Porre fine all’elusione dell’imposta sulle società è anche uno dei modi migliori per affrontare la dilagante disuguaglianza di ricchezza e di reddito.
An Open Letter to Joe Biden on International Corporate Taxation
Feb. 26, 2021 JOSÉ ANTONIO OCAMPO, JOSEPH E. STIGLITZ, JAYATI GHOSH
For too long, international institutions have failed to address one of the most toxic aspects of globalization: tax avoidance and evasion by multinational corporations. Fair taxation of multinationals must be a central part of any tax system aimed at driving economic growth and creating high living standards for all.
Gentile Signor Presidente,
Il mondo ha accolto con favore la vostra elezione e il vostro impegno per riportare al centro della politica estera degli Stati Uniti quel requisito che la coinvolge diplomaticamente con la comunità internazionale. Nel trovare una comune intesa tra i governi per creare le condizioni volte a una ripresa economica globale equa e sostenibile dal punto di vista ambientale, la vostra leadership può incoraggiare il cambiamento in modo da trasformare l’esistente.
Per troppo tempo le istituzioni internazionali non hanno affrontato uno degli aspetti più dannosi della globalizzazione: l’elusione e l’evasione fiscale da parte delle multinazionali. Una loro tassazione equa è necessaria per creare il tipo di società a cui aspiriamo e deve essere una parte centrale di qualsiasi sistema fiscale progressivo volto a guidare la crescita economica e generare standard di vita elevati per tutti.
Porre fine all’elusione dell’imposta sulle società è anche uno dei modi migliori per affrontare la dilagante disuguaglianza di ricchezza e di reddito.
Dirottando i loro profitti verso i paradisi fiscali, le grandi aziende privano i governi di tutto il mondo di almeno 240 miliardi di dollari all’anno di entrate fiscali. Questo deficit colpisce non solo gli Stati Uniti, dove ogni anno circa il 50% dei profitti realizzati all’estero dalle multinazionali statunitensi viene trasferito nei paradisi fiscali, ma anche il Sud del mondo, dove le fonti di reddito sono più limitate e quindi si fa maggior affidamento sulle entrate fiscali delle società per finanziare i servizi.
In qualità di membri della Commissione indipendente per la riforma della tassazione internazionale delle società (ICRICT), la esortiamo a mantenere la vostra promessa di “dirigere gli sforzi a livello internazionale affinché si apporti trasparenza al sistema finanziario globale, si perseguano i paradisi fiscali illeciti, si sequestrino i beni sottratti e si renda più difficile per i leader che rubano alla loro gente nascondersi dietro anonime società di facciata“.
A tale scopo, la vostra amministrazione dovrebbe impegnarsi attivamente negli sforzi in corso per rivedere il sistema fiscale internazionale per garantire una tassazione equa delle multinazionali, che è attualmente in discussione nell’ambito del processo OCSE su mandato del G20.
Purtroppo, questi negoziati non hanno conseguito apprezzabili risultati. I governi dei principali stati membri (inclusa la precedente amministrazione statunitense) negoziarono partendo dal presupposto sbagliato che il loro interesse nazionale sarebbe stato meglio servito proteggendo quelle multinazionali con sede all’interno dei loro confini. Le discussioni sulla riforma della tassazione internazionale sacrificarono in tal modo l’ambizione comune al minimo comune denominatore.
Nel frattempo, le multinazionali continuano a eludere le tasse che potrebbero aiutare a finanziare la spesa pubblica per sostenere la ripresa post-pandemia. Il mondo non può più permetterselo.
Il processo negoziale ha, tuttavia, raggiunto un accordo sul fatto che le multinazionali dovrebbero essere considerate imprese unitarie. Ciò significa che i loro profitti internazionali dovrebbero essere tassati in linea con le loro reali attività svolte nel singolo paese. Questo è un concetto familiare negli Stati Uniti, dove i profitti aziendali sono suddivisi nei diversi stati nel rispetto di una formula di base secondo i fattori chiave che generano profitto: occupazione, vendite e attività. Ma l’attuale proposta applica questo criterio d’allocazione solo a una piccola quota dei profitti globali di un’impresa, in particolare quelli delle multinazionali altamente digitalizzate, che hanno principalmente sede negli USA.
L’e-commerce è cresciuto di quasi un terzo durante la pandemia ed è fondamentale che, non solo le multinazionali digitali, ma tutte le operazioni di business digitale delle multinazionali paghino la loro giusta quota di tasse. Occorre pertanto adottare una riforma ambiziosa e globale per replicare il sistema statunitense a livello internazionale, senza distinzione tra imprese digitali e non digitali. Una norma del genere contribuirebbe a creare condizioni di parità, a ridurre le distorsioni, a limitare le possibilità di elusione fiscale, nonché a fornire certezza alle multinazionali e agli investitori.
