno venti chili e il cambio di velocità non esisteva. Pedalare era una fatica immane, ma non per me! Nel 1924 ho partecipato persino al giro d’Italia. Sono arrivata ultima, ma sono rimasta l’unica donna ad avervi preso parte.”

E adesso: riprendiamo il percorso!

Via Rattazzi

  Ci troviamo davanti ad una delle sedi dell’Unione velocipedistica italiana che poi diventerà la Federazione Italiana Ciclismo. Qui si sono decise le sorti del ciclismo nazionale, si sono organizzate gare quali la Coppa del Re e la Milano-Sanremo, si sono regolamentate corse e squalificati i corridori più agitati, come…

“Oh, Boia Faus! Ma che agitato e agitato? Ero un campione, anzi: il campione! Io, Giovanni Gerbi da Asti. “A chi l’è cul là? Al Diau??? “aveva esclamato il Parroco mentre pedalavo come un forsennato nel bel mezzo di una  processione, sfiorando i chierichetti, le madame col Rosario e facendo quasi cadere la portantina con la Madonna. Da allora fui detto il Diavolo Rosso. Ho vinto la Coppa del Re, la Milano-Alessandria, la Corsa Nazionale, la Milano-Firenze, la Roma-Napoli-Roma, la Coppa Savona, il Giro delle Antiche Province, il giro di Lombardia del 1905. Nel giro di Lombardia del 1907 avevo quaranta minuti di vantaggio sugli avversari ma poi… poi quelli dell’UVI di Alessandria mi han dato la squalifica. Maledetti! Cosa c’entravo io se i miei tifosi a un passaggio a livello avevano tirato giù di bicicletta il mio rivale, il ciclista francese che mi stava alle calcagna, e l’avevano trattenuto un poco per offrirgli un tamarindo?”

Ci avviciniamo alla fine del percorso e pedaliamo verso l’ultima tappa…

… I giardini pubblici della Stazione

Immaginiamo qui una folla di “biciclisti” con in testa le pagliette a tesa larga per proteggere i volti dal sole: volti di uomini con la giacca corta e la cravatta a farfalla, visi di donne, con indosso scandalosi pantaloni alla zuava al posto delle rassicuranti gonne. E tanti, tanti bambini. Seguiamoli! E vediamo dove si dirigono. Eccoli, sono tutti davanti ad una piccola costruzione in legno, che reca l’insegna del CVA. Si tratta della prima sede del Circolo Velocipedistico Alessandrino, che nel 1890 organizza favolose gite in campagna e ai laghi, anche di due o tre giorni. Sono tutti pronti  per partire con le loro bici, tandem e tricicli.

Salutiamoli e lasciamoli pedalare tranquilli. Noi ormai dobbiamo ritornare al XXI secolo!

A proposito, sapete chi per anni ha avuto la sede in questi giardini, proprio vicino alla statua equestre, nei locali dell’ex-Acquedotto? La FIAB, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, ovvero la “nipote” del CVA.

Oggi purtroppo quei locali non ospitano più la FIAB, che però continua ad esistere e cerca, instancabilmente e in una sorta di “ritorno al futuro”, di promuovere la bici  ad Alessandria come mezzo di trasporto ecologico, economico, efficiente e anche elegante.

Daniela Pestarino

Il Ponte