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Considerazioni generali a margine della Giornata internazionale contro l’omo – lesbo – bi – transfobia.

Nel giro di pochi anni social, parlare di diritti civili è diventata prima una novità, poi una “moda”, infine un dispetto.

Il mantra del momento, in grado di spostare il consenso elettorale, è: “ci sono cose più urgenti”.

La banalizzazione del dibattito pubblico, o meglio, del dibattito anarchico dei social, cui si incorre troppo spesso, peraltro, porta a considerare i diritti civili come i diritti che alcune comunità “ritengono” di dover rivendicare nelle ricorrenze, come quella del 17 maggio, la Giornata internazionale (non nazionale, appunto) contro l’omo-lesbo-bi-transfobia, o quando le forze politiche di destra lanciano quelle due o tre provocazioni annuali su certe invenzioni propagandistiche, quali il commercio di bambini, l’ideologia gender e la sostituzione etnica; a tal proposito, il silenzio assordante che propongono alla cittadinanza di fronte alle discriminazioni, o alle tragedie di violenza, è decisamente la cosa più imbarazzante e grave.

La realtà è un po’ più complessa di così.

La Costituzione, infatti, nell’intera Parte Prima (artt. 13-54 Cost.) riporta i diritti e i doveri del cittadino e della cittadina, sviluppando il contenuto dei Principi fondamentali (artt. 1-12 Cost.), pietre miliari dell’ordinamento, e si rivolgono anche, in termini più generali, alla persona fisica.

I diritti costituzionali sono ordinati tra loro per struttura e funzione, non certo per gerarchia di importanza. Sono, per esempio, classificati a seconda che il titolare del diritto pretenda l’esclusione di terzi dalla sua sfera di disponibilità, oppure che il titolare abbia una pretesa a una prestazione positiva da parte dello Stato. A questo punto, possono distinguersi i diritti di libertà, o libertà negative, che provengono da una tradizione liberale, oppure si possono individuare i diritti sociali, le libertà positive, derivanti dalle lotte sociali compiute dalla metà dell’Ottocento, a seguito della rivoluzione industriale.

Possiamo, in conclusione, evidenziare che “tutti i diritti, a prescindere dalla loro struttura, sono per lo più conquiste storiche, riconoscimenti positivi di richieste emerse a seguito di lotte politiche condotte da parte di categorie di persone escluse, che hanno via via chiesto e ottenuto di essere incluse”.[1]

La Costituzione, nella sua applicazione e per sua natura, richiede risorse e progresso. L’Assemblea costituente non scrisse una Costituzione rigida per evitare che fosse modificata o ampliata nella lettera, ma per evitare che fosse scavalcata nelle sue caratteristiche di antifascismo e di tutela della persona umana, della sua integrità, della libertà, dei diritti, sempre, nel corso dei decenni.

A fronte di questa modernità della Carta costituzionale, l’uso dei diritti civili come terreno di scontro ideologico fra fazioni politiche appare del tutto fuori luogo.

L’accusa, talvolta proveniente dalla “propria metà campo”, di avere una sinistra delle suppellettili, che si occupa di materie secondarie come i diritti civili, quando invece l’intero corpus dei diritti costituzionali è così omogeneo e perfettamente integrato, risulta ridicola. Pretestuosa. Banale.

I diritti civili, invece, sono irrinunciabili e inviolabili: sono il Titolo I della Parte Prima della Costituzione, i Rapporti Civili, strettamente legati ai Titoli seguenti, che riguardano i Rapporti Etico – Sociali, Economici e Politici.

Trattare i diritti civili come secondari o separandoli dagli altri è, perciò, un errore. Oppure è una scelta politica, la cui finalità è principalmente propagandistica e intollerante in modo ingiustificabile.

Non c’è una categoria sociale, o una comunità di persone, che può essere esclusa dal godimento dei diritti in ragione di proprie condizioni personali o delle proprie scelte, garantite dalla legge (come la formazione di una famiglia).

La discriminazione, in questo senso, è illecita. E’ anche illogica: come potrebbero coesistere, in uno Stato di diritto, il principio di uguaglianza di cui all’art. 3 Cost. e l’esclusione di una o più comunità o gruppi sociali?

E’, infine, ingiusta: a parità di doveri, come il dovere di concorrere alle spese pubbliche, come si può comprimere i diritti civili di una persona o di un gruppo? In questo senso, la tutela dei diritti civili è elemento complementare dell’attuazione dei diritti sociali in un’ottica redistributiva, della ricchezza e dei saperi, consente di abbattere l’instabilità socio – economica, riduce la percezione di insicurezza, contribuisce al progresso collettivo.

Altro che suppellettili.

Giulia Giustetto

Consigliere Comunale, Gruppo PD

[1] Mario Dogliani – Ilenia Massa Pinto, “Elementi di diritto costituzionale”, Giappichelli Editore, Torino 20

Giulia Giustetto

Nata nel luglio del 1997 e cresciuta in Alessandria, tra la Fraschetta e la città.Dopo la maturità classica conseguita al Liceo Classico Giovanni Plana, frequenta la facoltà di giurisprudenza al DIGSPES di Palazzo Borsalino.La passione politica si è fatta sentire già sui banchi di scuola: dal 2016 a oggi la partecipazione per il Partito Democratico e la sua organizzazione giovanile è cresciuta giorno dopo giorno. Tra il 2017 e il 2018, il Servizio Civile ha confermato e aumentato l'amore per la città di Alessandria, per l'impegno civico e per la politica, all'interno di un progetto dedicato al contrasto alle discriminazioni e al lavoro per una parità sostanziale fra le persone.Nell'estate del 2022 è stata eletta nel Consiglio comunale di Alessandria con il Partito Democratico

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