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femminicidio

Femminicidio: sostantivo maschile

  1. Qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l’identità attraverso l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.
  • Uccisione di una donna o di una ragazza.

Delitto d’onore

In diritto, il delitto d’onore è un tipo di reato caratterizzato dalla motivazione soggettiva di chi lo commette, volta a salvaguardare (nella sua intenzione) una particolare forma di onore, o, comunque, di reputazione, con particolare riferimento a taluni ambiti relazionali come ad esempio i rapporti sessualimatrimoniali o comunque di famiglia.

L’onore in questo senso inteso è in alcune legislazioni riconosciuto come un valore socialmente rilevante di cui si possa e si debba tener conto anche a fini giuridici, e specialmente se ne parla quindi in ambito penale.

Troppo tempo, ci volle, per eliminare il “delitto d’onore” e il “matrimonio riparatore” in Italia: la data? 1981 .

Fu il Parlamento Italiano ad abrogare la “rilevanza penale della causa d’onore”, una disposizione tremenda e umiliante specialmente per le donne che ne erano le prime vittime.

Si trattava di un “residuo legislativo” del Codice Rocco, in vigore dal Fascismo (e che riprese molto del precedente Codice penale Zanardelli, 1889), e in forte contraddizione con il Nuovo Diritto di famiglia e il divorzio, vigenti da tempo nella legislazione italiana.

Restare tutti a casa: è stato un dovere, una necessità per combattere l’epidemia del coronavirus.

Per le donne che ogni giorno subiscono varie forme di violenza all’interno dell’ambito familiare, la situazione è stata molto più dura. 

Molte donne hanno vissuto l’emergenza Covid 19 restando rintanate in casa, sono state costrette a condividere gli spazi 24 ore su 24 con il proprio maltrattante e non potendo più ritagliarsi un proprio spazio personale, sono diventate molto più esposte ad abusi e violenze.

La casa che dovrebbe essere per ciascuno di noi rifugio, protezione per queste donne si è trasformata in una prigione.

Undici donne uccise dall’inizio di marzo, vittime del lockdown e dei loro mariti, fidanzati, compagni.

Prese a botte, aggredite a coltellate, uccise a colpi di pistole e fucili.

E poi ci sono le altre donne, vive, ma in pericolo continuo, quelle che tenevano a bada la violenza grazie al mondo “fuori casa”: il lavoro, la spesa, i figli a scuola….

Definiamoli però, Vi prego,  “Femminicidi” non drammi della convivenza forzata….

Il virus e conseguentemente il lockdown non sono la causa della violenza, ne diventano l’acceleratore: la dimostrazione arriva dalla rete antiviolenza D.I.Re (Donne in rete contro la violenza), il numero delle donne che per la prima volta si sono rivolte ad un centro antiviolenza infatti sale: da 836 tra il 2 marzo e il 5 aprile a 979 tra il 6 aprile e il 3 maggio, ovvero 143 in più, pari a un incremento del 17 per cento.

Durante i mesi di lockdown le telefonate ai numeri antiviolenza sono aumentate del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019. I dati sono stati raccolti dall’Istat in uno studio sulla “Violenza di genere ai tempi del Covid” prendendo in esame le chiamate al numero antiviolenza 1522, in tutto 5.031.

Nello stesso periodo, le denunce per maltrattamenti in famiglia sono diminuite del 43,6%, e quelle per femminicidi del 33,5%.

Tra queste, in netto calo (- 83,3%) le denunce per omicidi femminili da parte del partner: “Per poter dare una lettura adeguata del fenomeno – scrive l’Istat – sarà necessario un periodo di riferimento più lungo”.

Le vittime che, in questi mesi, hanno chiesto aiuto sono 2.013 (+59%): questo, precisa l’Istat, non è necessariamente sinonimo di maggiore violenza, ma di efficace sensibilizzazione.

Le campagne di sensibilizzazione hanno fatto sentire le donne meno sole.

La crescita più importante si è registrata in Toscana e nel Lazio.

Nel 60,6% dei casi le chiamate arrivano tra le 9 e le 17; quelle durante la notte e la mattina presto, hanno raggiunto il 17,5% durante il lockdown.

Il femminicidio può essere definito come risultato estremo di un conflitto di generi: la maggior indipendenza acquisita dalle donne e la messa in discussione di quelli che erano i ruoli precisi che le erano “assegnati” espongono la donna ad un rischio sempre maggiore di violenza.

La gravità della violenza sulle donne è tanto maggiore, quanto minore è l’azione di contrasto messa in campo dalle Istituzioni, quanto minore è la forza con cui le stesse Istituzioni la combattono o la denunciano e non la condannano.

La violenza sulle donne non è un’emergenza, né un problema di sicurezza, trattandosi di violenza intrafamigliare: è quindi necessario un  cambiamento di  giudizio comune sulla donna, partendo dalla società civile, deve diventare priorità nell’agenda politica locale e nazionale e si deve lavorare per prevenire il fenomeno.

La società civile deve appropriarsi di questa battaglia, perché non riguarda solo una parte minoritaria della società, non riguarda le classi più fragili, non riguarda gli individui non scolarizzati, riguarda tutti noi: non è esclusivamente un problema delle donne, non è un problema “privato”, è un fatto sociale perché la promozione e la tutela dei diritti delle donne sono gli elementi essenziali di una democrazia.

