
Introduzione
In un contesto economico e politico globale sempre più complesso e interconnesso, la Globalizzazione affronta nuove sfide che minacciano la sua stabilità e continuità.
In questo post, ci concentriamo sui principali rischi per la globalizzazione, prendendo spunto da alcuni documenti di grande importanza appena pubblicati: 1. il rapporto della World Trade Organization (WTO), “Global Trade Outlook and Statistics 2023”; 2. il rapporto del Fondo Monetario Internazionale (IMF) “World Economic Outlook, A Rocky Recovery, Full Report, April 2023”;
3. e in particolare il Chapter 4 del World Economic Outlook dell’IMF, “Geoeconomic Fragmentation and Foreign Direct Investment”. Questi documenti offrono un quadro importante e aggiornato delle sfide che sta affrontando la globalizzazione e delle possibili soluzioni per mitigarne gli impatti negativi. In particolare, tra i tanti, ci concentreremo sui rischi derivanti dalla frammentazione geoeconomica e dalla competizione geopolitica, che oggi sembrano i principali, analizzando come questi fenomeni influenzino il commercio internazionale e gli investimenti diretti esteri.
Per scelta ci asterremo da ogni valutazione sulla bontà o meno della globalizzazione in se. Ci limiteremo ad una valutazione sui fattori di rischio per questo processo che ha caratterizzato e plasmato l’evoluzione economica degli ultimi decenni.
L’attuale contesto economico e politico globale è caratterizzato da un’incerta ripresa economica post-pandemica, con un tasso di crescita globale stimato dall’IMF al 2,8% nel 2023. Il dato può essere paragonato con l’andamento dell’indice dal 2011 al 2021 (fonte IMF):
2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | 2021 |
2,7 | 2,8 | 3,1 | 3,1 | 2,8 | 3,4 | 3,3 | 2,6 | (3,1) | 5,9 |
Tuttavia, questa ripresa è ineguale tra i diversi paesi e settori, e l’instabilità politica ed economica continua a influenzare le relazioni internazionali. Inoltre, assistiamo a un aumento della competizione per l’accaparramento di risorse e mercati, in particolare tra le potenze economiche come Stati Uniti, Cina e Unione Europea, che stanno rivalutando le loro strategie commerciali e di investimento in un contesto di crescente tensione geopolitica.
Il commercio internazionale, dal canto suo, ha registrato una crescita del 2,7% nel 2022, come riportato dalla WTO. Questo dato può essere valutato nel quadro dell’andamento del volume degli scambi internazionali dell’ultimo decennio (fonte WTO):
2012 | 2013 | 2014 | 2015 | 2016 | 2017 | 2018 | 2019 | 2020 | 2021 |
2,4 | 2,4 | 2,6 | 2,3 | 1,9 | 4,6 | 3,0 | 0,4 | -4,7 | 8,4 |
In questo quadro aggregato però l’accesso alle risorse e i flussi di investimento sono sempre più influenzati da considerazioni geopolitiche e geoeconomiche. Questa situazione ha portato a una crescente frammentazione del sistema economico globale, con la formazione di blocchi regionali e la rinegoziazione di accordi commerciali bilaterali e multilaterali. Allo stesso tempo, la competizione geopolitica tra le grandi potenze si riflette nelle tensioni riguardanti l’accesso a risorse strategiche come le materie prime necessarie per la transizione energetica e la sostenibilità ambientale, come sottolineato dal rapporto dell’OECD “Raw Materials Critical For The Green Transition: Production, International Trade And Export Restrictions”.
Insomma, anche i dati più recenti diffusi dalle grandi istituzioni internazionali confermano come lo scenario mondiale attuale sia segnato da crescenti incertezza e volatilità, non solo percepite, che mettono a rischio la stabilità e l’efficienza del sistema economico globale.
