
L’antimodernismo, l’avversione alla cultura, al positivismo dogmatico sono epifenomeni sociali che da tempo ben conosciamo, la cui traccia va cercata all’indomani del primo grande conflitto bellico mondiale. Nel corso di crisi economiche-sociali queste tendenze eversive – che nell’ideologia fascista si manifestarono con il rifiuto al dottrinarismo socialista e all’intellettualismo moralista borghese, entrambe considerate astratte e prive di un presunto “realismo pragmatico” – incoraggiano spesse volte la divulgazione di tesi complottistiche. Il cui nesso è da ricercarsi in alcune non ben identificate “culture” straniere, aventi come obiettivo quello di avvelenare i pozzi della propria coscienza domestica, rendendoci tutti schiavi di un supposto leviatano internazionale.
Sì, è vero sono delle stupidaggini; delle pure e semplici semplificazioni. Infatti, per alcune fazioni, consapevoli o meno della loro idiozia, certe logiche di potere eticamente censurabili ed economicamente dannose – il tipico caso delle relazioni di mutuo vantaggio che cementano i top manager di grandi aziende con i detentori dei corrispondenti pacchetti azionari – non sono ritenute oggetto come parte di una seria critica sistemica, bensì null’altro che meccaniche traduzioni in qualche forma di congiura ordita dall’alto con lo scopo di lucrare sulle sofferenze e le libertà civili di noi comuni mortali.
Tuttavia, pur non giustificando i “cospiratori”, è assai noto che la Big Pharma evidenzia gli aspetti più scandalosi per quanto concerne l’incestuoso rapporto tra potere industriale e potere deliberativo politico (tra cui le famose porte girevoli) che, nonostante le molteplici, autorevoli e argomentate rimostranze, non è mai stato minimamente scalfito. Basti pensare con quale spudoratezza i CEO di Pzifer e Moderna abbiano incassato, sebbene nel pieno rispetto della norma, le plusvalenze delle loro “stock options” successivamente a un annuncio relativo alla formulazione di un vaccino covid 19, ma ancora privo della certificazione degli organi ufficiali competenti (FDA). Chi ci fornirà la garanzia che sarà in grado di proteggerci? L’annuncio?
Owen Jones, editorialista del The Guardian, a cui gli va riconosciuta la dote di cogliere anche quello che sfugge ai più, deposita la sua sentenza: socializzazione delle perdite, privatizzazione dei profitti.
The Covid vaccine will benefit humanity – we should all own the patent
The pharmaceutical industry has long made exorbitant profits by free-riding on research carried out by the public sector
Evviva Pfizer! Poiché la notizia di un vaccino che potenzialmente offre una protezione del 90% contro Covid-19 offre una zattera di salvataggio per una umanità stanca di lockdown, forse quei manifesti disegnati a casa sulle finestre delle persone che ringraziano il NHS [SSN] presto applaudiranno invece le grandi aziende farmaceutiche.
La speranza di un vaccino di successo per liberarci da una prolungata miseria economica dovrebbe essere abbracciata, ma non dovremmo per questo celebrare l’industria farmaceutica. Se proprio volete questo non è altro che un caso di studio particolarmente eclatante di “socialismo per i ricchi”, o di imprese private che dipendono dalla ricerca e dall’innovazione del settore pubblico per realizzare profitti colossali, basta fermarsi alla grande industria farmaceutica.
La Pfizer e il suo partner biotech tedesco, BioNTech, guadagneranno l’incredibile cifra di 9,8 miliardi di sterline l’anno prossimo da un vaccino contro il coronavirus. Gli inviti secondo cui le aziende farmaceutiche non dovrebbero trarre profitto dalla crisi più grave del mondo dalla seconda guerra mondiale sono stati liquidati a luglio come “radicali” dal CEO della Pfizer; e, forse, molti trascureranno tali profitti in mezzo all’ondata di gratitudine. Ma l’affermazione della Pfizer di “non aver mai preso soldi dal governo degli Stati Uniti, o da nessuno” non regge alla verifica dei fatti: la grande industria farmaceutica dipende dalla munificenza del settore pubblico.
Lo stesso vaccino sperimentale Pfizer/BioNTech utilizza una tecnologia di proteine spike sviluppata dal governo degli Stati Uniti: senza lo Stato, questo vaccino probabilmente non sarebbe stato sviluppato così rapidamente. Mentre quasi 10.000 vite umane vengono perse in tutto il mondo ogni giorno a causa della pandemia, il CEO di Pfizer incassa questa notizia sul vaccino vendendo $ 5,6 milioni in azioni. Una decisione che crea più che un semplice imbarazzo. (Un portavoce ha detto ad Axios che “la vendita faceva parte di un piano predeterminato creato ad agosto“.)
“Nella pratica, le aziende farmaceutiche sono monopoli globali, a cui viene concesso il diritto di mettere sul conto qualunque cosa che il mercato sia disposto a tollerare per i nuovi farmaci che producono“, afferma Nick Dearden di Global Justice Now, il quale chiede che i brevetti sul vaccino Pfizer siano sospesi. I brevetti concedono loro diritti esclusivi per produrre e vendere i loro farmaci per 20 anni, impedendo la fornitura di versioni generiche più economiche.
