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Prima o poi la verità viene sempre a galla.

A tale of two armies: why Afghan forces proved no match for the Taliban

Patrick Wintour Diplomatic editor Sun 15 Aug 2021 15.10

Poorly led and riddled with corruption, the Afghan army was overrun in a matter of weeks

I talebani hanno 80.000 soldati rispetto ai 300.699 nominali al servizio del governo afghano, eppure l’intero paese è stato effettivamente invaso nel giro di poche settimane poiché i comandanti militari si sono arresi senza combattere nel giro di poche ore È la storia di due eserciti, uno mal equipaggiato ma ideologicamente fortemente motivato, e l’altro nominalmente ben equipaggiato, ma dipendente dal sostegno della Nato, mal condotto e pervaso dalla corruzione.

Lo scorso mese l’istituzione statunitense deputata alla vigilanza sulla spesa degli aiuti per l’Afghanistan (SIGAR) mise in guardia che l’esercito americano aveva pochi o nessun mezzo per conoscere la capacità delle forze di difesa e sicurezza nazionale afghane (ANDSF) quando le venne richiesto di operare indipendentemente dalle forze statunitensi, nonostante gli USA abbiano speso $ 88,3 miliardi fino a marzo 2021 per la ricostruzione della sicurezza in Afghanistan.

Riscontrò che le forze armate statunitensi sono costantemente ed eccessivamente ottimiste riguardo alle capacità militari afghane, anche se non disponevano di prove affidabili per effettuare tale valutazione, inoltre affermò che la partenza di migliaia di appaltatori statunitensi, concordata dagli Stati Uniti con i talebani nel 2020, “potrebbe avere un impatto significativo sulla sostenibilità dell’ANDSF, in particolare la loro capacità di mantenere aeromobili e veicoli”.

Sempre la predetta istituzione (watchdog), aveva ripetutamente messo in guardia sugli “effetti corrosivi della corruzione” all’interno delle forze armate afghane. Con la sua dipendenza da attrezzature avanzate e con un diffuso analfabetismo nei suoi ranghi, la struttura di contrasto non poteva mantenere in modo affidabile la sua forza e la sua prontezza al combattimento.

Degli $ 88,3 miliardi spesi, il watchdog ravvisò “se quel denaro è stato speso bene alla fine la risposta sortirà dall’esito dei combattimenti sul campo, forse più che l’attento esercizio di monitoraggio e valutazione“. È probabile che i chiari avvertimenti del rapporto vengano esaminati dal Congresso degli Stati Uniti nel tentativo di capire perché una spesa così ingente per l’addestramento dell’esercito afghano abbia portato a un crollo nei confronti dei talebani nel giro di poche settimane, lasciando i politici occidentali scioccati e perplessi.

Il Congresso solleverà anche la questione del perché l’amministrazione Biden pensò che lasciare le forze afgane da sole dopo decenni di dipendenza dagli Stati Uniti per le competenze chiave – tra cui copertura aerea, logistica, manutenzione e supporto all’addestramento per i veicoli terrestri e gli aerei ANDSF sicurezza, supporto di base e servizi di trasporto – garantissero sicurezza. Il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di recente, l’8 luglio, che non vi era alcuna probabilità che l’Afghanistan venisse invaso.

Allo stesso tempo, il livello degli attacchi dei talebani stava aumentando. In ogni trimestre dal 29 febbraio 2020 in poi, data dell’accordo USA-talebani, ci sono stati significativamente più attacchi da parte del nemico rispetto agli stessi pari all’anno precedente.

Eppure, una settimana prima che Biden dichiarasse che l’Afghanistan non sarebbe stato invaso, l’Afghan Analysts Network indipendente scrisse che i talebani avevano catturato 127 dei 420 centri distrettuali, circa il 25% del totale, e il 21 luglio, il generale Mark Milley, il responsabile dello staff dello stato maggiore degli Stati Uniti, aveva affermato che la cifra si aggirava a più della metà. A giugno, disse che erano solo 81. Era evidente che alcuni dei distretti caduti si trovavano in aree tradizionalmente anti-talebane.

Il problema aggiuntivo consisteva nel fatto che il governo centrale si trovava di fronte a una grave crisi fiscale provocata dalla perdita di entrate doganali e dal calo dei flussi di aiuti. Molti funzionari si sono lamentati di non essere stati pagati per mesi.

