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Castaldo Marco

Marco Castaldo

Pochi giorni fa i nuovi ministri del governo cosiddetto “giallorosso” hanno giurato e firmato di fronte a Mattarella, Presidente della Repubblica e a Giuseppe Conte, Presidente del Consiglio. La nuova compagine governativa deve affrontare, già da subito, molte problematiche serie ed urgenti. Tra queste la sostanziale modifica dei decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini, ex Ministro degli Interni. Ci si augura, quindi, come peraltro già dichiarato da più parti, che ci sia l’immediata intenzione di affrontare il problema dell’immigrazione nella constatazione che questo fenomeno non può più essere considerato un’emergenza, bensì una questione strutturale e, come tale, deve essere analizzato, cercando soluzioni con una visione di ampio respiro collaborativo con la Comunità europea che deve farsi carico, insieme a tutti i Paesi che la compongono, degli aspetti critici, ma anche dei risvolti positivi che ne deriverebbero da una gestione coordinata, pragmatica ed efficiente nel tempo.

L’attuale situazione è stata determinata da molteplici fattori di cui i paesi occidentali sono, per la maggior parte, responsabili e che, in qualche modo, avrebbero dovuto valutarne le conseguenze, ma purtroppo, come è ben noto, le politiche espansionistiche hanno sempre ignorato i problemi depredando selvaggiamente terre e popoli in nome di uno scellerato liberismo pur di far profitto. Si è scientemente scelto di razziare ogni materia prima disponibile; nel passato: petrolio, gas naturali, oro, argento, rame, diamanti…; nel presente: il coltan, preziosissimo materiale indispensabile per la produzione degli strumenti tecnologici di cui noi tutti siamo utilizzatori e schiavi. Quando questi prodotti non ci venivano consegnati volontariamente, l’Occidente civile e democratico ha scatenato guerre fratricide e instaurato regimi politici pericolosi, violenti e dittatoriali, ma utili e proni al potere dei governi occidentali e delle multinazionali che, non solo fanno profitti multimilionari, ma devastano i territori, disboscano foreste, inquinano mari, fiumi e laghi. A questo si aggiunge il problema dello sconvolgimento climatico che provoca la desertificazione di interi territori dell’emisfero sud, anche questo causato dalla cieca avidità dell’uomo moderno. Abbiamo anche sconvolto le dinamiche socio-culturali di interi popoli imponendo loro modelli di vita e di consumo occidentali che hanno soppiantato tradizioni, riti e culture che avevano anche un ruolo di regolazione economica e sociale.

A fronte di tutto ciò, era impensabile non immaginare che le migrazioni dovessero essere l’inevitabile conseguenza, ma, ancora una volta si è preferito affrontare demagogicamente con soluzioni provvisorie ed inefficaci la problematica. Tutti i governi precedenti non hanno mai voluto lavorare sinergicamente per trovare, come si dovrebbe, un progetto strategico europeo che coinvolga tutti i Paesi del vecchio continente e che preveda un programma a lungo termine perché, che lo si voglia oppure no, il fenomeno delle migrazioni sarà uno dei principali problemi del nostro tempo e ci interesserà tutti almeno per i prossimi trent’anni.

È indispensabile, pertanto, prevedere una politica di coordinamento europeo che modifichi l’attuale accordo di Dublino e che consideri prioritaria la soluzione della ridistribuzione dei migranti in tutti i paesi europei e l’organizzazione di una inter-forza europea che gestisca direttamente i centri di accoglienza nei Paesi direttamente affacciati al Mediterraneo e meta privilegiata dei migranti. Attualmente, il sopra citato accordo di Dublino, prevede che sia lo Stato in cui i migranti arrivano che debba prendersi carico di essi per l’accoglienza e i conseguenti obblighi legislativi in tema di verifica dei requisiti relativi al diritto di asilo ed, eventualmente, il rimpatrio in caso di illegittimità. A fronte di questa incombenza la Comunità europea fornisce contributi economici al fine di supportare l’organizzazione e la gestione dell’accoglienza. Sono i famosi € 35 per ogni migrante che la narrazione populista delle destre di Salvini e della Meloni hanno sempre cavalcato con grande enfasi, travisando volutamente la realtà dei fatti. I € 35 per migrante è la somma che viene riconosciuta alla struttura organizzativa che gestisce l’accoglienza per i servizi di vitto, alloggio, assistenza medica e quant’altro necessario; di questi € 35, circa 3 vengono dati direttamente ad ogni migrante per le spese “spicciole”. La propaganda demagogica ha sempre puntato il dito sulla falsa informazione dei 35 euro a disposizione di ogni straniero e per fomentare ulteriormente gli animi e i peggiori istinti razzisti veniva raccontata la leggenda metropolitana dei vestiti firmati, degli occhiali da sole, dei telefoni cellulari di ultimo modello di cui possono disporre i pericolosi invasori stranieri mentre gli autoctoni italiani vivono in condizioni di miseria. La spesa che l’Italia sostiene per l’accoglienza dei migranti, nell’anno 2018, è stata di circa 5 miliardi, ma questa somma viene utilizzata anche per il salvataggio in mare, l’assistenza medica e l’istruzione degli stranieri. La Comunità europea contribuisce con finanziamenti per circa 80 milioni di euro, il che sembrerebbe cifra di poco conto rispetto al totale sostenuto dal nostro Paese, ma occorre dire che l’Italia beneficia anche della possibilità di non conteggiare le spese per i migranti nel computo del debito e del disavanzo pubblico, perché l’Unione Europea le riconosce come straordinarie.

