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Beccaria LucaAgli inizi della seconda metà dell’Ottocento, sulla spinta dello spirito cooperativista che andava diffondendosi in tutta Europa, sorse il Credito Cooperativo, che ebbe i suoi maggiori pionieri in Germania nelle persone di Herman Schulze-Delitzsch e Friedrich Wilhelm Raiffeisen. Il primo responsabile della nascita delle banche popolari, pensate per le realtà imprenditoriali delle città e le seconde, responsabile della nascita delle casse rurali, la versione per le realtà della provincia e di quelle che oggi chiameremmo “aree interne”.

In Italia arrivarono grazie all’azione di promozione di Leone Wollemborg che il 20 giugno 1883 costituì a Loreggia, nel Padovano, la prima Cassa Rurale di Prestiti italiana, insieme con alcuni soci coraggiosi.

Nell’arco di pochi anni, specialmente dopo la spinta operata dalla Rerum Novarum del 1891, il movimento cooperativo passò rapidamente la mano dal mondo liberale, di cui Wollemborg era il rappresentante più significativo, per essere rapidamente superato dall’associazionismo cattolico.

Molti anni sono passati da allora, però c’è oggi un’esperienza italiana che più di tutti presenta non poche somiglianze con quel percorso: stiamo parlando di Banca Popolare Etica! Questa esperienza, nata nel 1999, al termine di un percorso avviato in precedenza attraverso una cooperativa che doveva veicolare la raccolta dei capitali necessari per la sua nascita, ha visto come numi tutelari ARCI e ACLI, per la serie dei corsi e ricorsi storici…

Quest’anno Banca Etica ha celebrato il suo ventesimo anno di età, un momento per fare diverse riflessioni sull’impatto che ha avuto, all’evoluzione del Terzo Settore e su cosa c’è ancora da fare! Ne parliamo con Anna Fasano, neo Presidente della Banca da pochi mesi.

Con l’elezione di Anna Fasano, Banca Etica festeggia la sua prima presidente donna. Anna Fasano ha 44 anni ed è friulana: componente del CdA di Banca Etica dal 2010; dal 2016 ricopre il ruolo di Vicepresidente. Laureata in Economia Bancaria, appassionata di Finanza Etica, economia sociale e organizzazioni del Terzo Settore è esperta di housing sociale.

LB: Cos’è, nella Sua esperienza, la finanza etica? In cosa Banca Etica (BE) è unica?

AF: La finanza etica è una forma di consumo critico e responsabile, è uno strumento per “votare con il portafoglio”. Negli ultimi decenni i meccanismi e i player della grande finanza globale hanno acquisito sempre più potere: a tratti condizionano e sovrastano le istituzioni politiche e la stessa economia reale. La finanza etica usa tutti gli strumenti della finanza – credito, risparmio, investimenti, microcredito, crowdfunding, polizze, ecc. – per veicolare liquidità verso lo sviluppo di iniziative economiche con impatto sociale e ambientale positivo: creazione di posti lavoro per persone fragili; attività culturali; tutela del territorio; energie rinnovabili; innovazione sociale; turismo responsabile; agricoltura biologica: housing sociale, etc.

Banca Etica è stata la prima banca etica nata in Italia e tra le prime in Europa. Accogliamo positivamente il fatto che da qualche tempo molte altre banche dichiarano una particolare attenzione all’ambiente e – in minor misura – agli impatti sociali. Il dato di fatto è che, attualmente, siamo ancora l’unico istituto di credito interamente dedicato alla finanza etica, l’unico che pubblica sul proprio sito web tutti i finanziamenti erogati a favore di persone giuridiche, così che i nostri risparmiatori possono sapere esattamente come utilizziamo il loro denaro.

LB: Cosa spinge, normalmente, un giovane under 30 a diventare socio di Banca Etica? E che cosa la banca si aspetta da quelli di questa fascia di età?