La paura si dimostrò come un ulteriore fattore. Mentre l’entusiasmo si spostava verso i talebani, favorito dai loro social media, la velocità degli eventi è stata alimentata dalla paura di vendetta e dai conti personali che sarebbero stati regolati sotto la copertura di un subentro di potere, in particolare in una grande città come Kabul. Il governo afghano non fornì alcuna contro-narrazione. A quel punto la ritirata degli Stati Uniti era a buon punto e quasi irreversibile; alla data del 5 luglio il suo ritiro si stava completando per oltre il 90%.

Il processo includeva il trasporto di 984 aerei C-17 fuori dall’Afghanistan, la consegna di oltre 17.000 pezzi di equipaggiamento e il trasferimento di 10 strutture, tra cui l’aeroporto di Bagram, al Ministero della Difesa dell’Afghanistan.

Il rapporto SIGAR (Special Inspector General for Afghanistan Reconstruction) riferì che fino a marzo erano stati stanziati $ 88,3 miliardi per la ricostruzione legata alla sicurezza, rispetto ai $ 36 miliardi per la governance e lo sviluppo, ma mise in luce che il Pentagono ha sempre trovato “estremamente difficile” valutare la capacità di combattimento e amministrativa dell’ANDSF”.

La SIGAR iniziò il suo addestramento multimiliardario delle forze afgane nel 2002 e tre anni dopo prese il controllo dell’addestramento sia della polizia sia dell’esercito. Quindi, gli addestratori militari statunitensi ebbero a disposizione quasi due decenni per preparare le forze afgane per prevenire un’insurrezione talebana. In partenza, gli Stati Uniti iniziarono a trasformare l’esercito nazionale afghano da una forza di fanteria leggera a un servizio di armi combinate con elementi dell’esercito, dell’aeronautica e delle forze speciali.

Il rapporto SIGAR rilevò che dal 2005 l’esercito americano aveva cercato di valutare la prontezza in battaglia delle truppe che avevano addestrato, ma nel 2010 riconobbe che le sue procedure di monitoraggio e valutazione “non sono riuscite a misurare fattori di prontezza più intangibili, come la leadership, corruzione e motivazione – tutti fattori che potrebbero influenzare la capacità di un’unità di utilizzare il proprio personale e le proprie attrezzature durante i combattimenti di guerra”.

Il meccanismo di valutazione è cambiato ancora nel 2013, ma nel 2014, con l’emergere di pochi segnali di progresso, venne deciso che i rapporti di valutazione avrebbero dovuti essere classificati. L’attenzione si spostò dai battaglioni al quartier generale di comando. Il rapporto riscontrò pure una frattura tra ciò che i generali esplicitarono al Congresso e ciò che riferirono agli ufficiali di livello inferiore.

Il rapporto SIGAR riferisce, ad esempio, che nel marzo 2011 in una testimonianza al Congresso, il generale David Petraeus – allora comandante della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza – sostenne che “gli investimenti nello sviluppo dei leader, nell’alfabetizzazione e nelle istituzioni hanno prodotto dividendi significativi” per l’ANDSF, e che le forze armate afghane stavano assumendo importanti ruoli di combattimento contro i talebani e che le unità di polizia locali afghane stavano limitando sempre più la capacità dei talebani di intimidire le comunità”. Molti altri generali statunitensi fecero affermazioni altrettanto ottimistiche. Ma altri rapporti indicarono “l’assenza di successo praticamente a tutti i livelli“.

In un articolo dell’Armed Forces Journal del 2012, il tenente colonnello Daniel Davis, che trascorse un anno in Afghanistan parlando con le truppe statunitensi e le loro controparti afghane, scrisse che le sue osservazioni “non avevano alcuna somiglianza con le rosee dichiarazioni ufficiali dei leader militari statunitensi riguardo alle condizioni operative sul terreno” . Il rapporto SIGAR criticò anche aspramente la tendenza dei politici e dei militari di alto livello a spulciare le buone notizie. E’ noto il “desiderio naturale che le buone notizie passino nella catena di comando“.

“Nelle parole di un ex alto ufficiale militare: ‘Man mano che l’intelligence si fa strada ai piani superiori, si consolida e si annacqua; Il tutto viene politicizzato, perché una volta che i politici ci mettono le mani sopra, e francamente, una volta che i comandanti operativi ci mettono le mani sopra, ne segue una torsione dei fatti’.

https://www.theguardian.com/world/2021/aug/15/a-tale-of-two-armies-why-afghan-forces-proved-no-match-for-the-taliban

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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