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Cazzulo 04

Roberta Cazzulo

Razzismo (Raz-zì-smo) sostantivo maschile:

– Ideologia che, fondata su un’arbitraria distinzione dell’uomo in razze, giustifica la supremazia di un’etnia sulle altre e intende realizzarla attraverso politiche discriminatorie e persecutorie;

– estensione: Ogni atteggiamento o manifestazione di intolleranza.

Antisemitismo (An·ti·se·mi·tì·mo) sostantivo maschile:

– Avversione nei confronti dell’ebraismo, maturatasi in forme di persecuzione o addirittura di mania collettiva di sterminio da una base essenzialmente propagandistica, dovuta a degenerazione di pseudoconcetti storico -religiosi o a ricerca di un capro espiatorio da parte di classi politiche impotenti.

“Io razzista? No, ma…”

Ancora cori razzisti contro un giocatore per il colore della sua pelle, questa volta dagli ultrà del Verona.

Mario Balotelli reagisce, si inalbera e calcia la palla nelle tribune interrompendo momentaneamente la partita, si riapre il dibattito sulle tifoserie razziste.

In questi anni, Mario, abbiamo imparato a conoscerlo, nel bene e nel male: ma oggi non è tempo di valutazioni calcistiche, mettiamo da parte il suo talento, il tifo, le opinioni da bar e l’antipatia per certi suoi ripetuti e irrispettosi comportamenti.

Udire levarsi dalle curve il verso della scimmia è sgradevole, il razzismo ridotto a “sfottò”, ad una “divertente ragazzata”, anche se tra i “ragazzi” sono in molti quelli che superano la quarantina….

Da Verona, però, prevale una linea “negazionista”…. ma le registrazioni audio non lasciano molti dubbi….

Fanno orrore le minacce ricevute via web da Liliana Segre a Milano, deportata nel campo di concentramento di Auschwitz quando aveva 14 anni, una donna che ha percorso il male del mondo: la discriminazione, la dittatura, la deportazione e i massacri.

Mario Balotelli (29 anni) e Liliana Segre (89 anni). Esistenze così differenti.

Eppure dal punto di vista degli haters si assomigliano.

Mario Balotelli e Liliana Segre non sono paragonabili. Ognuno porta con sé la propria storia. Ma l’odio riversato su di loro riflette come e dove si ferma il nostro paese e arretra tra cori razzisti e minacce di morte diffuse online (ogni giorno Liliana Segre riceve 200 insulti) ma non solo….

E c’è qualcos’altro che li accomuna: in molti pensano che quello che stanno vivendo quotidianamente Mario e Liliana non esiste.

Non esistono l’antisemitismo e l’odio. Non esiste il razzismo, tanto che Balotelli si sarebbe inventato gli “uh uh uh” razzisti per vincere la partita, enfatizzando i comportamenti di una minoranza talmente piccola da essere irrilevante.

Chiediamoci, allora, se in Italia esiste o meno il razzismo e l’antisemitismo. Mentre ci interroghiamo non ci rendiamo conto che quel fenomeno marginale, controllabile è una realtà, un pericolo.

Mario Balotelli e Liliana Segre ci mostrano l’esistenza di un’Italia che ci guarda e ci dice qualcosa di noi, non si ferma al web… C’è una riaffermazione e un recupero dell’identità che porta a un’ostilità feroce, che fa paura.

“Io razzista? No, ma…”

“Non sono razzista, ma…” oppure “Non sono intollerante, però…” o ancora “Io rispetto tutti, anche se…”. Chi, quotidianamente, non legge o non ascolta queste espressioni?

Lo scriveva Primo Levi, “Quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?”

Si sa, i luoghi comuni sono duri da abbattere, fanno  parte della nostra cultura, uno “spazio comodo” dove adagiarsi, quando non conosciamo altri spazi…

La conoscenza e la capacità di rendersi autonomi nel pensiero rappresentano gli strumenti fondamentali all’agire in maniera critica e scevra da pregiudizi.

Come si può contrastare allora questa tendenza? Ora più che mai sono indispensabili le campagne di educazione civica alla cittadinanza, a livello scolastico e non, per promuovere atteggiamenti di apertura e rispetto senza discriminazioni. Ancora una volta sono la cultura, la consapevolezza che possono aiutarci a riflettere.

Che cosa possiamo fare, dunque, concretamente? Dialogare e saper ascoltare. Non concentrandoci solo sulle “conversazioni” che avvengono sulle piattaforme social, ma soprattutto su quelle reali…

Imparare a dialogare ascoltandoci, evitando di alzare l’asticella della provocazione, partendo dai propri amici e dalla propria cerchia di conoscenze. Partendo da se stessi, se necessario. Ogni persona vive e interpreta la discriminazione in base alla propria esperienza, in ognuno di noi albergano stereotipi e pregiudizi… Saperci guardare dentro per poter vedere meglio fuori. Questa, forse, è l’unica strada da percorrere….in salita….

Il senso critico, da trasmettere di generazione in generazione, è l’unico strumento che ci può salvare da questi pericoli, lo si costruisce leggendo, studiando, sapendo, ricordando e diffondendo.

“Se ti sedessi su una nuvola non vedresti la linea di confine tra una nazione e l’altra, né la linea di divisione tra una fattoria e l’altra. Peccato che tu non possa sedere su una nuvola”.

Khalil Gibran

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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