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Nel suo primo discorso congiunto al Congresso la scorsa settimana[1], Joe Biden ha esposto la sua visione della sua presidenza e verso il paese: “America is on the moving again

Forse, la cosa più significativa è stata la sua sfida diretta nei confronti di quella ortodossia politica ed economica, che imperversa da oltre quattro decenni, secondo cui il governo è il problema, mentre il libero mercato viene considerato l’unico risolutore. Sinceramente, non avremmo mai pensato di sentire un Presidente dichiarare inequivocabilmente che la cosiddetta economia “a cascata” (trickle down) – riduzione delle tasse alle imprese e ai milionari – non abbia mai funzionato. Il significato di questa semplice affermazione non dovrebbe essere per nulla trascurato.

Le sue proposte massicce e necessarie per rivitalizzare le fatiscenti infrastrutture fisiche e digitali nei vari Stati e il poderoso investimento a vantaggio del popolo americano (specialmente per coloro che appartengono ai ceti meno abbienti), combinate con i suoi piani per garantire che le corporation e i ricchi paghino la loro giusta quota d’estrazione fiscale, ci inducono a pensare che l’era della Reaganomics è finalmente, per fortuna, arrivata ad una conclusione.

Il tutto segnala anche un importante spostamento dalla erronea nozione neoliberista, secondo la quale il governo rappresenti il principale ostacolo alla crescita, verso quella direzione alternativa che lo interpreta come un fattore cooperativo di sviluppo equanime e sostenibile. Di particolare importanza risulta la sua proposta di sospendere, almeno temporaneamente, i brevetti collegati alla produzione dei vaccini anti-Covid 19. Questa sua affermazione segna il ritorno degli USA alla concezione di una economia che abbracci le prerogative di un ampio numero di portatori d’interessi – lavoratori, comunità, istituzioni (stakeholder economy) – avversa a chi ha finora imperniato il suo asse ad esclusivo vantaggio dei detentori di titoli azionari e di lucrose ricompense ai manager aziendali (shareholder economy).

Non ultimo risulta politicamente determinante il suo appoggio alla Federal Trade Commission (FTC) nei confronti del crescente e anarchico potere monopolistico. Con la nomina di due celebrati professori di diritto della Columbia University Timothy Wu e Lina Khan al Consiglio economico nazionale della Casa Bianca, Joe Biden ha selezionato i due più noti sostenitori della rottura dei monopoli della Big Tech.

Resta da vedere quanto del suo ambizioso programma sia in grado di mettere in atto, ma è chiaro che sta tracciando un percorso nettamente progressivo. Tuttavia, è importante ricordare che questo programma di trasformazione non è solo suo: queste politiche sono il risultato dell’instancabile organizzazione dei progressisti di tutto il paese. La strada per il cambiamento è ancora lunga da percorrere e Biden è tutt’altro che perfetto. I massimi esponenti della sinistra liberal statunitense devono continuare a mantenere alta la pressione e assicurarsi che il Presidente mantenga le sue promesse.

Il lavoro è solo all’inizio.

[1] https://www.youtube.com/watch?v=eJHwn9zu8X4

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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