Molto interessante ciò che ci descrive il Der Spiegel – uno tra i settimanali tedeschi più letti – sulla gestione della pandemia in Germania. Ebbene, fate il confronto con la nostra presunta “approssimazione sistemica” e traetene le conclusioni. Altresì curioso è il ritratto che la pubblicazione amburghese fa della Cancelliera Merkel, così venerata dai nostri centristi benpensanti.
Chancellor Merkel’s Failure in the Coronavirus Pandemic
An Essay by Markus Feldenkirchen
08.02.2021
Il compassato stile da leadership della Cancelliera Angela Merkel è stato elogiato per anni. Ma nella pandemia, si è rivelato problematico. La sua mancanza d’ambizione e di creatività ha avuto conseguenze disastrose per il paese.
Prima dell’arrivo della pandemia, il copione per la fase finale del mandato di Angela Merkel come cancelliere era stato essenzialmente scritto. Il suo contenuto sarebbe stato un misto d’ammirazione e di prematura nostalgia. Ogni confronto con un possibile successore avrebbe messo la Merkel in una luce ancora migliore.
Il culto della Merkel è poi diventato ancora più adorante nella prima fase della pandemia di coronavirus, con la Germania che è emersa con molti meno danni rispetto ad altri paesi in Europa. In parte è stata fortuna, ma in parte no. La Merkel aveva riconosciuto subito i pericoli presentati dal virus e aveva introdotto le misure corrette. In uno dei suoi rari discorsi alla nazione, riuscì a trasmettere la gravità della situazione con il giusto tono di preoccupazione e di solidarietà, motivando così milioni di tedeschi a rimanere a casa. Se si fosse dimessa l’estate scorsa – cosa che ovviamente non avrebbe mai potuto fare nel mezzo di una simile crisi – sarebbe stata quasi certamente santificata.
La scorsa primavera, in un momento in cui ancora sapevamo poco del virus, i confinamenti erano l’unico strumento efficace che i politici avevano a loro disposizione. Non c’era alcuna reale necessità di creatività o slancio per fare la cosa giusta. Tutto ciò che i politici dovevano fare era chiudere il paese. E la Merkel lo fece con la necessaria convinzione.
Chiudere il paese rimane la sua migliore trovata fino ad oggi. È più brava di chiunque altro in Germania, in particolare se la si paragona a molti dei governatori dei 16 stati tedeschi. A metà ottobre, quando la maggioranza dei governatori dei Lander non credeva che fosse necessario introdurre misure più severe, nonostante i numeri crescenti, la Merkel rispose in modo aspro: “Allora saremo di nuovo qui tra due settimane“. La risposta è già diventata leggendaria in Germania, e aveva ragione. Anche se altri decisori sono caduti vittima nell’arroganza di credere di poter ignorare le conclusioni tratte dagli esperti, la Merkel è rimasta ostinatamente fedele ai fatti.
Sfortunatamente, però, l’insistenza sulle chiusure tempestive ed estese con proroghe è rimasta la sua unica vera risposta alla crisi. Non è stato aggiunto nulla alla cassetta degli strumenti. Ciò che era buono per la prima ondata, tuttavia, si è dimostrato drasticamente insufficiente per la seconda o per la terza. I più impegnativi sforzi per contrastare la pandemia non si sono rivelati altrettanto buoni.
In qualche modo nel corso degli anni, ha preso piede la narrativa che la Merkel è un leader dotato quando deve fronteggiare una crisi. Questa è forse la sua caratteristica: l’indiscutibile capacità di mantenere la calma anche se tutti coloro che la circondano perdono la freddezza. A questa narrazione sulla sua flemma, però manca il rovescio della medaglia: la sua passività. La questione non sta nel fatto che Angela Merkel abbia compiuto una serie di passi falsi nella crisi pandemica, bensì riguarda tutte quelle cose che non ha mai nemmeno tentato di fare. E ciò è essenzialmente l’equivalente alla negligenza politica.
Un lungo elenco di opportunità perse
Quasi nulla che avrebbe potuto rallentare o addirittura impedire lo sviluppo della seconda ondata in Germania è stato attuato in modo tempestivo e decisivo. L’App Corona Warn, utilizzata per avvisare le persone di una possibile esposizione alla malattia, è rimasta quella che è sempre stata: uno scherzo. Il popolo tedesco non è stato ancora sufficientemente fornito di mascherine mediche, tanto meno quelle di tipo FFP-2, che offrono una migliore protezione. Il fatto che le case di riposo e di cura debbano essere protette con tutti i mezzi disponibili era ampiamente noto sin dalla scorsa primavera. Ma i litigi sui fondi necessari per farlo continuano ancora oggi. I test rapidi sono stati sul mercato fin dall’inizio dell’estate, ma lo Stato invece di acquistarne miliardi e distribuirli tra la popolazione tedesca, ha compiuto solo uno sforzo per riservare alcune forniture per le case di cura, e il resto è stato lasciato al libero mercato.