La Frammentazione Geoeconomica
La frammentazione geoeconomica è un fenomeno che si verifica quando l’interconnessione e l’integrazione tra le economie nazionali si indeboliscono a causa di fattori economici, politici e strategici. Questo processo può portare alla formazione di blocchi economici regionali, all’adozione di politiche protezionistiche e alla riduzione degli Investimenti Diretti Esteri (IDE). La frammentazione geoeconomica, questo è l’aspetto importante, può avere ripercussioni negative sulla crescita economica globale, l’occupazione e la cooperazione internazionale.
Il Capitolo 4 del World Economic Outlook dell’IMF, “Geoeconomic Fragmentation and Foreign Direct Investment”, evidenzia come la frammentazione geoeconomica stia diventando una preoccupazione crescente per l’economia mondiale e stia influenzando gli IDE e i flussi commerciali a livello globale. In particolare, si sottolinea che le tensioni commerciali e geopolitiche, insieme alle preoccupazioni per la sicurezza economica e la resilienza delle catene di approvvigionamento, stanno portando a una crescente “regionalizzazione” degli IDE e del commercio. Questa tendenza può limitare la capacità delle economie di beneficiare delle opportunità offerte dalla globalizzazione, come l’accesso a nuovi mercati, tecnologie e fonti di finanziamento.
L’analisi condotta nel rapporto evidenzia come le tensioni commerciali, le rivalità geopolitiche e le preoccupazioni sulla sicurezza economica stiano portando a un cambiamento nella natura degli IDE e dei flussi commerciali.
Il rapporto rileva che nell’ultimo decennio, la quota dei flussi di IDE tra le economie allineate geopoliticamente ha continuato a crescere, più della quota per i paesi geograficamente più vicini, suggerendo che le preferenze geopolitiche determinano sempre più l’impronta geografica degli IDE. Si osserva comunque anche una crescente regionalizzazione degli IDE, con una maggiore concentrazione di investimenti all’interno delle stesse regioni piuttosto che tra regioni diverse. Questo fenomeno è attribuito principalmente alla crescente importanza delle catene di approvvigionamento regionali, che offrono una maggiore resilienza alle interruzioni globali e alle tensioni geopolitiche.
Il rapporto sottolinea che la frammentazione geoeconomica può portare a una serie di conseguenze negative, tra cui la riduzione degli scambi di beni e servizi, l’erosione della cooperazione internazionale e l’aggravamento delle disparità economiche tra i paesi. Tali conseguenze possono limitare la capacità delle economie di beneficiare delle opportunità offerte dalla globalizzazione e ostacolare la crescita economica a lungo termine.
In sintesi, il capitolo 4 del World Economic Outlook dell’IMF mette in luce i rischi associati alla frammentazione geoeconomica, sottolineando la necessità di affrontare le sfide poste da questo fenomeno per garantire un futuro più stabile e prospero per l’economia mondiale. La cooperazione internazionale e la ricerca di soluzioni condivise saranno fondamentali per mitigare gli effetti negativi della frammentazione geoeconomica e promuovere una globalizzazione più equa e sostenibile.
Un esempio emblematico di frammentazione geoeconomica è la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, iniziata nel 2018 con l’introduzione di dazi e tariffe reciproche. Questo conflitto commerciale ha avuto ripercussioni negative sull’economia globale e ha portato a una riduzione degli scambi commerciali tra i due Paesi, come evidenziato nel rapporto WTO “Global Trade Outlook and Statistics 2023”. Inoltre, la rivalità geopolitica tra le due potenze ha avuto effetti sul flusso degli IDE, causando un calo degli investimenti reciproci.
Un altro esempio di frammentazione geoeconomica riguarda il processo della Brexit, con il Regno Unito che ha lasciato l’Unione Europea nel 2020. Questo evento ha portato a nuove barriere commerciali e a una riduzione degli scambi tra il Regno Unito e l’UE, con conseguenze negative per entrambe le economie. Inoltre, gli IDE tra il Regno Unito e l’UE sono diminuiti, come riscontrabile nel capitolo 4 del World Economic Outlook dell’IMF.
