Mariana Mazzucato
Nell’atto di pubblicare questo post tra i banchi del Congresso americano è in corso una battaglia campale tra i due schieramenti contrapposti. I Democrats, in particolare la sinistra del partito, appoggiata da una gran parte dell’ala moderata, si oppone strenuamente al tentativo di Trump e dei Repubblicani di salvare ancora una volta – come avvenne colpevolmente nel 2008 – la finanza e gli interessi delle grandi corporation, anziché quelli delle famiglie americane, delle centinaia di migliaia di piccoli imprenditori, dei milioni di lavoratori, i quali, probabilmente, se non adeguatamente sostenuti dal governo, saranno gli unici gruppi sociali che pagheranno il lungo lock down imposto per contenere gli effetti devastanti del Covid-19.
Gran parte dei Democrats sostengono che devono essere salvati i cittadini e non i magnati di Wall Street. Le grandi corporation e le istituzioni finanziarie possono utilizzare l’opportuna generosa liquidità fornita dalla Fed (Banca Centrale) mettendo a garanzia nei confronti delle banche commerciali i propri asset patrimoniali e non pretendere munifiche operazioni di salvataggio, essendo esse ritenute colpevoli d’aver per anni artificiosamente gonfiato i rispettivi valori azionari, con lo scopo precipuo di distribuire profitti solo all’esigua minoranza affluente del paese (shareholder economy).
Su questo delicato argomento converge anche Mariana Mazzucato nel suo recente articolo sul The Guardian, inserendolo tra i quattro punti principali in ragione dei quali la drammatica esperienza del Covid-19 può tramutarsi in una opportunità per la riscrittura del capitalismo.
The Covid-19 crisis is a chance to do capitalism differently
Wed. 18 Mar 2020
Government has the upper hand for the first time in a generation. It must seize the moment
Il mondo è in una situazione seria. La pandemia di Covid-19 si sta rapidamente diffondendo in tutti i paesi, con una scala e una gravità non vista sin dalla devastante influenza spagnola del 1918. A meno che non venga intrapresa un’azione coordinata globale per contenerla, il contagio diventerà presto anche economico e finanziario.
L’entità della crisi richiede ai governi d’intervenire. E lo stanno facendo. Gli Stati stanno iniettando stimoli nell’economia mentre cercano disperatamente di rallentare la diffusione della malattia, proteggere le popolazioni vulnerabili e contribuire a creare nuove terapie e vaccini. Le dimensioni e l’intensità di questi interventi ricordano quelle di un conflitto militare: questa è una guerra contro la diffusione del virus e il collasso economico.
Eppure c’è un problema. L’intervento necessario richiede una struttura molto diversa da quella scelta dai governi. A partire dagli anni 80, ai governi venne detto di prendere un posto in secondo piano lasciando che le imprese guidassero e creassero ricchezza, intervenendo solo allo scopo di risolvere i problemi qualora si fossero presentati. Sicché, oggi, i governi non sono sempre preparati e attrezzati adeguatamente per affrontare una crisi come quella del Covid-19 o di [un’eventuale] emergenza climatica. Partendo dal presupposto che i governi devono attendere fino al verificarsi di un enorme shock sistemico prima di decidere di agire, nel corso degli eventi i preparativi risultano essere stati insufficienti.
Durante lo svolgersi dei fatti, le istituzioni essenziali che forniscono servizi pubblici e beni pubblici in modo più ampio, come il Servizio Sanitario Nazionale nel Regno Unito, laddove dal 2015 sono state applicate decurtazioni alla salute pubblica per un totale di 1 miliardo di sterline, le ritroviamo indebolite.
Il ruolo preminente delle logiche affaristiche nella vita pubblica ha anche comportato una perdita di fiducia in ciò che il governo può ottenere di per sé – conducendo alla trasformazione di molti partenariati pubblico-privato discutibili, che privilegiano gli interessi degli affari rispetto al bene pubblico. Ad esempio, è stato ben documentato che i partenariati pubblico-privato in ricerca e sviluppo spesso favoriscono i “successoni” a spese di medicinali meno interessanti dal punto di vista commerciale che sono estremamente importanti per la salute pubblica, compresi gli antibiotici e i vaccini per una serie di malattie potenzialmente insorgenti.