AF: Banca Etica è nata 20 anni fa da un movimento dal basso che ha coinvolto un ampio numero di organizzazioni della società civile e tanti giovani… che nel frattempo sono cresciuti: per noi è ora importante aprirci a una nuova generazione di fan della finanza etica. Per incontrare gli under 35 e ascoltare il loro punto di vista nei mesi scorsi abbiamo organizzato una serie di gare di idee in diverse città italiane: un’esperienza che ci ha confermato la grande vitalità e l’attenzione dei giovani alle tematiche economiche, politiche e di sostenibilità. Molti studi, anche internazionali, hanno certificato che i cosiddetti millennials quando vanno in banca vogliono scegliere prodotto di risparmio e di investimento attenti alla sostenibilità e agli impatti sociali.

Il nostro compito è quello di bilanciare questa nuova consapevolezza diffusa con l’aspettativa – tipica di quest’epoca – della possibilità di utilizzare strumenti digitali, immediati e poco costosi… che non sempre garantiscono il giusto presidio degli aspetti relativi alla responsabilità sociale d’impresa. Con i giovani vogliamo approfondire anche i temi legati ai cambiamenti in atto nel mercato del lavoro che è sempre più automatizzato e più precario, ma che – con il supporto dei giusti strumenti finanziari – può offrire anche molte opportunità. I settori che BE finanzia, sono tipicamente settori non industriali, nei quali il ruolo delle risorse umane è, e sarà sempre, centrale: basti pensare a tutto il comparto dei servizi di assistenza alle persone e di accoglienza; alle attività culturali; alla rigenerazione urbana; all’economia circolare, alle start-up e alla possibilità di avviare micro-imprese.

Se volessi riassumerla in poche parole: dobbiamo incontrare i giovani e renderli protagonisti delle loro scelte e delle scelte che le comunità fanno per loro e con loro.

LB: I soci sono strutturati in Gruppi di Iniziativa Territoriale (GIT): ha in mente qualche progetto per implementarli?

AF: Abbiamo appena concluso un percorso sulla partecipazione che è culminato nella redazione di un Piano che prevede delle azioni sperimentali, ideate, valutate e votate dai soci per aumentare la conoscenza dei GIT che rappresentano la porta d’accesso alla partecipazione attiva alla vita della Banca. Queste sperimentazioni dovrebbero favorire la conoscenza, appunto, dei GIT e delle loro attività e accrescere così la partecipazione attiva dei soci, disposti a impegnarsi anche con entusiasmo su iniziative territoriali specifiche.

LB: Banca Etica ha compiuto 20 anni a l’8 marzo scorso, quali sono le risposte migliori che ha saputo dare in questi anni?

AF: Banca Etica è ancora oggi l’unico istituto di credito italiano interamente dedito alla finanza etica: questo significa che – oltre a indirizzare il credito esclusivamente verso progetti a impatto sociale e ambientale positivo – presta grande attenzione alla trasparenza verso i clienti, che possono sempre verificare sul sito della banca quali realtà vengono finanziate con i loro risparmi; si è dota di regole chiare per la governance prevedendo limiti di mandati per i componenti del CdA e tetti agli stipendi dei manager (niente maxi-bonus: lo stipendio più alto non può superare di più di 6 volte lo stipendio inferiore). Un modo di fare banca che si è dimostrato resiliente anche negli anni più duri della crisi finanziaria innescata dal 2008: anche mentre le altre banche fronteggiavano crisi, scandali e credit crunch, Banca Etica è riuscita a crescere a tassi medi del 10% annuo per quanto riguarda raccolta e impieghi; a mantenere le sofferenze a livelli inferiori rispetto alla media del sistema bancario e ha sempre chiuso i bilanci in utile senza mai gravare sulle casse dello Stato.