Le agenzie sanitarie, le cui capacità di rintracciamento sono state riconosciute come il fattore centrale che determinano l’imposizione o allentamento dei blocchi, sono ancora alle prese con la mancanza di personale e devono affrontare carenze tecniche, le stesse che ci ricordano quelle delle municipalità tedeschi negli anni ’90. E che dire della commissione di studi per scoprire in modo più puntuale quali aree della società sono responsabili di un maggior numero d’infezioni e quali no? Senza questi studi, coloro che ricoprono responsabilità politiche restano all’oscuro e sono costretti a combattere il virus a casaccio invece d’optare per misure più precise. L’elenco delle opportunità perse potrebbe continuare all’infinito.
La Cancelliera, ovviamente, non è responsabile di ogni fallimento del settore pubblico. Anche gli amministratori distrettuali, i responsabili per la protezione dei dati, i membri del governo centrale, i governatori dei Lander e persino alcuni ministri federali condividono parte della colpa per gli errori commessi. E per alcune aree, come l’istruzione, la Cancelliera non ha alcuna responsabilità formale. Tuttavia, nessuno si sarebbe lamentato se (qualcuno) avesse delineato un profilo su come le scuole avrebbero potuto meglio funzionare nel mezzo di una pandemia.
Non c’è stato alcun vertice sulle app sotto la sua guida. Nessun vertice sui test rapidi. Nessun vertice sulle mascherine. Nessun vertice sulle case di riposo. Nessun vertice con le agenzie sanitarie federali[1]. Nessun vertice sulla scuola. E a luglio non ebbe luogo nemmeno il summit con la Cancelliera sul piano vaccinale, tanto per fare un esempio. Né questo si tenne a settembre o prima di Natale. Non si fece nemmeno nelle prime settimane dell’anno, quando ormai era diventato abbondantemente chiaro che l’Europa stava affrontando una grave carenza di vaccini in contrasto con il continuo compiacimento del tutto fuori luogo.
Deludente a dir poco
Durante l’estate, la Cancelliera insistette affinché tutti i negoziati con i produttori di vaccini fossero lasciati alla Commissione europea. Di conseguenza, il suo interesse per quelle trattative svanì rapidamente. Il fatto che all’epoca la Germania detenesse la presidenza di turno del Consiglio della UE non cambiò una virgola riguardo a questa mancanza di curiosità. E questo nonostante il fatto che assolutamente nulla fosse più cruciale per il benessere della Germania e per il resto del continente. Il risultato fu uno shopping frenetico che difficilmente avrebbe potuto essere più esitante e avaro, i cui risultati sono diventati fin troppo noti.
Ma poi, la settimana scorsa, alla cancelleria si è svolto un vertice sui vaccini. Questo solo perché la Cancelliera è stata messa sotto pressione dai membri del gabinetto socialdemocratici (SPD), il suo partito junior di coalizione. Data la mancanza d’entusiasmo, non sorprende che i risultati di quel vertice siano stati a dir poco deludenti.
Nulla venne preso in considerazione dalla Cancelliera per integrare le misure di chiusura e le regole di allontanamento sociale, come strumenti utili per affrontare la pandemia. Alcuni dei vertici non hanno mai avuto luogo. La Merkel è solo intervenuta sull’acquisizione del vaccino quando era già troppo tardi. I summit avrebbero potuto fallire, mentre altri probabilmente avrebbero prodotto solo risultati a metà. Ma il tentare ne sarebbe valsa la pena, perché ciò avrebbe marcato l’impegno di compiere tutto il necessario, nonché una testimonianza per la ricerca di una strategia coerente.
L’atteggiamento e l’approccio sono importanti. L’ “esprit” è vitale. Se c’è una mancanza d’ambizione nei piani alti, quelli più in basso solo raramente mostrano uno slancio maggiore. L’ambizione deve essere data come esempio. Le aspirazioni devono essere comunicate in modo chiaro, gli obiettivi devono essere fissati e le iniziative lanciate. Quando niente di tutto ciò accade, si ottengono apparizioni come quella avvenuta in un talk show in prima serata di qualche settimana fa del ministro dell’Economia Peter Altmaier. Egli disse che il governo non aveva ancora una panoramica di quali impianti in Germania avrebbero potuto essere convertiti per la produzione di vaccini. “Non so quante persone ci siano che sappiano dove in Germania queste cose potrebbero essere rese disponibili“, affermò testualmente Altmaier.
