“Costruire ponti” metaforicamente significa generare quegli approdi che permettano di creare sintesi tra diverse angolature di pensiero. D’ora in poi, a seguito della risonante vittoria di Nicola Zingaretti, sarà più possibile farlo mediante un continuo raffronto verso quella sinistra democratica frammentata e dispersa che, nonostante la sua posizione minoritaria, non fece mai mancare le sue puntuali critiche nei confronti di un recente PD a trazione liberal-democratica.
Partiamo dall’imperativo categorico, ovverosia che sia presuntuoso da parte di chi scrive definire i confini di una socialdemocrazia post-moderna. Forse, in passato sarebbe stato più facile, in quanto la dicotomia all’interno della composita casa della sinistra si stagliava in modo molto più marcato, connotandosi tra coloro che ritennero legittime e concorrenziali le diverse sfumature politiche, vissute entro un perimetro partitico, in opposizione ai partigiani di un determinato “costruttivismo ideologico”.
Oggi, non è più così, poiché la storia fece il suo corso. La complessità degli scenari in cui versano le attuali società occidentali, nonché le difformi esperienze d’orientamento politico incarnate dai governi socialdemocratici o presunti tali, succedutesi dall’ultima cesura bellica, c’induce a dover riassettare la nostra eredità valoriale novecentesca per renderla spendibile in un contesto attuale profondamente diverso rispetto a ieri. Lo si può fare a condizione che si avvii un serio confronto e un’aperta discussione con tutte le molteplici sensibilità che si pregiano di considerare il socialismo e la democrazia come il motore nel progresso umano.
E’ assai probabile che ci debba attendere nell’immediato futuro una ridefinizione delle linee politiche e programmatiche all’interno dello spezzato quadro della sinistra italiana, se non addirittura una ricomposizione degli stessi schieramenti di rappresentanza partitica. Se ciò accadrà prepariamoci sin da subito a discuterne, poiché è noto che qualsiasi improvvisata soluzione verticistica sarebbe la meno auspicabile. I riposizionamenti funzionano quando si dimostra saldo e allineato il rapporto che collega la classe dirigente di un partito con l’ampia base dei militanti, compresi coloro che avvertono un generale senso d’appartenenza e d’orientamento ideale per la propria causa politica.
Ed è proprio in virtù di quanto precedentemente esposto che abbiamo deciso di compiere un passo importante. Il blog Democratici Riformisti nel corso di questi nove anni trascorsi ha sempre cercato di offrire, nei limiti dei suoi autori, contenuti per ampie discussioni. Ciò che premeva da parte di chi scrive era quello di divulgare, rendere noti spunti concettuali alimentanti le linee di pensiero e di azione principalmente presenti nel vasto campo del progressivismo anglosassone, che in questa fase storica ci appare molto più avanti nell’elaborazione teorica rispetto al rimanente spazio occidentale. Allo stesso modo, e con uguale dedizione, ci siamo impegnati a trattare i fatti collegati al nostro territorio. Non sappiamo se siamo riusciti in questa operazione di “glocal”. Sennonché, ciò di cui siamo certi sono gli oltre 1860 post prodotti e le numerose visualizzazioni e condivisioni operate dai nostri lettori.
Ampliare il raggio d’azione, accettare scritti eterodossi su di una piattaforma digitale nuova significa, non solo offrire spazio a una vulgata critica nei confronti di una proposta politica maggioritaria, seppur recentemente ridotta nella sua capacità offensiva, bensì anche costruire con pazienza legami che servano per collaudare azioni di lotta politica condivise, necessarie per affrontare la corrente deriva di consenso elettorale che sta premiando una destra oscurantista del tutto aliena ai nostri valori ideali.
Giorgio Abonante, Franco Gavio, Giorgio Laguzzi