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All’indomani del risultato delle elezioni politiche tante sono le riflessioni da fare.

Con una premessa, forse banale: sinistra e destra esistono ed esisteranno sempre, per idealità diverse, per prospettive e progetti di vita civile e politica differenti, per visioni dissimili del mondo in cui viviamo.

Il voto (e il non voto) delle elettrici è stato decisivo per la vittoria di Giorgia Meloni. Il 27% dell’elettorato femminile che ha deciso di votare ha scelto Giorgia.

Meloni aveva contro il più composto Letta (il 21% delle elettrici ha votato per lui) difensore della parità di genere, della tutela delle nuove famiglie, dell’empowerment femminile.

Il 27% dell’elettorato femminile che ha deciso di votare, ha scelto Giorgia, quasi ad evidenziare che le libertà, la salvaguardia dei diritti, la condizione delle donne passano in secondo piano rispetto all’attrazione per la leader.

Non si sono preoccupate per le sue affermazioni?! “Non voglio cancellare la 194, voglio aiutare quelle che lo desiderano a portare avanti la gravidanza” e neppure i suoi legami con Viktor Orban, Primo Ministro ungherese che impone di ascoltare il battito del feto prima dell’intervento. 

Probabilmente molte donne non ripongono più fiducia nelle “parole”, non hanno riscontrato all’interno dei programmi elettorali delle proposte concrete in grado di risolvere i loro problemi quotidiani, non si sono sentite “sostanzialmente” rappresentate, non hanno trovato soluzioni a problemi che le tormentano ormai da troppo tempo ….

Le donne comuni, penso ad esempio a quelle che si barcamenano tra il lavoro (quando ce l’hanno) e la famiglia, alle precarie che non possono permettersi neppure di pensare a mettere al mondo un figlio, o alle donne estromesse dal mercato del lavoro a seguito della maternità, non credo si sentano coinvolte dal tema delle quote rosa nei cda e neppure dalla doppia preferenza di genere.

Si tratta di temi troppo distanti da loro e dalla loro quotidianità.

Questa a mio avviso è una delle ragioni per cui l’elettorato femminile oggi non è ancora convinto che portare più donne in Parlamento significhi maggiori benefici.

Per sperare che ci sia davvero un maggior coinvolgimento attivo dell’elettorato femminile, la politica dovrà impegnarsi, a migliorare la condizione femminile in maniera tangibile e a tutti i livelli.

Sto parlando di far funzionare meglio la macchina dello Stato, con onestà e trasparenza rispondendo alle richieste che vengono dal basso in termini di servizi o di welfare a supporto delle famiglie, non solo delle donne.

Solo così potranno acquisire credibilità e popolarità nel medio/lungo periodo.

Fermo restando che oggi le donne italiane avrebbero probabilmente bisogno di avere alla loro guida un’avanguardia, piuttosto che una élite.

Purtroppo però, come è successo in America, in Ungheria, in Polonia, e in molti Paesi dove governa la destra la condizione femminile non è migliorata, anzi è peggiorata. E non solo per quanto riguarda i diritti.

Le conseguenze del trumpismo e della sua scelta di nominare tre giudici conservatori alla Corte Suprema, sono diventate evidenti anni dopo. Solo di recente l’interruzione di gravidanza è diventata illegale e le americane ora si stanno ribellando al punto che l’aborto potrebbe essere determinante nell’esito delle elezioni di midterm.

E allora?!

Molte, il 41%, hanno preferito astenersi contro il 31% degli uomini. Hanno votato 6 donne su 10, e 4 sono rimaste a casa, mentre il 27% ha scelto di votare per Giorgia Meloni.

È, anche, tra le donne più deboli che la Meloni ha sfondato. Molte di queste donne hanno votato lei.

A loro la sinistra dovrebbe dare parola, una parola di riscatto, di speranza, di novità.

L’Italia, al suo 68° governo, ha per la prima volta nella sua storia una Prima Ministra, emersa dalla fazione politica considerata massimamente machista, ma è innegabilmente una rappresentante del genere femminile.

Non ha vinto il centrodestra, ha vinto la destra. Ha vinto lei, Giorgia Meloni, soltanto “Giorgia” ….

Da evidenziare che il suo principale avversario politico, Enrico Letta, viene chiamato solitamente solo per cognome.

Di qui, distanza. Di là, vicinanza. Immedesimazione. Empatia?

Secondo sondaggisti e sociologi della politica, la principale ragione per la quale gli italiani l’hanno votata è la coerenza.

Ricordo che nel 2019, prima delle elezioni europee, aveva deciso di mollare… i numeri di Fratelli d’Italia erano bassi poi ha sfondato il quorum prendendo un miracoloso 6,4 per cento …. Ecco il valore dell’attesa.

Non si è “mischiata” a Salvini, ma si è impossessata del suo bacino elettorale, restando all’opposizione del governo Draghi …. mantenendo con lui un rapporto che potrebbe servirLe nei prossimi mesi ….

Spesso le donne a sinistra non guadagnano posizioni: perché si candidano a rompere gli schemi. Anche nei loro stessi partiti. Meloni, invece, il partito se l’è fondato, conducendolo sin da subito, senza gareggiando con nessuno e raggiungendo al traguardo.

Certamente non sono contenta di questa vittoria della destra, però la riconosco e cerco di trarne una lezione utile per ripartire, per poter ricostruire.

Ricostruire significa costruire di nuovo: riordinando, integrando, migliorando.

Il tempo per “prepararci” c’è. Anzi, è fondamentale una riflessione profonda …. Utilizzare questo tempo a nostra disposizione nel modo migliore e non per predisporre un esito già definito.

Non si potrà più aspirare al governo del Paese se non si ricostruisce e ristruttura un tessuto civile, politico, culturale, sociale a cui fare riferimento come centro sinistra.

Non valgono più le “alleanze” improvvisate, occasionali e di comodo: occorre impegnarsi al più presto per realizzare una comune visione della società democratica che vogliamo, partendo da un progetto comune.

Quanto crediamo nelle nostre affermazioni? Quanto coincide quello che affermiamo a quello che siamo?

“Rintracciamo” allora le nostre vere motivazioni che sembrano essersi disperse….

I partiti della sinistra ‒ che abbiano ottenuto seggi in Parlamento o che operino in sede extraparlamentare ‒ hanno un compito a cui non possono sottrarsi: interrogarsi sulla volontà e capacità di confluire in un progetto comune di opposizione.

La vittoria di Giorgia Meloni ci obbliga a “specchiarci” e soprattutto ad interrogarci su chi siamo e cosa vogliamo essere, al di là di ogni retorica propagandistica: l’unica strada da percorrere a questo punto è quella di ritrovare un’identità forte, un significato al nostro essere sia nella sfera sociale che in quella politica, per poter competere e affrontare concretamente le sfide del presente e quelle di domani.

Roberta Cazzulo

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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