Inoltre, manca una rete di sicurezza e una protezione per i lavoratori che operano in società con disuguaglianze crescenti, specialmente per coloro che lavorano nella “gig economy” (lavoro saltuario) senza protezione sociale.
Ma ora abbiamo l’opportunità di utilizzare questa crisi come un modo per capire come impostare diversamente il capitalismo. Ciò richiede un ripensamento su ciò che i governi devono fare: piuttosto che limitarsi a correggere i fallimenti del mercato allorché si presentano. I governi dovrebbero indirizzarsi attivamente verso la formazione e la creazione di mercati che promuovano una crescita sostenibile e inclusiva. Dovrebbero anche garantire che le partnership con le imprese da cui ricevono fondi pubblici siano guidate da interessi pubblici, non da profitti.
Prima di tutto, i governi devono investire e, in alcuni casi, creare istituzioni che aiutino a prevenire le crisi e ci rendano più capaci di gestirle quando si presentano. La dotazione finanziaria del governo britannico di £ 12 miliardi per l’emergenza a favore del SSN è un passo bene accetto. Altrettanto importante è l’attenzione per gli investimenti a lungo termine al fine di rafforzare i sistemi sanitari, invertendo le tendenze degli ultimi anni.
[In secondo luogo] i governi nazionali hanno anche un’enorme responsabilità nel plasmare i mercati guidando l’innovazione per portare a compimento gli obiettivi pubblici, così come fu fatto da organizzazioni pubbliche ambiziose come la Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) negli Stati Uniti, che finanziò ciò che divenne Internet quando dovette risolvere il problema per far comunicare i satelliti. Un’iniziativa simile nel settore sanitario garantirebbe che i finanziamenti pubblici siano orientati a risolvere i principali problemi di salute.
In terzo luogo, i governi devono strutturare partenariati pubblico-privati per garantire benefici sia ai cittadini sia all’economia. La salute è un settore che riceve globalmente miliardi dalle finanze pubbliche: negli Stati Uniti, il National Institute of Health (NIH) investe $ 40 miliardi all’anno. Dall’epidemia di Sars del 2002, il NIH ha speso $ 700 milioni per la ricerca e lo sviluppo del coronavirus. L’ampio finanziamento pubblico destinato all’innovazione sanitaria vuole significare che i governi dovrebbero governare il processo per garantire l’equità dei prezzi, il non abuso dei brevetti, l’offerta di medicinali salvaguardata, e [infine] che i profitti vengano reinvestiti nuovamente nell’innovazione, piuttosto che essere sottratti dagli azionisti.
In quarto luogo, è tempo d’imparare finalmente la dura lezione della crisi finanziaria globale del 2008. Poiché le aziende, dalle compagnie aeree ai grandi distributori, si sbracciano nel chiedere salvataggi e altri tipi di assistenza, è importante resistere semplicemente alla concessione di denaro. Si devono porre delle condizioni affinché ci si assicuri che i salvataggi siano strutturati in modo da trasformare i settori che stiamo aiutando in modo che diventino parte di una nuova economia. Vale a dire: [si finanziano] coloro i quali si concentrano sulla nuova strategia del green deal per ridurre le emissioni di carbonio e allo stesso tempo investano [nella formazione] dei lavoratori e assicurandosi che essi possano adattarsi alle nuove tecnologie. Deve essere fatto ora, adesso che il governo ha il coltello dalla parte del manico.
Il Covid-19 è un evento importante che mette in luce la mancanza di preparazione e di resilienza di un’economia sempre più globalizzata e interconnessa, e certamente non sarà l’ultimo. Ma possiamo far conto di questo momento per portare i portatori d’interessi sociali al centro del capitalismo. Non lasciamo che questa crisi vada sprecata.
Mariana Mazzucato is professor of economics at University College London and author of The Value of Everything