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Una città #davveroloro?

Il messaggio che lanciamo ai cittadini è ambizioso, un grande segnale di disponibilità e di apertura in un insieme di percorsi intrecciati per costruire una città #davverovostra. 

Ma il nostro programma elettorale appartiene anche a chi non ne determina le sorti con il voto del prossimo 12 giugno? Come verrà percepito da quelle porzioni della popolazione che restano ai margini, se non direttamente escluse, dal dibattito? Le ragioni sono le più varie: l’età (la fascia 0-18), la condizione anagrafica (residenti ma non cittadini, per esempio molti stranieri), limitazioni di vario genere (si pensi alle persone a ridotta mobilità o con disabilità fisiche e cognitive, ma anche al crescente astensionismo). 

Mi soffermo in questo intervento solo sulla prima situazione: bambini e giovani della nostra città. Mi invito, e vi invito con me, a porre il problema della rappresentanza di chi ancora non partecipa a un processo elettorale e politico il quale, però, ambisce ad immaginare la città a 10, 20, 30 anni. E quindi, vengo alla questione: è possibile coinvolgere, ascoltare, tenere presente davanti a noi coloro che tra qualche anno, insieme a noi o al posto nostro, saranno chiamati a godere, gestire, innovare (speriamo non subire) le scelte odierne? 

Provo, in due punti schematici, ad avanzare qualche suggestione.

Per una città #davveroloro – 1

Appropriarsi del territorio per appartenere alla comunità

Ci appropriamo e impariamo a conoscere il nostro ambiente fisico, naturale, geografico, sociale fin dai primi giorni della nostra esistenza, anche prenatale. Ed esiste una fase del ciclo di vita – che coincide grossomodo con il primo ciclo di istruzione – in cui, per progressivi ampliamenti delle nostre relazioni e delle nostre potenzialità, questo avviene con maggiore fecondità.

Partirei quindi dalla necessità di supportare l’appartenenza fisica ad un luogo geografico, ad un territorio: professionalmente sono spesso a contatto con giovani alessandrini (non conta l’origine nazionale) che non conoscono le vie del quartiere e della città, come pure molti luoghi significativi. E se li conoscono, questo avviene solo attraverso la mediazione delle esperienze (sociali o di svago, di solito) che vi hanno vissuto. Sembra che non percepiscano la pre-esistenza della città alla loro esperienza. Altamente globalizzati, potrebbero andare in vacanza a migliaia di chilometri in un villaggio turistico sul Mar Rosso; preoccupatamente delocalizzati potrebbero scoprirsi incapaci di orientarsi nella loro città e rischiano di perdere  le opportunità di crescita umana, sociale e professionale che questa gli potrebbe offrire. E tutti noi, come comunità, perdiamo il grande potenziale di cambiamento, visione e stimolo che i più giovani possono offrirci.

Quindi re-imparare – perché anche noi adulti non siamo esenti da questo processo di sradicamento – con i nostri bambini e ragazzi a percorrere i quartieri e la città (a piedi, in bicicletta, in skate). Magari mantenendo come riferimento limite i 25 km/h che segnano il confine tra transito e trasporto, ovvero tra una velocità che consente la relazione attiva con il territorio, gli spazi e le persone, di contro alla relazione passiva dei trasportati sul mezzo privato. 

Per concludere, diamo linfa a progetti che integrino la conoscenza e l’appropriazione della città per i più piccoli (magari valorizzando e coordinando la fruizione di musei e risorse culturali della città) e l’educazione alla mobilità ecologica “integrale”: dal punto di vista energetico, ma anche dal punto di vista delle relazioni interpersonali, sociali, ambientali.

Per una città #davveroloro – 2

L’età adatta per impadronirsi della parola e per usarla

La città, la sua organizzazione degli spazi, il suo clima sociale, culturale e politico educano e formano nei più giovani i riferimenti etici e valoriali della partecipazione. Più di 50 anni fa dalla scuola di Barbiana veniva lanciata una critica serrata a una società italiana che anziché sospingere  alla partecipazione e alla cittadinanza attiva era più propensa a proporre come valori di riferimento il consumo della vita, del tempo e delle risorse: “gli hanno detto che i 12-21 anni sono l’età dei giochi sportivi e sessuali, dell’odio per lo studio. Gli hanno nascosto che i 12-15 anni sono l’età adatta per impadronirsi della parola. I 15-21 per usarla nei sindacati e nei partiti”.

Raccogliere questa provocazione implica rivisitare le nostre scale di riferimento valoriali e aprire una riflessione sugli spazi in cui dare parola a giovani (soprattutto nella fascia 13-18 anni) anche nella progettazione di quegli interventi di cui loro stessi, di qui a pochi anni, saranno protagonisti, partecipanti, gestori e innovatori.

L’amministrazione della città – e di una città come Alessandria in particolare – può configurarsi come ambito ottimale in cui mettersi alla prova in questo senso, con i suoi problemi già complessi, ma più accessibili che in contesti di tipo metropolitano. 

Qui non mi spingo a suggerire sul piano operativo delle soluzioni o delle proposte, perché è opportuno che siano i giovani studenti e lavoratori della città a impadronirsi della parola e a farla risuonare nei luoghi che saranno disponibili. E se non saremo bravi a creare questi spazi, o se questi non saranno sufficienti o adeguati, saranno loro – come già dimostrato in altre occasioni e su altri temi -a creare questi spazi. 

A tutti noi spetta però il compito di non perdere di vista la necessità di coltivare il dialogo intergenerazionale come chiave di una città capace di cambiare positivamente, di attivare le sue risorse e di rinnovare gli orizzonti verso cui procediamo.

LODOVICO COMO - 42 anni, marito di Francesca e papà di due ragazzi di 14 e 11 anni. Professionalmente sono il coordinatore delle attività e progettista del Centro di Formazione Professionale CNOS FAP di Alessandria, nonché formatore e consulente per l’orientamento scolastico e professionale. In questa veste mi occupo di creare le condizioni per il migliore sviluppo del potenziale umano e professionale di tante persone che camminano con noi sulle strade della città: giovani, soprattutto, ma anche adulti disoccupati e occupati, imprenditori, associazioni. Nelle vite precedenti (che coesistono variamente con quella attuale) ci sono molti anni di servizio formativo nell’associazionismo cattolico, un dottorato di ricerca con una tesi sull’integrazione europea, tre anni di collaborazione con la Provincia di Alessandria, docenze a contratto di pedagogia e didattica all’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Alessandria, qualche anno di militanza attiva nel Partito Democratico. Sono affascinato dalle sfide poste dalla complessità e dal cambiamento a cui ci chiama (sia esso personale, organizzativo, economico o sociale): è una straordinaria opportunità per “allargare l’umano” in ognuno di noi e tra di noi, nelle nostre comunità. Anche una città come Alessandria offre questa opportunità: Giorgio ha maturato la sensibilità e la competenza per governare questi processi, ma soprattutto ha dato il segnale che l’amministrazione e la politica si praticano con i cittadini e per i cittadini. Per questo ha la mia fiducia in questa avventura.
Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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