LB: Uno sportello bancario su quattro, negli ultimi dieci anni, ha chiuso i battenti, costringendo sempre più persone a rivolgersi ai servizi online: cosa può fare BE per i territori lasciati indietro, senza una filiale per chilometri e con solo un ufficio postale (magari a giorni alterni)?

AF: La richiesta di servizi di finanza etica sta crescendo in tutta Italia e Banca Etica risponde con un piano per raggiungere un numero sempre maggiore di persone, imprese e organizzazioni che desiderano scegliere l’uso responsabile del denaro grazie alla relazione con i nostri professionisti e ai servizi digitali.

Dal 2017 siamo impegnati in un processo di rinnovamento continuo della nostra infrastruttura informatica. Già oggi i nostri clienti possono compiere molte operazioni a distanza con Banca Etica: acquistare prodotti e servizi sul negozio online dell’internet banking e avere la finanza etica a portata di smartphone con la nuova app. è un percorso che continua a evolvere e che porterà ulteriori novità positive anche nei prossimi mesi.

Il potenziamento dei servizi digitali va di pari passo con il nuovo assetto della nostra presenza territoriale. Stiamo consolidando la rete di sportelli e introducendo nuove tipologie di presidio: le filiali leggere e i consulenti di finanza etica.

LB: Molte delle cd. aree interne, che  sono state la culla delle casse rurali e della solidarietà che ha portato, poi, allo sviluppo del movimento cooperativo, si contraddistinguono oggi per l’aggettivo “piccolo”: piccoli Comuni, piccole Associazioni (meno di 50 iscritti) e piccole parrocchie, cui spessissimo fanno da contraltare un grande territorio, patrimonio architettonico-culturale e di comunità da gestire; quale strategia intende elaborare BE, visto che la chiusura di diverse filiali ha dimostrato anche una scarsa considerazione per loro?

AF: Il nostro nuovo assetto parte dal consolidamento della rete di 17 filiali e 30 banchieri ambulanti che hanno fin qui garantito attività di accompagnamento e relazione in tutta Italia.

Per rafforzare la loro azione abbiamo:

  • sviluppato l’istruttoria del credito anche su canale digitale; aumentato il numero di sportelli automatici evoluti (ATM) che permettono un più facile accesso ai normali servizi di cassa offrendo un risparmio di tempo e costi a persone socie e clienti;
  • avviato la gestione della relazione con persone e imprese su appuntamento in modo da poter dedicare uno spazio adeguato all’ascolto e all’accompagnamento nelle scelte di investimento o di finanziamento.

E poi ci sono le “filiali leggere”: sono sportelli in cui il personale è completamente dedicato ad attività di relazione e consulenza su appuntamento e il servizio di cassa è accessibile h24 attraverso lo Sportello Automatico evoluto (ATM). Stiamo lavorando per aprire le prime 3 filiali leggere a Verona, Sassari e Varese.

E le/i Consulenti di Finanza Etica sono professionisti/e con cui costruire una più capillare presenza locale di Banca Etica e offrire nuove opportunità di relazione a chi vive in zone lontane dalle Filiali. Queste figure rappresentano anche una nuova modalità per facilitare l’integrazione di nuove persone nella struttura attraverso percorsi professionali e formativi studiati ad hoc.

LB: Dalla legge di bilancio 2018 i Comuni possono rimanere soci della Banca, quali iniziative sono in corso per dare seguito a questa rinnovata opportunità che, di fatto, prevede la possibilità, per gli enti locali italiani, di poter aderire solo a Banca Etica, per quanto riguarda gli istituti di credito?

AF: Abbiamo accolto con gran favore questa novità che per noi è un riconoscimento del lavoro svolto, dato che Banca Etica è nata per veicolare il risparmio verso il sostegno finanziario alle iniziative rivolte al bene comune. Per realizzare questa ambizione promuoviamo anche la collaborazione con gli Enti Locali e le piccole partecipazioni azionarie permettono di avviare significative collaborazioni in tanti ambiti di attività: microcredito, asset building, housing sociale, ambiente, fondi di garanzia, ecc.

