Discorso del Sindaco in occasione del Consiglio Comunale per l’856° Compleanno della Città
856 anni di vita per la nostra storia recente significano anche ricordi duri e drammatici: nel 2024 ricorrono gli 80 anni dal bombardamento alleato, i 50 anni della rivolta in carcere e i 30 anni dall’alluvione che ha colpito Alessandria e che ricorderemo durante l’anno.
Sono fatti che segnano ancora oggi la nostra Comunità ma che ci aiutano nel percorso di formazione della nostra strana identità, fatta di miti smitizzati o proprio dimenticati, di fatti ai più sconosciuti e che invece innervano ancora le nostre relazioni. Alcune onorificenze che oggi il Consiglio comunale riconoscerà parlano dei fatti della nostra storia; cito solo un esempio per non dilungarmi: la straordinaria figura di Don Maurilio Guasco legata alla rivolta in carcere del 1974, evento che ha segnato la storia non solo locale e che verrà trattato in una due giorni che si svolgerà proprio tra il 9 e 10 maggio prossimi. Evento forse in parte dimenticato ma che, come vedremo, ha fatto emergere una quantità rilevantissima di ricordi, interpretazioni, approfondimenti, e anche nuovi lavori di indagine giornalistica e di lettura documentaristica che invece mostrano l’essenza della nostra Alessandria.
Tutte le città sono così: insiemi di risposte ai bisogni della cittadinanza, di storie, vere o immaginate, di persone, di puntini che si uniscono in un disegno che non è uguale per tutte e tutti ma che a tutte e tutti deve dire qualcosa. La città etica e la città estetica devono dialogare, stare sullo stesso piano per segnare un confine di senso e una speranza.
Stendhal disse che la bellezza è la promessa di una felicità futura. Ce lo ricorda lo scrittore e urbanista Mario Mantelli in uno dei suoi piccoli capolavori nel quale sostituisce il termine bellezza con “Campo desiderante” forse intuendo, con decenni d’anticipo, l’abuso che si farà e si sta facendo di tale termine ma, soprattutto, portandoci a ragionare sulla nostra città, su noi stessi e anche sul nostro ruolo di cittadine, cittadini, amministratrici e amministratori. Per ragionare su Alessandria voglio riportare le parole di due persone che hanno colto aspetti particolari del vivere in città e, in particolare nella nostra. Mario Mantelli nel testo “Possibilità della Città immaginata” scrive:
“La prima coscienza che ebbi di essere l’abitante di una città furono i bollettini dell’acqua, del
gas e della luce. Mi pare perciò giusto parlarvi di città fredda e calda, chiusa e aperta, spenta e
accesa”.
Con i lampioni non andiamo molto d’accordo ma le cose stanno migliorando.
“Nella città accesa si imparano un sacco di cose.
A cominciare dalle vetrine dei negozi, dove, se appare una novità sul mercato, uno subito la
vede esposta e gli arrivano le novità dal mondo. È bello vivere in una città così.
[…] In effetti, passeggiando al solo scopo di guardare le vetrine, si scopre che esse sono delle
bellissime invenzioni: sono dei quadri in una galleria d’arte all’aperto, dove si entra senza
biglietto e dove si trova esposta qualcosa forse più importante dell’arte, vale a dire ciò che ci
serve per vivere o per renderci più felici di vivere. E poi bisogna vedere, al calare delle prime
ombre della sera, specialmente in quelle precoci della brutta stagione, come si illuminano!
Come acquari di lusso. E come ci consolano! Come una carezza della buonanotte. Ma nella
città accesa questa consolazione non va mai disgiunta dall’apprendere cose nuove, anzi e
proprio la consolazione stessa che deriva dalla conoscenza”.
Ed è fondamentale per capire i nostri obiettivi la riflessione sulla città che Umberto Eco scrive ne “Il
miracolo di San Baudolino” a partire dal suo rapporto con un pezzo molto piccolo di Alessandria:
“Il Comune di Alessandria mi ha inviato, perché potessi documentarmi per la rievocazione, le
fotografie del Mosaico di Severini sul Palazzo delle Poste. Confesso che non ho neppure aperto
il plico. Non voglio vederle.
Io voglio ricordare il mosaico di Severini come lo vidi la prima volta quando apparve.
Ero piccolo, ed ero abituato al fatto che le case avessero una facciata, un tetto, delle finestre,
delle porte – e il resto erano muri.
Basta che ogni onesto alessandrino vada a dare una occhiata al Palazzo delle Poste per
accorgersi che questa costruzione non risponde a quei requisiti.
Ora sono adulto e saggio, sono stato anche a New York, e so che le case possono essere di tipi
assai diversi. Ma allora non lo sapevo. Il Palazzo delle Poste era una cosa venuta dall’altro
mondo.Mi confortavano nel mio smarrimento i sogghigni dei buoni alessandrini, che mormoravano
divertiti (in dialetto) “cose da pazzi” e “non si può”. Ma erano tempi che le proteste non si
facevano ad alta voce.
Solo molti anni dopo ho scoperto che Alessandria aveva osato col suo Palazzo delle Poste
un’opera – per l’epoca – di avanguardia. Ma quando era apparsa né io né gli alessandrini miei
maggiori lo sapevamo, e quando lo seppimo era troppo tardi…
[…] Io su quei mosaici ho passato giorni e giorni, ho sognato, ho corso mille avventure tra ciminiere
di bastimenti, eliche, turbine, corrieri a cavallo, scimmie, coccodrilli e monarchi aztechi.
Crescendo in età e sapienza ho visto altre storie che si dipanavano per striscie lunghe,
interminabili […] Ma le ho viste quando ero ormai blasé. Invece sui mosaici di Severini ho
sognato, senza preoccupazioni estetiche. Ho intuito degli spazi. Ho capito che il mondo andava
oltre la mia città”.
Si tratta per noi di provare a far emergere la speranza di una felicità futura, ampliando per quanto possibile il Campo desiderante e collegando immagini, parole, opere d’arte, artisti alessandrini che accendono scorci della nostra città.
Da qui l’idea di unire “San Giorgio” e il Compleanno della nostra città: per valorizzare un’Alessandria caratteristica, allontanandosi dalla spasmodica ricerca di falsi miti e combattere l’esaltazione di identità artefatte.
Guardiamo alla nostra quotidianità provando a tracciare e illuminare percorsi.
Ci accompagnano in questo passatempo maestri come Lucio Fontana – con il suo San Giorgio e il drago –, Carlo Ciarli e le sue sedie nel cortile di questo Palazzo, e Mario Fallini che chiama Lucio Fontana a modo suo; i accompagneranno le Guide che mostreranno alcuni Palazzi e luoghi storici di
Alessandria, il Conservatorio sempre presente, e le studentesse e gli studenti che animeranno la città da domani; le associazioni di cittadine e cittadini che amano Alessandria e la fanno più bella con il loro impegno, i corpi intermedi di categoria che stanno colorando e ravvivando Alessandria, i
tantissimi ristoratori che hanno risposto presente per la parte enogastronomica che collega la San Giorgio alla sua tradizione agricola, al raviolo e all’agnolotto.
Cerchiamo tutti assieme di arricchire il nostro “Campo desiderante”, infine, con il quotidiano contributo delle persone che riceveranno le onorificenze della città, persone che saluto e ringrazio.
Buon compleanno Alessandria!