Questo è un settore non guidato dalla cura delle malattie ma piuttosto dai profitti degli azionisti: ad esempio, una recente ricerca ha scoperto che i ricavi derivanti dall’aumento dei prezzi dell’insulina sono stati distribuiti agli azionisti piuttosto che verso la ricerca e sviluppo. Quando le start-up nascono sviluppando nuovi farmaci innovativi, le grandi aziende farmaceutiche le acquistano interrompendo persino le ricerche innovative a beneficio di tali nuovi trattamenti per soffocare la concorrenza.
Prendiamo due esempi particolarmente orribili di questa industria farmaceutica a catafascio. Mentre milioni di africani stavano morendo a causa della pandemia di HIV/Aids, le grandi aziende farmaceutiche hanno tentato di bloccare quei governi con poche risorse finanziare disponibili che importano versioni più economiche di farmaci salvavita. Eccone un altro: l’aumento delle infezioni resistenti agli antibiotici è un’emergenza forse addirittura paragonabile alla crisi climatica. Eppure le aziende farmaceutiche non sono riuscite a investire nel potenziamento di nuovi farmaci – sorprendentemente, non è stata sviluppata una nuova classe di antibiotici per quasi quattro decenni – perché semplicemente ciò non è redditizio. Questo colossale fallimento ha portato l’ex “superbug tsar” del governo Jim O’Neill a suggerire che la nazionalizzazione delle compagnie farmaceutiche potrebbe essere l’unica risposta.
“Dobbiamo rispondere a Covid con cooperazione, solidarietà ed equità“, mi dice Diarmaid McDonald di Just Treatment, che sta conducendo una campagna contro gli accordi segreti tra il governo e le grandi aziende farmaceutiche su qualsiasi vaccino. “Ma il modello big-pharma è l’antitesi di questo: si tratta di modelli di business chiusi, che si concentrano su sforzi competitivi compiuti in modo appartato per non fornire i migliori risultati a tutti, bensì per incassare maggiori profitti possibili per la singola azienda“.
In risposta alla pandemia dei primi anni 2000 causata dalla Sars – anch’essa un coronavirus – i governi si sono impegnati ad aumentare gli investimenti nella ricerca, contribuendo a sviluppare promettenti candidati vaccini, che avrebbero potuto essere utilizzati contro il Covid-19. Ma le aziende farmaceutiche abbandonarono la ricerca. Perché? Perché era improbabile che ciò fosse immediatamente redditizia. La situazione peggiora: le principali aziende farmaceutiche hanno bloccato una proposta dell’UE nel 2017 per accelerare i vaccini per i patogeni come il coronavirus.
Ecco un po’ di buon senso di base. Il mese scorso, i governi indiano e sudafricano chiesero all’Organizzazione mondiale del commercio di conferire ai paesi il potere di non concedere né applicare brevetti legati ai farmaci e ai vaccini Covid-19 fino al raggiungimento dell’immunità globale. Questa settimana, i due richiedenti sono stati sostenuti dai principali esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite che hanno invitato i governi a garantire l’accesso universale a un vaccino. Ma tali proposte vengono bloccate, mentre un piccolo numero di paesi ricchi ha già stipulato accordi per oltre un miliardo di dosi del vaccino La Pfizer-BioNTech, lascia meno di un quarto della produzione che si prevede manifatturare per il resto del mondo.
Piuttosto che essere un trionfo di pubbliche relazioni per le grandi aziende farmaceutiche, il coronavirus dovrebbe servire come promemoria per le disastrose conseguenze derivanti dal lasciare un’industria salvavita nelle mani di un affarismo monopolista. La Gran Bretagna si trova in una condizione migliore rispetto alla maggior parte di altri paesi: il National Institute for Health and Care Excellence (NICE) ha una notevole influenza sulle aziende farmaceutiche essendo in grado di giudicare se i loro farmaci hanno un buon rapporto qualità-prezzo per il suo NHS [SSN]. Ma, mentre gli Stati Uniti pagano in media quasi quattro volte di più per i farmaci rispetto ad altri paesi, laggiù tutti vengono derubati.
Con un vaccino funzionante, l’immunità di gregge potrebbe essere possibile senza provocare altri milioni di morti. Dopo tutto, si tratta di una catastrofe globale: fino a 150 milioni di persone in più saranno ridotte in povertà estrema entro il prossimo anno a causa della pandemia. Ne sono morte centinaia di migliaia, da Nuova Delhi a Rio de Janeiro, mentre intere economie sono state devastate. Ma un’industria farmaceutica che da tempo ha realizzato profitti esorbitanti sfruttando la ricerca del settore pubblico gli è stata riconosciuta l’opportunità di essere ancora una redditizia fabbrica di soldi.
Quindi sì, rallegratevi del fatto che un vaccino potrebbe essere in arrivo, ma non fate i complimenti a un’industria farmaceutica che è tanto disfunzionale quanto moralmente in bancarotta.
https://www.theguardian.com/commentisfree/2020/nov/12/covid-vaccine-patent-pharmaceutical-industry-profits-public-sector?fbclid=IwAR2TS19INsUmXU5UODWwJGFINj8wBUb2v3rH7qix3lsjzgZzDfdPyns8gWY