The road to freedom: economics and the good society
Stiglitz afferma: “Ho scritto questo libro perché ritenevo fosse fondamentale che noi, come società, iniziassimo a elaborare una concezione più ampia di libertà. Questo processo si avvia con il riconoscimento che, quando si tratta di libertà, spesso ci sono dei compromessi: espandere la libertà di un individuo o di un gruppo potrebbe ridurre quella di un altro. Isaiah Berlin, sintetizza in modo mirabile: ‘La libertà per i lupi ha spesso significato la morte per le pecore’.
A volte, tuttavia, imporre qualche vincolo ad alcune persone può ampliare la libertà per tutti. Considerate i semafori: essi consentendoci di evitare l’ingorgo, questo vincolo (o “regolamentazione”) imposto a soggetti specifici e occasionali amplia in realtà la libertà di movimento per tutti, compresi coloro che potrebbero pensare che i semafori rappresentino una privazione della libertà individuale.
Una società libera, e un’economia che la supporti, richiedono politiche che preservino le libertà fondamentali per tutti, anziché consentire ai soli pochi ricchi una libertà sfrenata, se non addirittura la libertà di sfruttare gli altri. Una libertà significativa si ottiene solo quando tutti i cittadini conseguono il diritto di vivere all’altezza del loro potenziale. In The Road to Freedom, fornisco una spiegazione chiara e diretta della libertà, dal punto di vista di un economista del ventunesimo secolo.
Esploro anche la relazione tra libertà economica e politica e mostro perché e come i nostri sistemi economici e politici devono cambiare, al fine di mantenere la promessa di libertà. Le minacce odierne alla sua restrizione, manifestate dal populismo autoritario, derivano dal fatto che i governi fanno troppo poco, o meglio, non così tanto come si dovrebbe.”
L’agenda neoliberista è sempre stata in parte una farsa, una foglia di fico per la politica di potere. C’era la deregolamentazione finanziaria, ma contemporaneamente venivano avallati anche massicci salvataggi governativi. C’era il “libero scambio”, ma parimenti anche massicci sussidi alla grande agricoltura e all’industria dei combustibili fossili.
A livello globale, ciò ha portato alla creazione di regole che hanno preservato i modelli commerciali coloniali, con i paesi in via di sviluppo che producevano materie prime e le economie avanzate che dominavano le industrie ad alto valore aggiunto. Che si trattasse di una farsa è stato ora reso evidente dagli Stati Uniti, che stanno fornendo enormi sussidi a determinate industrie, ignorando sostanzialmente le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), dopo decenni di rimproveri ai paesi in via di sviluppo i quali avevano anche solo preso in considerazione di fare lo stesso.
È vero che gli Stati Uniti stanno agendo in parte al servizio di una buona causa: la transizione verde. Tuttavia, le loro azioni dimostrano che i potenti non solo svolgono un ruolo sproporzionato nel creare le regole, ma le ignorano anche quando diventano scomode, sapendo che non c’è nulla che gli altri possano fare al riguardo. Nel frattempo, i paesi poveri non hanno altra scelta che seguirle, indipendentemente dalle conseguenze.
Durante la pandemia di COVID-19, si stima che 1,3 milioni di persone siano morte inutilmente perché le norme dell’OMC sui diritti di proprietà intellettuale hanno impedito la piena condivisione dei vaccini. Tali norme sono state applicate, anziché sospese, perché alcuni paesi ricchi hanno scelto di mettere i profitti farmaceutici al di sopra di tutto.
La preoccupazione è che un mondo senza regole, governato dalla “legge della giungla”, potrebbe essere peggiore di un mondo con regole basate su principi economici imperfetti che perpetuano dinamiche di potere ingiuste e sono applicate in modo non uniforme. Ecco perché, come abbiamo sostenuto Dani Rodrik e io, necessitiamo di una nuova architettura di governance, basata sul set minimo di norme necessarie per far funzionare il nostro sistema globale. Abbiamo bisogno di accordi ristretti per promuovere obiettivi condivisi e per garantire una parvenza di parità di condizioni. Alle economie avanzate dovrebbe essere consentito di fornire sussidi solo per obiettivi definiti in modo restrittivo, come la transizione verde, e solo se si impegnano a trasferire tecnologia e fornire una quantità commisurata di finanziamenti ai paesi in via di sviluppo.
Lo stato di diritto è importante a livello globale quanto lo è all’interno dei paesi, ma il tipo di legge è importante. Gli Stati Uniti e altre economie avanzate hanno bisogno che i paesi in via di sviluppo e i mercati emergenti cooperino con loro su una serie di questioni. Che lo vogliamo ammettere o no, stiamo anche competendo con governi autoritari per conquistare i loro cuori e le loro menti. Con il nostro attuale copione, abbiamo perso.
La fine del neoliberismo, il riconoscimento che alcune delle istituzioni create sotto la sua egida stanno fallendo e le nuove realtà geopolitiche ci offrono un’opportunità critica per ripensare la globalizzazione e le regole che l’hanno sostenuta. Dobbiamo coglierla.
Joseph E. Stiglitz