Infine, la pandemia di COVID-19 ha accentuato la frammentazione geoeconomica attraverso l’adozione di politiche protezionistiche e la ricerca di autonomia in settori strategici come l’industria farmaceutica e la produzione di dispositivi medici. La chiusura delle frontiere e le restrizioni ai viaggi hanno avuto un impatto negativo sui flussi commerciali e sugli IDE, come riportato nel World Economic Outlook dell’IMF.
In conclusione, gli esempi sopra citati mostrano come la frammentazione geoeconomica stia influenzando il commercio e gli investimenti diretti esteri a livello globale.
La Competizione Geopolitica
La competizione geopolitica si riferisce alla rivalità tra gli Stati per il controllo delle risorse, l’influenza politica e il potere militare a livello internazionale. Essa può manifestarsi attraverso conflitti armati, guerre commerciali, campagne di disinformazione, spionaggio e altri mezzi di pressione politica ed economica. In un contesto di crescente multipolarità, la competizione geopolitica è diventata un fattore determinante nel plasmare l’ordine economico e politico globale.
La rivalità tra stati si è intensificata negli ultimi anni a causa dell’ascesa di nuove potenze come Cina e India, che sfidano il predominio degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Questo cambiamento di equilibrio ha portato a un aumento delle tensioni e delle incertezze, come evidenziato nel rapporto del Fondo Monetario Internazionale “World Economic Outlook, A Rocky Recovery, Full Report, April 2023” e nel rapporto della World Trade Organization “Global Trade Outlook and Statistics 2023”.
La competizione geopolitica nel “Global Trade Outlook and Statistics 2023” pubblicato dalla World Trade Organization (WTO) è un tema cruciale. Secondo il rapporto, l’intensificazione della competizione geopolitica sta influenzando il commercio internazionale, con potenziali ripercussioni sulla crescita economica globale e sul benessere delle nazioni.
Uno degli esempi più significativi di competizione geopolitica è la crescente rivalità tra Stati Uniti e Cina, che si manifesta non solo attraverso la guerra commerciale menzionata nel paragrafo precedente, con l’introduzione di tariffe e restrizioni commerciali reciproche, ma anche attraverso tensioni militari nel Mar Cinese Meridionale e la corsa per il controllo delle risorse naturali e delle infrastrutture tecnologiche, come le reti 5G.
Il rapporto della WTO sottolinea come le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina abbiano avuto un impatto negativo sul commercio mondiale, in particolare attraverso l’introduzione di tariffe e restrizioni commerciali. Queste misure protezionistiche hanno generato incertezza e hanno ridotto gli investimenti, contribuendo a una riduzione del commercio mondiale, mettendo a rischio la ripresa economica globale e l’integrazione economica tra i paesi.
Un altro esempio è l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014 e l’invasione dell’Ucraina nel 2022, che hanno portato a sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea e a una crescente militarizzazione dell’Europa orientale. Queste tensioni si riflettono pesantemente anche nelle sfide che l’Europa sta affrontando per garantire la sicurezza energetica.
Le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina hanno acuito enormemente la rilevanza delle problematiche relative all’accesso alle risorse energetiche, come nel caso delle tensioni tra Russia e Unione Europea riguardo alla fornitura di gas naturale. La dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia ha portato a situazioni di tensione e a preoccupazioni per la sicurezza energetica dei paesi europei, con potenziali ripercussioni sulla stabilità politica e economica della regione.
Inoltre, la competizione geopolitica ha un impatto anche sulle catene globali di approvvigionamento. Ad esempio, la pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza la vulnerabilità delle catene di approvvigionamento globali, spingendo diversi paesi a ripensare le proprie strategie di produzione e a cercare di ridurre la dipendenza da fornitori esteri. Questo fenomeno, noto come “reshoring” o “riportare a casa” la produzione, può contribuire a una maggiore frammentazione geoeconomica e a una minore integrazione tra le economie.
