
Il documento ufficiale che sostiene il nuovo “Dipartimento per lo sviluppo sostenibile e la transizione ecologica (DISSTE) è una sorta di “apologo” dell’Università del Piemonte Orientale (UPO) che illustra la necessità di introdurre un nuovo paradigma tecnico-scientifico e morale finalizzato alla “salvezza del mondo”, con contenuti impossibili da non condividere per chi, come chi scrive su questo blog, critica i modelli economici neoliberisti basati sulla indiscriminata “estrazione di valore”.
Se vi capita di scorrere a ritroso i testi pubblicati su Il Ponte troverete molti post attentamente selezionati dalla recente letteratura economica anglosassone, i cui autori (Mariana Mazzucato, Dani Rodrik, Joseph Stiglitz, Angus Deaton, Paul Krugman, ecc.) pongono simili quesiti, al seguito dei quali non mancano mai da parte loro ipotesi di “soluzioni” metodologiche inerenti la cosiddetta pianificazione sostenibile.
Il nostro obiettivo si poneva il compito di sensibilizzare la comunità locale, la sua corrente classe dirigente verso le cosiddette “avanguardie” economico-sociali che, nonostante lo sferzare dell’uragano neoliberista, si proponevano di guidare il cocchio di una sinistra pragmatica e propositiva (l’economia digi-circolare, il ritorno delle politiche di bilancio, la fallibilità del mercato), contrapponendosi aspramente all’accondiscendenza di una moderata socialdemocrazia, acclimatata da tempo e per pigrizia nella confortevole “sintesi neoclassica”. Parimenti, dimostrandosi altrettanto risoluta nel non rinunciare alla difesa dei diritti collettivi e sociali. Questi, intesi, come architravi imprescindibili per la costruzione di un nuovo paradigma economico-sociale.
I livelli di azioni per la sostenibilità presenti nel documento del DISSTE sono complessi e articolati, non dissimili dalla trama tessuta dall’economista anglo-italiana Mariana Mazzucato con le sue celeberrime “missions”, le quali, se dal punto di vista della politica economica ri-inventano un nuovo rapporto interattivo tra privato e pubblico, in quello dell’analisi teorica pongono le basi per un suggestivo sincretismo intellettuale tra Keynes e Schumpeter.
Tuttavia il punto non è questo. Lo “scatto” in avanti dell’UPO concentra le tre strategie indipendenti (formazione, ricerca, sperimentazione applicativa regionale e internazionale) sull’asse preferenziale Vercelli – Novara, lasciando Alessandria nell’oscuro mondo delle tenebre e creando, addirittura, un corso di laurea magistrale in Giurisprudenza istituito al Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa (Disei) di Novara a partire dall’anno accademico 2022-2023[1].
Citiamo fedelmente dal documento DISSTE: “Le forze imprenditoriali di punta del territorio Vercellese e Novarese hanno espresso un forte interesse a sviluppare sinergie con il nuovo dipartimento, ai fini sia della formazione sia della ricerca.”
C’è da chiedersi che cosa facesse il nostro prode Re Riccardo e il suo seguito di valvassori e valvassini – ormai assunto stabilmente nel gotha nazionale della politica e del carrozzone mediatico – nel momento in cui il rettorato di Vercelli avocò a sé la parte più succosa e innovativa del progetto UPO, lasciando ovviamente ad Alessandria l’incertezza sul che fare.
Dormiva nella sua tenda reale un sonno profondo? Combatteva in Terra Santa i mori? Cingeva d’assedio i castelli bretoni?
E’ altresì vero che dopo la lettura del progetto AL VIA – acronimo roboante – ove si evince l’idea di considerare tra gli orientamenti territoriali di sviluppo la potenziale futura vocazione turistica della città di Alessandria, la decisione del rettorato UPO sulla nostra città può sembrare addirittura coerente. Il nostro territorio viene presentato dalle destre locali come se possedesse le supposte doti e antiche vestigia tali da mettersi in concorrenza con Piazza San Marco o la Valle dei Templi, nella trepidante attesa di ospitare folle febbricitanti ansiose di esplorare il suo Eden strabiliante. Oltre la solita sacrosanta agenda digitale che “fa fine e non impegna” AL VIA ci propone una “novità” accademica per il futuro della nostra comunità: Medicina (già attiva da qualche tempo)[2].
Pur rimanendo nel campo, sebbene ai bordi, della pura scienza medica, sarebbe opportuno per la nostra collettività territoriale avere un’agenda chiara riguardo alla costruzione del nuovo ospedale. Non solo. L’IRCCS sulle patologie ambientali: anche in questo caso non si sa bene chi e che cosa decida, in che tempi, in che contesto, con quali attori e alleanze territoriali, al punto e al segno che l’approccio multidisciplinare ambientale di UPO, le competenze professionali in funzione delle nuove tematiche “green” e di sostenibilità, sembrano non interessare.
A conclusione di questo elzeviro ci sorge un dubbio: ma siamo sicuri che la figura di quel Re Riccardo – in questo gioco di parallelismo ironico – dormiglione, e disattento, corrisponda allegoricamente al Riccardo “nostrano”, presunto organizzatore e dispensatore di benefici nel suo feudo alessandrino? Se dovessimo considerare il valore aggiunto, pari a zero, da lui apportato nel corso di questa legislatura al suo amato territorio elettivo, ivi compreso lo “scippo” vercellese, nonostante la sua visibilità politica nazionale, allora, il dubbio ci assale. Forse, abbiamo errato il riferimento allegorico.
Il tutto ci fa presumere che, il “nostro” assomiglierebbe a un altro Riccardo, quello shakesperiano: “il mio regno per un cavallo”.
Il Ponte
[1] https://160caratteri.wordpress.com/2021/07/12/upo-dipartimento-nuovo-a-vercelli-e-laurea-doppia-in-giurisprudenza-a-novara/
Centosessantacaratteri, blog
[2] https://www.comune.alessandria.it/prime-misure-rilancio-economico-sociale-alessandria Al.Via, link ufficiale Comune di Alessandria