Richiamare alla responsabilità ogni singolo cittadino è l’unico modo per affrontare il problema.

Inasprire le pene, a mio parere, non basta.

Le buone leggi non sono quelle che nascono dalle pessime abitudini e tentano di sanarle e condonarle …di quelle siamo pieni… Le buone leggi sono quelle che provano ad indicare un percorso e lo tracciano.

Sono buone le leggi che cercano di definire il perimetro di ciò che la cultura civile deve, dovrebbe ritenere giusto e non nascono allo scopo di contenere il danno dei comportamenti diffusi, illeciti e criminali , ma hanno l’ambizione di cambiare le regole della convivenza nella testa e nel cuore dei cittadini prima che in tribunale..

Non è l’ergastolo eventuale a fermare la mano di chi ammazza la moglie, né un eventuale arresto può cambiare l’atteggiamento di chi picchia abitualmente la donna con cui vive , e se sono presenti i figli pazienza….non poteva andare diversamente… è invece l’educazione che quel bambino, ragazzo, uomo, ha ricevuto in famiglia e a scuola, le parole che ha ascoltato e i comportamenti a cui ha assistito per decenni intorno a sé, nella quotidianità…

La disapprovazione sociale, la non indifferenza, l’attenzione fanno la differenza…

La prevenzione del fenomeno non può che attuarsi attraverso l’educazione culturale: iniziamo dalle scuole, dall’educazione in classe, dalla formazione del personale che sappia trovare le parole giuste per rivolgersi ai più piccoli in modo tale da renderli da subito consapevoli su quale sia il comportamento giusto e quale quello sbagliato …si tratta di una priorità assoluta e culturale.

Nella maggioranza dei casi le donne vittime di violenza non sono in condizione di denunciare.

Perché non sanno, non possono, a volte non vogliono .

Quello che emerge dalle cronache è una minima parte di ciò che accade…Non lasciare sole le donne che subiscono violenza, significa anche alleggerirle dal peso di una scelta a volta tremenda, soprattutto se ci sono figli piccoli o se la donna dipende economicamente dall’uomo.

Lo scorso novembre sono stati finalmente sbloccati i fondi per gli orfani vittime di femminicidio: il MEF ha così “liberato” 12 milioni di euro con i quali saranno finanziati: borse di studio, formazione ed inserimento nel mondo del lavoro, spese mediche.

Gli orfani di femminicidio potranno avere accesso ai fondi e questo non dipenderà dal grado di giudizio ancora pendente.

Il pensiero principale va, però, alle donne sopravvissute alle violenze che hanno diritto a essere credute e supportate adeguatamente da tutta la Rete antiviolenza nel loro percorso di ricostruzione della propria vita e nel pieno rispetto della loro autodeterminazione, libere di scegliere e libere dalla paura.

1522

Il 1522 è stato attivato nel 2006 dal Dipartimento per le Pari Opportunità con l’obbiettivo di sviluppare un’ampia azione di sistema per l’emersione e il contrasto del fenomeno della violenza intra ed extra familiare a danno delle donne. Nel 2009, con l’entrata in vigore della L.38/2009 modificata nel 2013 in tema di atti persecutori, ha iniziato un’azione di sostegno anche nei confronti delle vittime di stalking.

Il numero di pubblica utilità 1522 è attivo 24 ore su 24, tutti i giorni dell’anno ed è accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente, sia da rete fissa che mobile. L’accoglienza è disponibile nelle lingue italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo. Le operatrici telefoniche dedicate al servizio forniscono una prima risposta ai bisogni delle vittime di violenza di genere e stalking, offrendo informazioni utili e un orientamento verso i servizi socio-sanitari pubblici e privati presenti sul territorio nazionale ed inseriti nella mappatura ufficiale della Presidenza del Consiglio – Dipartimento Pari Opportunità. Il 1522, attraverso il supporto alle vittime, sostiene l’emersione della domanda di aiuto, con assoluta garanzia di anonimato. I casi di violenza che rivestono carattere di emergenza vengono accolti con una specifica procedura tecnico-operativa condivisa con le Forze dell’Ordine.

Il numero e la app di pubblica utilità 1522 vengono ora pubblicizzati anche negli uffici postali. In questa fase emergenziale, il Dipartimento per le pari opportunità collabora anche con Poste Italiane per aiutare le donne vittime di violenza. Poste Italiane, in base ad un Protocollo d’Intesa del 2016 tuttora vigente, pubblicizza il numero antiviolenza e antistalking 1522, attivo 24 ore al giorno e contattabile anche tramite chat. Il cartello è visibile sui monitor dei 7000 Postamat ATM ed è proiettato sugli schermi in tutti gli uffici postali.

Avviso per il finanziamento a livello nazionale di interventi urgenti per il sostegno alle misure adottate dalle Case rifugio (CR) e dai Centri Antiviolenza (CAV) in relazione all’emergenza sanitaria da COVID 19. L’Avviso è rivolto esclusivamente alle strutture riconosciute dalle Regioni, in possesso dei requisiti minimi previsti dall’Intesa del 27 novembre 2014.

http://www.pariopportunita.gov.it/news/avviso-per-il-finanziamento-di-interventi-urgenti-per-il-sostegno-alle-misure-adottate-dalle-case-rifugio-e-dai-centri-antiviolenza-in-relazione-allemergenza-sanitaria-da-covid-19/

Roberta Cazzulo

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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