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Giorgio Laguzzi

Sulla questione tassa di successione, tassa patrimoniale e similari, scrivo alcuni punti, per riassumere concisamente ciò che penso.

Primo, trovo particolare, per usare un eufemismo, che vi siano pezzi della politica, e soprattutto di qualcuno che si definisce progressista e riformista, che siano favorevoli ad un prelievo sui dipendenti pubblici del ceto medio, per intenderci anche quelli intorno alla soglia dei 1300-1400 euro al mese, per fini re-distributivi, ma parimenti si posizionino sempre contrariamente a forme di prelievo sui ceti benestanti e ricchi.

Secondo, trovo comunque sempre un’impostazione sbagliata nell’affrontare questo genere di questioni. A mio avviso, si tende a giustificare una tassazione di qualsiasi tipo come un modo per “finanziare” delle altre manovre di politica economica (siano esse investimenti, sussidi, ammortizzatori, ecc.); tuttavia i sistemi basati su forme di fiat money non funzionano così, ma al contrario è la spesa pubblica, di qualsiasi tipo sia che precede la tassazione, e quest’ultima viene semmai poi utilizzata per fini re-distributivi e di contenimento dell’inflazione.

Ergo, in una fase del ciclo economico afflitta da crescita cospicua delle diseguaglianze socio-economiche, misure di re-distribuzione della ricchezza possono essere utili e persino necessarie, ma in una diversa ottica: quella della giustizia sociale e persino della miglior crescita economica, poiché diseguaglianze elevate portano a problemi di crescita ancor più della fantomatica “spesa pubblica improduttiva”. Ma al contempo, va fortemente sottolineato, non sono le tassazioni a dover precedere la spesa pubblica per finanziare altre misure di sostegno al ceto medio, ma il contrario.

Quindi, prima si deve espandere la politica di bilancio, in maniera coordinata con una espansione della base monetaria laddove necessario, per rilanciare investimenti, posti di lavoro e quant’altro, e poi successivamente si agisce sulla tassazione per fini re-distributivi e soprattutto per anticipare un’eventuale impennata dell’inflazione.

Questo cambio di prospettiva, che può sembrare pleonastico, è in realtà il cuore della questione e rappresenta la sfida forse più importante per le moderne socialdemocrazie in Europa, per imporre seriamente un dibattito sulla struttura dell’eurozona.

Giorgio Laguzzi

Nato ad Alessandria nel 1984 ha presto lasciato la sua città per conseguire un Dottorato di Ricerca in Logica matematica a Vienna. Ha intrapreso la carriera accademica in Germania per poi tornare a casa dove è attualmente ricercatore presso l'Università del Piemonte Orientale. Dal 2022 ricopre la carica di Assessore del Comune di Alessandria.

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