Questo sistema dovrebbe essere sostenuto da un’imposta minima globale sulle multinazionali, ponendo fine alla dannosa concorrenza fiscale tra i paesi e riducendo l’incentivo per le multinazionali di spostare i profitti verso i paradisi fiscali. Ma l’aliquota minima del 12,5% in discussione all’OCSE e altrove potrebbe diventare il tetto globale, nel qual caso la lodevole iniziativa di obbligare le multinazionali a sopportare la loro giusta quota di tasse finirebbe per creare l’effetto opposto.
Nella vostra campagna elettorale avete promesso di aumentare la tassa minima statunitense sui guadagni esteri delle società statunitensi (nota come “GILTI”) al 21%. Questa misura non avrebbe solo il merito di aumentare le risorse fiscali del vostro paese; fornirebbe anche il sostegno ai coloro che decidono le politiche di altri paesi seguendone l’esempio.
Un’ambiziosa tassa minima globale potrebbe cambiare le carte in tavola nella lotta all’elusione fiscale. Se i paesi del G20 accettassero d’imporre una tassa societaria minima del 25% (come sostiene l’ICRICT) sul reddito globale delle loro imprese multinazionali, più del 90% dei profitti mondiali sarebbe automaticamente tassato dal 25% in su. Naturalmente, è anche essenziale che tale tassa sia concepita per ripartire equamente i diritti di tassazione tra i paesi d’origine delle imprese e quelli ospitanti.
Il segretario al Tesoro Janet Yellen ha detto durante la sua audizione di conferma che la sua amministrazione non vedeva l’ora di “lavorare attivamente con altri paesi” al fine di “cercare di fermare quella che è stata una corsa distruttiva e globale al ribasso sulla tassazione delle società”. Non ci sono prove che la recente tendenza verso aliquote fiscali aziendali più basse abbia stimolato gli investimenti produttivi e la crescita. Il taglio delle aliquote negli Stati Uniti nel 2017 ha finito per finanziare principalmente il pagamento dei dividendi e il riacquisto di azioni proprie (buy back).
La tassazione delle società è in effetti una tassa sui profitti puri, quindi abbassare l’aliquota ha scarso effetto sull’attività economica. In altre parole, le imposte sulle società sono essenzialmente una ritenuta alla fonte sui dividendi, e quindi un’imposta sul reddito dei ricchi, poiché le partecipazioni azionarie (direttamente o indirettamente, ad esempio, attraverso i fondi pensione) sono distribuite in modo ancora più diseguale rispetto al reddito.
Vi chiediamo di garantire che gli Stati Uniti guidino ancora una volta con il potere dell’esempio e cooperino con altri paesi disposti a realizzare una riforma globale che sia equa per gli USA e per il resto del mondo. Finché non sarà adottata una tale riforma, le sanzioni commerciali contro i paesi che hanno già deciso di tassare le imprese digitali – molti dei quali sono paesi in via di sviluppo alla disperata ricerca di entrate aggiuntive – saranno controproducenti.
Impegnarsi nuovamente in un sistema multilaterale accettando un debole compromesso internazionale sulla tassazione delle multinazionali eroderà ulteriormente e non ripristinerà, la fiducia nel sistema. È totalmente nel nostro potere costruire un mondo post-pandemia più sostenibile, cooperativo ed equo, in cui le multinazionali paghino le tasse che dovrebbero. L’ICRICT sarebbe onorata di sostenere la vostra amministrazione nel raggiungimento di questo obiettivo cruciale.
This commentary is also signed by Edmund Valpy Fitzgerald, Kim Jacinto-Henares, Eva Joly, Ricardo Martner, Suzanne Matale, Léonce Ndikumana, Irene Ovonji-Odida, Thomas Piketty, Magdalena Sepúlveda Carmona, Wayne Swan, and Gabriel Zucman.
José Antonio Ocampo, a former finance minister of Colombia and UN under-secretary general, is a professor at Columbia and Chair of the Independent Commission for the Reform of International Corporate Taxation. He is the author of Resetting the International Monetary (Non)System and co-author (with Luis Bértola) of The Economic Development of Latin America since Independence.
Joseph E. Stiglitz, a Nobel laureate in economics and University Professor at Columbia University, is a former chief economist of the World Bank (1997-2000) and chair of the US President’s Council of Economic Advisers, was lead author of the 1995 IPCC Climate Assessment, and co-chaired the international High-Level Commission on Carbon Prices.
Jayati Ghosh, Executive Secretary of International Development Economics Associates, is Professor of Economics at the University of Massachusetts Amherst and a member of the Independent Commission for the Reform of International Corporate Taxation.
https://www.project-syndicate.org/commentary/letter-to-biden-on-international-corporate-taxation-by-jose-antonio-ocampo-et-al-2021-02?fbclid=IwAR0cC5jWYwYONtYdgPmsm1gXggfP0Qu295GtnhpTKFNy_mszqDQZplg38RI