La competizione geopolitica è quindi un altro fattore cruciale che mette a rischio la stabilità dell’ordine economico e politico globale. Per mitigare questi rischi, è fondamentale promuovere la cooperazione internazionale e il dialogo tra le potenze mondiali, al fine di prevenire ulteriori escalation e garantire la pace e la prosperità a livello globale.
In questo contesto, un aspetto importante del rapporto riguarda il ruolo delle istituzioni internazionali. Ci torneremo.
In sintesi, la competizione geopolitica, oltre che un problema in sé quando sfocia in sciagure come le guerre, rappresenta un fattore di rischio per la globalizzazione, con conseguenze dirette sul commercio internazionale e l’accesso alle risorse.
Conclusioni
In conclusione, i due principali rischi per la globalizzazione oggi sono la frammentazione geoeconomica e la competizione geopolitica. La frammentazione geoeconomica, come illustrato nel capitolo 4 del World Economic Outlook dell’IMF, è causata dalla crescente divergenza tra le politiche economiche dei paesi e dalle tensioni commerciali, che minacciano l’integrazione economica globale e riducono gli investimenti diretti esteri. La competizione geopolitica, evidenziata nel rapporto della WTO, contribuisce all’instabilità delle relazioni internazionali e incide negativamente sul commercio e l’accesso alle risorse.
Nel quadro delle tensioni impresse dai fattori di criticità per la globalizzazione, quali la frammentazione geoeconomica e la competizione geopolitica, emergono poi due fenomeni interessanti: il “reshoring” e il “friendshoring”. Il reshoring si riferisce alla decisione delle imprese di riportare la produzione e gli investimenti nei loro paesi di origine, spesso per motivi di sicurezza economica e politica o per ridurre la dipendenza da fornitori esteri. Il friendshoring, invece, indica la tendenza a spostare gli investimenti e la produzione verso paesi con i quali si condividono legami politici, culturali o storici più stretti.
Entrambi questi fenomeni possono essere considerati come risposte alle sfide poste dalla frammentazione geoeconomica e dalla competizione geopolitica. Ad esempio, le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno spinto molte aziende a riconsiderare le loro strategie di approvvigionamento e produzione, portando ad un incremento del reshoring. Allo stesso tempo, l’incertezza politica e le crescenti preoccupazioni per la sicurezza nazionale stanno spingendo i paesi a rafforzare i legami con partner affidabili attraverso il friendshoring.
Tuttavia, è importante sottolineare che questi fenomeni non rappresentano necessariamente una soluzione definitiva alle sfide della globalizzazione.
In sostanza, il reshoring e il friendshoring sono fenomeni che rispecchiano le attuali dinamiche della globalizzazione e i rischi associati alla frammentazione geoeconomica e alla competizione geopolitica. Per affrontare queste sfide in modo efficace, è però necessario promuovere una globalizzazione più equilibrata e inclusiva, basata sulla cooperazione internazionale e su un impegno condiviso per la sostenibilità economica, sociale e ambientale. È quindi necessario considerare una serie di strategie e soluzioni che possano ridurre gli impatti negativi di questi fenomeni.
In primo luogo, come suggerisce Rodrik nel suo libro “The Globalization Paradox”, è fondamentale trovare un equilibrio tra l’integrazione economica globale e la sovranità nazionale, in modo da conciliare le esigenze delle diverse popolazioni e delle specificità di ciascun paese. Questo implica una maggiore attenzione alle politiche di inclusione sociale, alla protezione dei diritti dei lavoratori e all’equità distributiva.
Inoltre, come sottolineato da Stiglitz in “Globalization and its Discontents Revisited”, è essenziale riformare le istituzioni finanziarie internazionali e i meccanismi di governance globale per garantire un sistema economico mondiale più equo e sostenibile. Ciò richiede un impegno condiviso per la trasparenza, la responsabilità e la cooperazione tra i vari attori internazionali.
