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Tre eventi politici di questo inizio di autunno, apparentemente scollegati fra loro, debbono invece essere unitario momento di riflessione per la sinistra italiana. Mi riferisco alla abrogazione del reato di abuso di ufficio, alla vicenda Toti e al nuovo decreto sicurezza in discussone in questi giorni alle camere.

Per comprendere come le tre questioni debbano essere un momento unitario di riflessione per chi pensa “a sinistra” e per chi ha il cuore che da quella parte batte, va ricordato come il garantismo, la libertà di manifestazione e riunione, oltre che di pensiero, la presunzione di innocenza, la funzione di estrema ratio, e comunque di recupero prima che meramente sanzionatoria, del carcere, in buona sostanza il concetto alto di libertà, siano sempre stati una prerogativa della sinistra, contro la destra italiana che ha sempre fatto delle parole ordine, repressione della libertà di manifestazione, carcere “facile”, e giustizia “di popolo” molte delle sue ragioni di essere, e comunque alcune delle sue parola d’ordine (appunto).

Cominciando dal fondo, il nuovo pacchetto sicurezza fa regredire le norme sulla pubblica sicurezza del nostro Paese ai primi anni settanta, allorché l’istituto del fermo di polizia senza alcuna garanzia per 48 ore ha portato a vicende anche tragiche, sempre, e non è un caso, ai danni di esponenti della sinistra (il caso Pinelli e Valpreda, per ricordarne uno solo fra tanti).  E non è un caso che un tale pacchetto sia parto di un governo dichiaratamente e orgogliosamente di destra, che vuole mettere in discussione decenni di cultura del Paese, cercando di proporre una cultura di destra in realtà pressoché inesistente, avendo la destra, almeno da quando è seconda repubblica (essendo a livelli numerici quasi insignificante all’epoca della prima repubblica), puntato tutta sulla “deculturizzazione” del popolo, sulla sostituzione dell’ascensore sociale dallo studio scolastico al gioco televisivo e comunque la “furbata”, e fondato l’agone politico sugli slogan piuttosto che sul ragionamento.

E giustamente la sinistra ha fin da subito segnalato le storture e i pericoli di un pacchetto sicurezza che lascia nuovamente in mano alle forze dell’ordine, tra le poche quelle italiane nel panorama occidentale ancora prive del contrassegno identificatore dei singoli agenti, decisioni del tutto discrezionali sia in ordine alla legittimità della manifestazione in sé sia in ordine alle sue modalità di svolgimento (che sono per gran parte prerogativa della sinistra, e comunque del concetto di libertà e libertarismo che si diceva sopra, siano esse politiche, ecologiche o pacifiste o studentesche).

Molta più attenzione la sinistra deve porre, a mio parere, su altre battaglie, che rischiano di farla superare, paradossalmente a sinistra, su argomenti storicamente a lei cari, da Forza Italia e dal centro meno populistico e meno ideologicamente di destra. E le questioni “abrogazione dell’abuso di ufficio” e del “caso Toti” sono il brodo di coltura di questa riflessione che si impone.

Partendo dall’abuso di ufficio, trattasi di cd norma penale in bianco, concetto creato dal fascista Rocco, costruttore del nostro codice penale. La norma penale in bianco è una norma, tipica del nostro paese e sconosciuta agli altri stati democratici occidentali, che non descrive la condotta punita, ma lascia al Giudice di determinare se la condotta del pubblico amministratore più diversa costituisca o meno abuso.

Come ciascuno può capire non c’è nulla di più lontano della norma penale in bianco dal beccariano concetto di garantismo e legalità di cui storicamente e culturalmente l’Italia è creatrice: quando la legge non descrive la condotta, ma ne lascia al Giudice la costruzione, essa conferisce al potere giudicante non solo il potere di applicare la legge, ma anche quello di “farla”, disegnando e inserendo nell’ambito della norma penale in bianco le più disparate condotte.

E non stupisce che la Magistratura, storicamente non vicina alla sinistra, siccome non è vicino alla sinistra l’anelito a giudicare e punire, si opponga così stoicamente a questa abrogazione, che le toglie parte importante di quel potere di interferenza sulla politica di cui ha goduto nella seconda repubblica, forte del grande credito acquisito durante tangentopoli. Ed è, contrariamente a quel che potrebbe apparire, un potere di interferenza che è stato esercitato sia contro la destra che contro la sinistra (Bibbiano e Riace ne sono alcuni dei numerosi esempi).

E in questo senso va anche il caso Toti, che, ora si può dire, era colpevole di corruzione impropria, che consiste nell’accettare regali per avere compiuto atti del proprio ufficio, comunque dovuti, e che non consente una lunga carcerazione preventiva, ciononostante tenuto agli arresti fino alle dimissioni per ipotesi di reati ben più gravi e poi, dopo le dimissioni, ammesso a patteggiare un reato estremamente più lieve. Anche qui, a prescindere dalla appartenenza politica dell’avversario, occorre prestare estrema attenzione, perché quel che oggi accade all’avversario politico domani potrebbe accadere alla nostra parte.

E allora occorre e diventa importante per la sinistra riprendere i concetti di garantismo, libertarismo, da non confondere con le libertà berlusconiane, che consistevano nella licenza per gli amici e nel rigore per i nemici, spesso ostracizzati (Enzo Biagi e Santoro tra le vittime delle “libertà” berlusconiane), presunzione di innocenza, funzione di recupero del carcere, che deve consistere in detenzione in condizioni umane e non disumane, attenzione alla limitazione dei poteri di polizia, onde non essere superati a sinistra in queste materie da chi, come il centro rappresentato da Forza Italia, Azione e Renzi, la cultura di sinistra non ha mai frequentato.

Non va dimenticato che questi concetti alti hanno portato a tante vittorie democratiche della sinistra nella prima repubblica, a partire dalla riforma del diritto di famiglia, al divorzio, all’aborto, al nuovo codice di procedura penale, che ha tolto alla polizia quelle 48 ore di fermo senza controllo che permise abusi molto gravi che sono nella storia di questo Paese.

Tangentopoli ha oramai vent’anni, è diventata maggiorenne, e occorre che la sinistra si stacchi da quell’abbraccio con la Magistratura (che non è di sinistra, ma è soprattutto interessata ad allargare il proprio potere dalla mera applicazione della legge al controllo sulla politica) che rischia di diventare mortale.

Massimo Grattarola

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