Fa molto discutere la censura delle big company dei social network contro le affermazioni pericolose ed imprudenti di Donald Trump.
Facebook ha sospeso per due settimane l’account del presidente degli Stati Uniti d’America, Twitter ha interrotto il suo account in via definitiva e Google ha rimosso dal suo Play Store (il negozio virtuale in cui si possono scaricare e acquistare le app) Parler, il social network che hanno utilizzato i sostenitori di Trump, protagonisti dell’assalto a Capitol Hill.
La polemica attorno al fatto che una serie di piattaforme social abbiano deciso di bloccare il profilo del presidente Usa uscente dopo l’assalto da parte dei suoi sostenitori a Capitol Hill, sta dividendo il mondo tra chi si scandalizza e grida alla censura e chi invece considera il “bandire” come un gesto di responsabilità necessario.
Ne deriva l’evidenza del peso, anche politico, e del ruolo centrale dei social network ai giorni nostri … Sono riusciti nell’intento di “zittire” il Presidente degli Stati Uniti, proprio lui … quello che fino al secolo scorso ricopriva il ruolo più autorevole del pianeta.
Ebbene sì: sulle piattaforme un presidente di Stato, al pari di un comune cittadino, ha il dovere di rispettare le regole.
La censura compiuta da Facebook e Twitter evidenzia la necessità di porsi domande sul ruolo dei social network, sulla loro rilevanza politica e sui possibili rischi.
Quando trattiamo di censura, nel senso più ampio del termine, ciascuno di noi si sente in parte condizionato dal fatto se abbia colpito un’ individuo che stimiamo o un’idea che ci sta a cuore oppure un individuo che disprezziamo e/o un’idea che non condividiamo …
La rete è piena di spazi, luoghi, canali ed è soprattutto in grado di “accogliere” le opinioni, i pensieri, anche quelli più estremi, di chiunque.
I social sono diventati la vetrina della realtà, una diretta dal mondo “illuminata” 24 ore su 24….
Fondamentale è diventato far sapere costantemente cosa succede, dove ci si trova, cosa si sta mangiando, con chi si è ma, soprattutto, cosa si pensa[1].
Le piattaforme social hanno un potenziale comunicativo forte e i messaggi scritti, in particolare quelli colmi di odio e discriminanti, permangono nel tempo e accrescono pregiudizi e divisioni.
È quindi fondamentale e necessario imparare a non utilizzarli impropriamente; i social sono piattaforme private che hanno codici di comportamento … Regole che, spesso, non vengono lette attentamente al momento dell’iscrizione.
Quando le parole vengono usate per creare opportunità di aggressione ai valori, agli ideali fondamentali della società, controllo e regolamentazione diventano essenziali e necessari.
I social, soprattutto per i leader politici, vengono utilizzati come “balconi” dai quali rivolgersi direttamente al popolo … della rete … che si suddivide in opposte tifoserie, affiancando il leader di turno e “colpendo” chi si oppone e replica.
Donald Trump, ha diffuso impunemente per ben 4 anni messaggi falsi ed irresponsabili su Facebook e Twitter questo ha dato origine alla moltitudine di violenti che ha assaltato Capitol Hill, provocando morti e feriti … la “presunta” libertà di pensiero non deve ricondurre al diritto di essere “illegali”.
Aizzare le masse e creare conflitti verbali non significa esprimere liberamente un’opinione.
Zuckerberg, patron di Facebook, decidendo di sospendere il profilo di Donald Trump, ha affermato un principio determinante: chi mette a disposizione lo spazio di parola è obbligato a vigilare, assumendosi la responsabilità di ciò che pubblicano, fornendosi di un codice etico scritto e abbandonando, così, finalmente l’immagine ipocrita di “piattaforma neutra”.
Molto importante la dichiarazione di Zuckerberg che durante la presentazione dei risultati trimestrali del gigante dei social media ha annunciato che la piattaforma non raccomanderà più agli utenti gruppi a tema politico: “Intendiamo mantenere i gruppi civici e politici al di fuori dei suggerimenti per lungo tempo ed espandere questa politica a livello globale, aggiungendo che Facebook ridurrà anche i contenuti politici nei principali “news feed” degli utenti per contribuire a “scoraggiare conversazioni divisive”.
I social network fanno capo ad aziende, quindi sono soggetti di diritto privato e questo rende ancora più lecita la scelta dei loro proprietari … crolla l’ambiguità del loro ruolo, saremo, poi, noi utenti a valutare l’esercizio di questa nuova responsabilità.
Ben venga una svolta, se da oggi in poi, Facebook e Twitter cambiano natura e finalmente si trasformano in veri e propri editori.

Roberta Cazzulo
[1] https://ilponte.home.blog/2020/02/14/giorgio-laguzzi-algoritmocrazia-0/