Un altro elemento cruciale è la promozione di un commercio internazionale più sostenibile e resiliente, attraverso la diversificazione delle catene di approvvigionamento e la riduzione della dipendenza da singoli paesi o regioni. Il concetto di “friendshoring”, come discusso in precedenza, può essere un’opzione interessante in questo senso, poiché favorisce la collaborazione tra paesi con legami politici, culturali o storici più stretti.
Infine, è importante investire nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie e infrastrutture che possano aumentare l’efficienza e la sostenibilità dei sistemi produttivi e commerciali a livello globale e nella sostenibilità ambientale per affrontare le sfide globali come il cambiamento climatico. L’innovazione tecnologica può contribuire a ridurre gli impatti ambientali del commercio internazionale e a migliorare la qualità della vita delle popolazioni coinvolte. Come discusso da Mazzucato in molti suoi lavori e in “The Value of Everything”, la collaborazione tra settore pubblico e privato è fondamentale per promuovere un modello di sviluppo che sia sostenibile sia dal punto di vista economico che ambientale.
In sintesi, affrontare i rischi legati alla frammentazione geoeconomica e alla competizione geopolitica richiede un approccio olistico e integrato, che tenga conto delle diverse sfaccettature della globalizzazione e dei suoi impatti sulle società e sull’ambiente. Solo attraverso una collaborazione internazionale e un impegno condiviso per la sostenibilità sarà possibile ridurre gli effetti negativi di questi fenomeni e promuovere un futuro più equo e prospero per tutti.
Come accennato, le istituzioni internazionali e le politiche di cooperazione multilaterale rivestono un ruolo cruciale nel plasmare le dinamiche della globalizzazione e nel rispondere alle sfide della frammentazione geoeconomica e della competizione geopolitica.
Richard Baldwin, nella serie di articoli “The peak globalization myth” pubblicata su CEPR, sottolinea l’importanza del multilateralismo e del rafforzamento delle istituzioni internazionali per promuovere un commercio più equo e sostenibile. Inoltre, l’articolo “Trade: What’s Left of Globalisation?” pubblicato su ISPI Online mette in evidenza la necessità di riformare le istituzioni come la WTO per garantire una globalizzazione più inclusiva e resiliente.
Anche le discussioni sulle tendenze della globalizzazione riportate sul sito internet del World Economic Forum indicano che la cooperazione tra paesi e la riforma delle istituzioni internazionali saranno fondamentali per affrontare i rischi e le sfide della globalizzazione in evoluzione. Poi, la “re-globalizzazione” selettiva e il regionalismo, come descritto nell’articolo “Selective reglobalization will be the new face of the world” pubblicato sul blog dell’Università Bocconi ViaSarfatti25, richiedono un approccio più flessibile e adattabile alle esigenze specifiche delle diverse regioni e nazioni, che può essere raggiunto solo attraverso una solida cooperazione multilaterale.
Per gestire al meglio la frammentazione geoeconomica e la competizione geopolitica, è fondamentale che i paesi lavorino insieme per sviluppare strategie comuni e condividere le migliori pratiche. La sostenibilità ambientale e l’equità sociale dovrebbero essere al centro delle politiche di cooperazione multilaterale, assicurando che la globalizzazione sia inclusiva e tenga conto delle esigenze delle popolazioni più vulnerabili.
Su questo fronte, il ruolo delle istituzioni internazionali e delle politiche di cooperazione multilaterale sarà determinante nel conformare il futuro della globalizzazione e nel mitigare gli impatti negativi della frammentazione geoeconomica e della competizione geopolitica. Attraverso il rafforzamento della cooperazione e la riforma delle istituzioni esistenti, è possibile promuovere una globalizzazione più equa, resiliente e sostenibile.
