Il voto ai sedicenni, lo ius soli, la parità di genere, sono encomiabili proposte che promuovono l’impegno da parte delle forze progressiste per ampliare la platea dei diritti civili, collettivi e politici. Sennonché, spesse volte queste sbandierate “aperture” connotano esclusivamente principi etici-morali, per i quali persino un demiurgo illuminato non opporrebbe nessuna resistenza. Si tratterebbe di un nobile ampliamento della cosiddetta democrazia “formale”, la quale non farebbe certo da riparo a quel prossimo diciottenne, a una donna o a un “nuovo italiano”, contro ogni forma di sfruttamento nella loro attuale o futura veste di lavoratori.
Sorprende il fatto che i partiti o gli stessi esponenti così celebrati, locali e nazionali della sinistra democratica – con qualche eccezione – non abbiano mai fatto cenno della lotta che i lavoratori italiani, impiegati nel gigante monopolistico Amazon, stanno ingaggiando nei confronti della proprietà. Che quest’ultima sia controllata direttamente dalla major americana o da un suo appaltatore, come spesso accade in questi casi, non fa nessuna differenza. Stupisce, ma non troppo, la spiccata preferenza della sinistra democratica verso tematiche di tipo “sovrastrutturale”, piuttosto che tentare di sondare quel campo d’indagine in cui avviene la fondamentale contraddizione che produce il divenire storico, cioè il conflitto tra forze produttive e i rapporti di produzione.
Certo, evocare un aumento della base elettorale includendo i sedicenni – è perché no, anche gli undicenni accompagnati dai genitori – in questo modo ci si sottrae da un’analisi attenta del modello neoliberista, dall’ammettere che esista un conclamato monopolio come risultato scaturente dalla progressiva concentrazione dei capitali, in cui l’intera società occidentale – e non solo – è ormai preda. D’altro canto, è “comprensibile” che non si voglia allungare troppo le corna alle lumache per non allarmare il consenso derivato dal moderatismo perbenista. Tuttavia, sarebbe lecito chiedersi se questo lento e costante allontanamento dal materialismo storico, inteso come una metodologia con il compito di smascherare la rappresentazione del mondo, non abbia contribuito a far sì che l’intero schieramento socialdemocratico mostri il suo attuale increscioso “vuoto pneumatico” e di conseguenza un distacco sempre più marcato dai propri ceti di riferimento.
Già, poiché ridurre a una mera contrattazione sindacale la lotta dei lavoratori Amazon eviterebbe di varcare i confini del “politico”, l’essenza della politica. Ciò scagionerebbe dall’indagare nel profondo i meccanismi che stanno creando un generale sfruttamento della classe lavoratrice, la precarizzazione del lavoro; significherebbe avvalorare la narrazione del pensiero dominante secondo cui se il salario è flessibile verso il basso, e diminuisce in presenza di disoccupazione, quest’ultima sarà assorbita grazie al cambiamento delle tecniche di produzione e nella composizione dei consumi. Tesi che non solo si è dimostrata falsa, ma ha anche prodotto l’anticamera della povertà.
La battaglia contro Amazon è cominciata a Bessemer nella lontana Alabama. Da circa un mese i lavoratori scioperano e manifestano. Sono stanchi e inviperiti per colpa di questo “capitalismo della rendita”, costituito principalmente da una serie infinita di appalti (Contracting out), ove man mano che si scende verso il basso nella catena del lavoro gli operatori subiscono la torchiatura dei loro salari e vengono spossessati dei loro più elementari diritti.
La gran parte dei Democrats americani è con loro e ne fa un argomento principalmente politico. I Democrats non si sono limitati a sostenere nominalmente la “delega” sindacale. Continuano incessantemente a veicolare il pensiero che la difesa delle prerogative a tutela dei lavoratori passa esclusivamente nel rafforzamento del sindacato; nell’aderirvi e nell’organizzarlo come soggetto di protezione collettiva. Non si sottraggono dal grande confronto mediatico nazionale e internazionale sull’argomento[1]; criticano aspramente tutte le barriere che sono state precedentemente poste, nonché le garanzie rimosse, affinché l’oligarchia dei potenti non incorresse in “spiacevoli inciampi” da parte delle sue malmenate maestranze. Pur nelle loro contraddizioni i Democrats sollecitano il Congresso e il Senato a varare immediate disposizioni al fine di porre un freno alla protervia dei monopolisti.
Se non altro i Democrats, con le loro manchevolezze, stanno facendo politica attiva per riconquistare la perduta base elettorale. Qui, invece, la socialdemocrazia è ancora nello spiacevole condizione di “vuoto pneumatico”.
[1] https://www.theguardian.com/commentisfree/2021/mar/21/amazon-union-fight-warehouse-bessemer-alabama?fbclid=IwAR1pAjAGhfxjNOYUHR5uo7moE_6jh-kKq6MTqT1SSnnb7eoX4tgKsUILQJE