È indispensabile attuare e mantenere una seria politica di accordi internazionali con gli Stati africani dai quali provengono i maggiori flussi migratori verso l’Europa. Questa politica è Iniziata con l’arrivo al Ministero degli Interni di Marco Minniti ed ha avuto un certo successo, diminuendo il numero degli sbarchi sulle nostre coste, nonché in Grecia e Malta. L’allora Ministro degli Interni instaurò accordi politico-economici con la Libia rappresentata dall’unico governo riconosciuto internazionalmente e cioè quello di Tripoli e presieduto da Al Sarraj. L’accordo prevedeva che l’Italia dovesse farsi carico della formazione, dell’assistenza tecnica e della logistica in Libia della guardia costiera e della guardia di frontiera libica al fine di impedire la partenza dei gommoni carichi di migranti. Non solo, l’Italia ha dovuto fornire motovedette, gommoni, barche e attrezzature e materiali di vario genere per un ammontare totale di 800 milioni di euro oltre l’impegno a versare 5 miliardi di dollari in aiuti. In realtà questi accordi si sono rivelati ben presto inefficaci, ma soprattutto, a seguito di alcune inchieste giornalistiche e televisive, si è portato a conoscenza di tutta l’opinione pubblica mondiale del fatto che nei centri di detenzione e permanenza dei migranti in Libia vengono perpetrate torture, violenze, stupri ed uccisioni e che le persone vengono vendute come schiavi tra le varie fazioni e gruppi militarizzati che svolgono ogni genere di attività illegale. Spesso le motovedette della guardia costiera libica sono esse stesse trafficanti di uomini, donne e bambini che vengono stipati in gommoni approssimativi e che vengono accompagnati immediatamente fuori dalle acque territoriali libiche ed abbandonate al loro destino. Nonostante queste evidenze gli accordi con la Libia sono ancora oggi in corso nonostante l’indignazione della Comunità europea e di quella internazionale.

L’ostinata e persistente politica di contrasto alle ONG operanti il salvataggio in mare da parte dell’ormai ex Ministro degli Interni, Matteo Salvini, ha di fatto condannato molti migranti a morte sicura nel Mediterraneo trasformando questo mare in un vero e proprio cimitero. Nella becera e disumana battaglia contro queste ONG risiede tutta la demagogia e il populismo della destra razzista e xenofoba che, attraverso l’utilizzo di linguaggi e metodi di comunicazione vicini alla gente comune fomenta l’odio nei confronti di ogni tipo di diversità, non solo quella legata al colore della pelle o alla provenienza, bensì anche nei confronti della povertà. L’ipocrisia è evidente quando si considera che ogni giorno avvengono sbarchi sulle coste italiane da parte di piccole imbarcazioni con a bordo migranti che raggiungono l’Italia nell’assoluto silenzio ed inconsapevolezza dei media e, spesso, anche delle forze di polizia.

L’encomiabile lavoro svolto da parte delle ONG, italiane e straniere, è indiscutibile ed insostituibile, ma occorre constatare con altrettanta onestà intellettuale che, queste stesse ONG, hanno chiaramente voluto stigmatizzare la disumanità e, talvolta, l’illegittimità della politica italiana degli ultimi 14 mesi di governo giallo-verde nei confronti dei migranti. Se tali politiche verranno modificate dalle attuali nuove alte cariche del Viminale, credo che anche le ONG operanti nel Mediterraneo potranno instaurare un rapporto collaborativo sicuramente più efficace e regolamentato con il governo italiano.