Oltre il riconoscimento dei principali fattori di instabilità rispetto allo stato attuale della globalizzazione, e alle possibili linee di intervento per evitare stravolgimenti critici, in chiusura, e solo come un cenno, può essere interessante immaginare alcune possibili evoluzioni della globalizzazione nei prossimi anni.
In estrema sintesi, le diverse posizioni e analisi sulle prospettive della globalizzazione che sono state elaborate evidenziano una serie di temi comuni e convergenti:
- la globalizzazione non è probabilmente davvero in declino, ma si sta piuttosto radicalmente trasformando: gli esperti concordano sul fatto che la globalizzazione sta attraversando una fase di cambiamento piuttosto che di disgregazione. Le nuove tecnologie e la digitalizzazione, oltre alle spinte di cui abbiamo trattato, stanno dando origine a nuove forme di integrazione economica e commerciale. Richard Baldwin ad esempio, nella sua serie di articoli “The peak globalization myth” su CEPR, afferma che la globalizzazione non è in declino, ma sta semplicemente cambiando forma. In particolare, lo studioso sostiene che la digitalizzazione e la diffusione delle nuove tecnologie stanno aprendo nuove opportunità per l’integrazione economica globale, come l’outsourcing digitale e l’automazione;
- re-globalizzazione selettiva e regionalismo: Emergono concetti come la “re-globalizzazione” selettiva e il regionalismo, che prevedono una maggiore integrazione tra paesi con interessi comuni o vicinanza geografica. Ciò implica una globalizzazione più flessibile e adattabile alle esigenze specifiche delle diverse regioni e nazioni. Gli articoli che danno conto del del dibattito del World Economic Forum 2023, tra cui “Are we heading towards re-globalization, not deglobalization?” e “De-globalization or Re-globalization? It’s more a ‘cocktail’ of globalization, says an expert at Davos”, evidenziano che la globalizzazione sta subendo una trasformazione piuttosto che un declino. Suggeriscono che potremmo assistere a una “re-globalizzazione” o una “globalizzazione selettiva”, in cui i paesi scelgono di integrarsi con partner specifici per proteggere i propri interessi economici e politici. Ancora, anche l’articolo “Selective reglobalization will be the new face of the world” sul blog Viasarfatti25 sostiene che la globalizzazione sarà caratterizzata da un maggiore regionalismo e da nuovi modelli di integrazione economica. L’articolo suggerisce che i paesi potrebbero cercare di creare reti di produzione più flessibili e sostenibili, privilegiando relazioni commerciali con paesi vicini o con interessi comuni;
- cooperazione multilaterale e riforma delle istituzioni internazionali: Per affrontare i rischi e le sfide della globalizzazione, è fondamentale rafforzare la cooperazione multilaterale e riformare le istituzioni internazionali, come la WTO, per garantire un commercio più equo e sostenibile. L’articolo “Trade: What’s Left of Globalization?” su ISPI Online mette in luce l’importanza della cooperazione multilaterale per affrontare le sfide della globalizzazione. In particolare, l’articolo suggerisce che i paesi dovrebbero lavorare insieme per creare nuovi accordi commerciali e rafforzare le istituzioni internazionali, come l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), per garantire un commercio equo e sostenibile;
- sostenibilità ed equità: Le trasformazioni della globalizzazione dovrebbero essere guidate da un impegno a promuovere la sostenibilità ambientale e l’equità sociale. È importante che i paesi e le istituzioni internazionali lavorino insieme per garantire che la globalizzazione sia inclusiva e tenga conto delle esigenze delle popolazioni più vulnerabili.
In sintesi, le possibili evoluzioni della globalizzazione nei prossimi anni includono una maggiore digitalizzazione, una crescente importanza della cooperazione multilaterale, l’emergere di una “re-globalizzazione” selettiva e un aumento del regionalismo. Tuttavia, sarà condizione fondamentale che i paesi e le istituzioni internazionali lavorino insieme per garantire che queste trasformazioni portino a una globalizzazione più equa, resiliente e sostenibile.
Fabio Scarsi
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