Ritenendo che la sorte di Alexala meriterebbe qualche riflessione in più, e ritrovandomi nelle parole di alcuni commentatori del territorio circa la vuota retorica di alcuni amministratori, quando si parla di promozione del territorio, vorrei condividere alcuni pensieri in tema di turismo.
Abbiamo appreso da un consigliere regionale, qualche settimana fa, dell’esistenza di un progetto, ribattezzato “spezzatino”, in cui una parte del casalese-valenzano sarebbe stata ricompresa in un’azienda turistica locale (ATL) “dei laghi”, insieme con la provincia del VCO. La cosa ha suscitato, come immaginabile, un biasimo generale, tanto che l’Assessore Poggio ha tenuto a ribadire la non sussistenza di una simile proposta, prediligendo una più ambiziosa ATL che andrebbe dalle Langhe-Astigiano a tutta la provincia di Alessandria.
Diventata seria, a quel punto, la proposta, sono cominciate le lamentele, questa volta alle latitudini albesi-astigiane, perché, come sottolineato da un altro consigliere regionale, s’erano forse fatti i conti senza l’oste. In quel caso, l’elemento della contesa sarebbe stato il territorio del sud alessandrino, l’Appennino, in breve tutto ciò che non è Monferrato, ma a ben vedere, questa logica non è dissimile da quella che ha portato a concepire lo spezzatino dei laghi…
Ciò che non si è chiesto nessuno, e che trovo grave, è riassumibile in una domanda: ha senso strutturare un intero ambito amministrativo, sia pure per la sola promozione turistico-ricettiva, sulla base di un solo sito UNESCO?

Perché il guardare all’albese non suscita in molti, ahimè, dubbi sull’eccessivo ottimismo secondo cui parrebbe che Alba o Asti non vedano l’ora di mandare turisti da noialtri… ma c’è un altro dilemma di cui mi preoccupa l’assenza nel dibattito: saremmo pronti?
Se, in ipotesi, dovessimo entrare tutti quanti nel progetto di ATL unica Langhe-Astigiano e Provincia di Alessandria, senza aver prima investito con profitto sullo sviluppo e sulla cooperazione interna tra tutti i territori (dal casalese all’Appennino), in quella realtà aziendale, il nostro territorio andrebbe a costituire, nei confronti dell’albese, ciò che ha rappresentato il Mezzogiorno d’Italia l’indomani dell’Unificazione, ovvero quello di un contesto in cui il territorio più veloce rischia di risultare, inevitabilmente, fatale per il territorio meno strutturato, in mancanza di forti politiche redistributive, che non sono nemmeno in discussione (una delle poche, rappresentata dagli incentivi per il Master dedicato all’accoglienza turistica dell’Università del Piemonte Orientale, che richiederebbe maggiori attenzioni).
Meriterebbe spendere qualche parola sul perché molti dei nostri Comuni non abbiano risposto alla campagna di adesione ad Alexala (quota minima di poco di 750 €/annui), e di come ci siano intere zone dove il turismo non è ancora partito nemmeno come integrazione al reddito famigliare o di miglior utilizzo delle seconde case sfitte. Questo porta come conseguenza, tutta nostrana, che se un’Amministrazione non può contare su almeno 4/5 attività ricettive (tipo B&B), quasi certamente non verserà neanche un euro in un’ATL di cui, giustamente (dal loro punto di vista), non vede alcun ritorno.
Di questo dovremmo parlare in tutte le sedi, da quelle comunali ai luoghi di confronto con le associazioni di promozione (pro loco, APS, OdV, ecc), perché non importerà il nome, Alexala o altro, se non si farà qualcosa per arrivare almeno a un minimo di strutture in ogni Comune continueremo, come oggi, ad avere un’ATL che sarà percepita come intenta a giocare una partita a Risiko, che invocherà la massima partecipazione al gioco ma poi, su 190 Comuni, avrà sempre un’adesione ben al di sotto di qualsiasi confronto con l’albese-astigiano, anche perché, molto probabilmente le quote, di una super ATL, saranno superiori a quelle cui eravamo abituati nel nostro territorio.
Luca Beccaria

Vicesindaco di Camagna Monferrato, core-zone sito UNESCO Monferrato degli Infernot