La propaganda salviniana dell’invasione straniera in Italia in realtà è stata creata ad arte e studiata a tavolino, sia in termini finanziari che umanitari. I provvedimenti di Matteo Salvini che hanno decretato lo stop alla protezione umanitaria e il giro di vite sui ricorsi, in un anno, ha prodotto l’uscita dal sistema italiano dell’accoglienza di 56mila persone. Sono finiti nelle strade, nei dormitori pubblici, in soluzioni di fortuna, reclutati dal malaffare e vittime del caporalato, anche quello 2.0, come nel caso del food delivery. Il famigerato taglio a 18 euro della diaria giornaliera per migrante ha causato l’addio alle gare bandite dalle Prefetture di molte realtà del Terzo settore fino a ieri in prima linea e, per evitare ulteriore confusione, sono le stesse Prefetture a chiedere al mondo cooperativo (con cui fino all’altro ieri collaboravano senza problemi) di rinegoziare gli accordi per venire incontro alle esigenze di gestione dei migranti.

È evidente che per contrastare il forte flusso migratorio siano indispensabili ottimi rapporti diplomatici con tutti i Paesi del sud del mondo e soprattutto con quei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e che sono così vicini geograficamente all’Italia. L’autorevolezza e la serietà dei rappresentanti politici del nuovo governo dovranno dimostrare fermezza nel contrastare e nell’impedire gli orrori e le crudeltà commesse in alcune realtà come quelle della Libia e dovranno, allo stesso tempo, proporre soluzioni alternative agli sbarchi incondizionati attraverso, ad esempio, l’apertura di canali umanitari legali e sicuri di immigrazione legati alle necessità economiche di ogni Paese e la gestione dell’accoglienza primaria e secondaria (aspetti legali, casa, istruzione, lavoro, servizi sociali) affidata a strutture organizzative pubbliche e con coordinamento europeo. Ma, soprattutto, occorrerà essere presenti in Europa per poter cambiare le cose dimostrando autorevolezza e non autoritarismo. Sappiamo perfettamente quanti e quali profitti, anche illegali, e sulla pelle dei più deboli, sono stati perpetrati da organizzazioni private, cooperative e altro che hanno instaurato legami con la criminalità organizzata e l’ambiente mafioso.

Spesso dimentichiamo, o più gravemente la propaganda lo omette coscientemente, che gli stranieri regolari in Italia (circa il 7% della popolazione totale) contribuiscono notevolmente alla creazione del Pil nazionale attraverso le molteplici attività imprenditoriali, il lavoro dipendente nelle aziende e nelle amministrazioni, l’assistenza privata alle persone (anziani, disabili, bambini) e nell’ambito della gestione familiare di molte case italiane. Contribuiscono al mantenimento del sistema pensionistico italiano senza, molto spesso, usufruire dei contributi pagati per la mancanza di accordi bilaterali con i Paesi di provenienza oppure perché decidono di tornare alle loro case. Ringiovaniscono la popolazione italiana che di per sé non è più incline alla procreazione di giovani leve. I bambini nati da genitori stranieri frequentano i nostri asili, le scuole di ogni ordine e grado e anche le università, malgrado ciò, si vedono negati il diritto di essere considerati italiani fino all’età di 18 anni quando, anche allora, dovranno dimostrare di essere buoni cittadini e di potersi meritare la cittadinanza italiana. Anche questo è un diritto negato e chi lo nega è proprio lo Stato che dovrebbe, invece, essere promulgatore e garante di tutti i diritti civili.

Il compito più gravoso dell’attuale nuovo governo sarà però, a mio avviso, anche quello di farci tornare ad una indispensabile correttezza e responsabilità nei rapporti istituzionali nazionali ed internazionali, nell’utilizzo di un linguaggio e di una comunicazione consapevole ed autorevole, garanzia di affidabilità e spessore morale e professionale perché la sensazione comune è che molte componenti della società civile e del popolo del nostro paese siano state letteralmente “avvelenate” da una farneticante, continua e violenta campagna disinformativa che ha diffuso paure e insicurezza, odio e rancore sociale e che ha oggettivamente cambiato le menti, le anime e le nostre identità. Questa necessità di ritrovare una “consapevole normalità” è responsabilità di tutti, non solo della classe politica, e rappresenta un dovere civile e di dignità umana che deve essere l’orgoglio di ogni grande Paese democratico e rispettoso dei diritti civili.

Luciana Lamorgese neo ministro dell’Interno del Governo Conte bis afferma che: «L’immigrazione non comporta di per sé un rischio, la mancata integrazione invece sì. […] Il processo di integrazione è necessario per evitare fenomeni di radicalizzazioni. Se ognuno fa la sua parte, non si hanno problemi».

Per me, questo, è un buon inizio.

Marco Castaldo

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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