LB: Attualmente, tra le persone fisiche socie della Banca, com’è ripartita la “torta” anagrafica? Che cosa ci trasmette quella composizione?

AF: I soci persone fisiche, misurati in termini di teste sono soprattutto uomini (circa il 57%). L’età media è pari a circa 55 anni, il 60% circa è un lavoratore dipendente, il 58% ha una laurea o titolo superiore. Il 68% opera con le filiali del Nord Italia, il 16% con il Centro, l’8% con il Sud e il 7,7% con la Spagna.

Le sottoscrizioni di quote in Italia sono avvenute soprattutto dopo la crisi del 2008 (il 44% dal 1999 fino al 2008, il restante 56% dopo la crisi), a evidenziare che c’è stata una crisi di fiducia verso il sistema bancario italiano cui Banca Etica è riuscita a dare una valida risposta alternativa.

LB: Avete un dato aggiornato di quanti dei vostri clienti, richiedendo il mutuo per comprare casa, siano stati respinti da altre banche?

AF: Per il 15° anniversario di BE abbiamo chiesto ad ALTIS – Alta scuola impresa e società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – uno dei centri più autorevoli in materia – di valutare l’impatto sociale che siamo riusciti a generare. Dallo studio è risultato che, nella non facile ricerca di fonti di finanziamento:

  • il 47% dei rispondenti ha dichiarato che, prima di ottenere il finanziamento da BE, ha sentito rifiutare la propria richiesta da una diversa banca;
  • il 42% di questi ha sperimentato un rifiuto da più di un istituto creditizio;
  • per il 53% dei rispondenti BE è stata, al contrario, la prima banca cui ci si è rivolti per la richiesta del finanziamento.

Questi dati dimostrano come BE, grazie alla propria mission, riesca a intercettare sia coloro che, pur potendo scegliere un altro istituto di credito, sposano fin da subito i valori della banca, sia coloro che, per diversi motivi, non riescono a ottenere un finanziamento, svolgendo un’importante azione di inclusione finanziaria.

LB: Ci può anticipare che cosa dobbiamo aspettare dalla Sua presidenza a guida di BE? In particolare, quali saranno le implementazioni dei servizi e dei banchieri ambulanti (i promotori finanziari di BE, NdR) per le aree sprovviste di filiale, come il Piemonte (esclusa l’ex Provincia di Torino) e, in particolare, l’area della Provincia di Alessandria?

AF: In Piemonte abbiamo:

  • 2 banchieri ambulanti;
  • 350 dossier titoli in cui sono presenti azioni BE per oltre 4,4 mln;
  • 58 mln di impieghi;
  • 97 mln di raccolta diretta;
  • 51 mln di fondi Etica sgr.

Di realtà finanziate significative ce ne sono molte, ovviamente: per nominare le più importanti per volumi e fama citerei il Gruppo Abele e la Cooperativa Animazione Valdocco; per stare sul tema migranti l’associazione Recosol (legata al sostegno di Riace e di Lucano); poi lavoriamo storicamente con molte cooperative sociali in ambito socio-sanitario un po’ di tutte le dimensioni; a Torino è nata la relazione con la cooperativa Retenergie, che poi ha figliato è nostra; abbiamo fatto alcune interessanti operazioni di finanziamento al co-housing (Cooperativa Numerozero) e all’housing sociale (Co-Abitare srl; Luoghi Comuni).

Nell’arco del prossimo anno la Banca ha in progetto di ampliare la propria struttura commerciale in Piemonte, introducendo almeno un nuovo collaboratore sul territorio, secondo quella che è la nuova figura del consulente di finanza etica.

Resta per noi centrale aumentare la possibilità di accedere ai servizi bancari e al credito di cittadini e realtà anche “periferiche”, il tema dell’inclusione finanziaria ci guiderà nelle scelte future.

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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