In questa fase della crisi, una simile dichiarazione non è altro che una confessione di un fallimento. E questo è anche un ottimo esempio dell’eccessiva lentezza nell’agire che è stata caratteristica dell’era Merkel. Il talk show si concluse con la conduttrice che lanciò un appello ai suoi telespettatori: “Se per caso sei titolare di un’azienda farmaceutica e pensi di poterci aiutare, fatti avanti!“
Una mancanza d’ambizione
Il primo dei due casi in cui la Merkel ha davvero mostrato la volontà di cambiare qualcosa, di plasmare un nuovo percorso ardito, fu negli anni tra il 2003 e il 2005. Antecedentemente al suo primo mandato fece una campagna elettorale promettendo d’introdurre riforme di vasta portata riguardanti l’assistenza sanitaria e il sistema fiscale. I critici l’accusarono di mancanza di cuore e di neoliberismo. Ma al di là di cosa si pensasse sulle sue proposte, queste erano ambiziose. Paradossalmente, però, il desiderio d’investire capitale politico nell’attuazione del cambiamento le è quasi costato la vittoria. Gli elettori la punirono nelle elezioni del 2005 e il suo margine fu molto più sottile del previsto. La Merkel di quella lezione fece tesoro e il suo incarico alla Cancelleria diventò un esercizio per evitare rischi senza ambizione. Invece di dire cose come “voglio” o “vogliamo“, il motto del suo stile di governo si è rivelato: “Aspettiamo e vediamo cosa succede prima di reagire“.
Ancora oggi, non esiste un solo progetto ambizioso o di riforma che sia ampiamente associato al nome della Merkel. Ciò che ricorderemo è il suo stile di leadership piacevole, deliberato, modesto e schivo.
Il secondo momento in cui la Merkel voleva fare davvero qualcosa, ed era disposta a rischiare per ottenerla, arrivò nell’autunno 2015. La sua decisione di mantenere aperti i confini della Germania, consentendo così a centinaia di migliaia di rifugiati e migranti di arrivare nel Paese, si dimostrò coraggiosa. Per un po’ è sembrato persino che la decisione si fosse originata da una sua profonda convinzione. Ma quell’impressione svanì quando risultò chiaro che il suo governo avrebbe fatto ben poco per integrare i nuovi arrivati. Proprio come fece per la sua politica di salvaguardia del clima, l’avvio intrepido venne sostituito da una marcata incapacità di portarla a compimento.
Per anni, questo stile di leadership temperato e reattivo ha servito bene la Germania. Ma la pandemia della corona virus ha messo in mostra i limiti di questo approccio. I leader che non sono in grado di formulare una visione di come dovrebbe essere il futuro sono condannati a vivere alla giornata. Ora è diventato evidente a tutti di quanto possa essere insoddisfacente questo approccio, con la leadership del paese completamente priva d’immaginazione e d’ambizione. Nessuno, forse, incarna meglio questa mancanza di proposito pari alla passività del Capo della Cancelleria Helge Braun. Se Braun e la Merkel credessero davvero, come hanno affermato, che “sostanzialmente nulla è andato storto” con l’acquisizione del vaccino, sarebbe una pillola amara da ingoiare. D’altra parte, se le tue mire sono calibrate verso il basso queste sono sufficienti per assicurati di centrare il bersaglio.
Nonostante tutto ciò, Angela Merkel è ancora romanticizzata da larghe fasce della popolazione tedesca, compresi i giornalisti. La critica alla Cancelliera in alcuni ambienti è considerata sconveniente. Forse, ciò è dovuto al fatto che la Merkel è la prima donna ad aver ricoperto il suo incarico, dopo secoli di dominio maschile. Forse, ciò è a causa della sua reputazione di gran lavoratrice e della sua eccellente comprensione anche dei dettagli politici più arcani. Forse, ciò si deve alla sua modestia che è un gradito contrasto con gli altri decision-makers; in particolare bilancia il peso di quelle creature politiche guidate dal testosterone che tendono a popolare la scena nazionale e internazionale. Forse, sono tutte queste combinazioni di fattori che rendono difficile l’avere una visione sobria delle sue capacità di leadership e dei suoi difetti.
Lo stile di leadership di Gerhard Schröder raggiunse i suoi limiti nel 2005. Lo zeitgeist era andato avanti ed era tempo che giungesse qualcosa di nuovo. Angela Merkel era lì per approfittarne. Ora, però, dopo 16 anni, anche lo stile di leadership della Merkel ha fatto il suo corso. E’ arrivato il tempo di cambiare.
https://www.spiegel.de/international/germany/political-malpractice-chancellor-merkel-s-failure-in-the-coronavirus-pandemic-a-7e7bf64a-6586-43b3-b9fe-9814787076c7
[1] https://en.wikipedia.org/wiki/Federal_Health_Agency