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Mariana Mazzucato

Nella scorsa settimana alcune agenzie di stampa hanno fatto filtrare la notizia delle dimissioni di Mariana Mazzucato da consulente economico del Premier italiano, la cui motivazione sarebbe da attribuire a dissidi interni maturati nel corso della stesura del Piano programmatico per la ripresa economica, diretto da Vittorio Colao. Progetto composito e voluminoso, il cui contenuto dovrebbe rendere ragione della quota di finanziamento europeo destinato all’Italia (Recovery Fund), come traccia di lavoro in una sorta di simposio internazionale ad hoc con il nome di Stati Generali. Intitolazione, per altro, non foriera di buoni auspici, in quanto ci riporta in mente l’epilogo tragico che scontò l’omonima istituzione dell’ancien régime allo scoppio della rivoluzione francese.

Qualche giorno prima che la notizia inerente alla mancata firma del documento finale da parte della Mazzucato fosse divulgata, la teorica economica italo-americana rilasciò una lunga intervista a uno dei più diffusi e autorevoli quotidiani irlandesi: The Irish Time. Leggendo il testo, risulterebbe non così difficile intuire le motivazioni di tale rottura.

 ‘The recovery needs to be a full-scale economic renewal’

Top economist Mariana Mazzucato on ‘doing economics differently’ in a post-Covid-19 world

Fri, May 29, 2020, 09:28 Cliff Taylor

This weekend The Irish Times presents a series of articles on remaking Ireland after the pandemic. As part of this, Prof Mariana Mazzucato of the University College London – a leading international economist and author – answered questions from Cliff Taylor about what should happen next

Cliff Taylor: secondo lei la crisi del Covid-19 ha mostrato carenze nella capacità degli Stati di rispondere?

Mariana Mazzucato: La crisi ha mostrato carenze nelle capacità degli Stati, ma soprattutto ha dimostrato come sia stato del tutto inappropriato il modo in cui abbiamo  concepito il ruolo dello Stato nell’ultimo mezzo secolo. A partire dagli anni 80, ai governi fu detto di prendere un posto in secondo piano, lasciando alle imprese il compito di guidare e creare ricchezza, intervenendo esclusivamente con lo scopo di risolvere problemi qualora si fossero presentati. Il risultato ci mostra che i governi non sono sempre adeguatamente preparati e attrezzati per affrontare crisi come quella del Covid-19 o dell’emergenza climatica. Partendo dal presupposto che i governi devono attendere fino al verificarsi di un enorme shock sistemico prima di decidere d’agire, i preparativi che sono stati approntati strada facendo si sono dimostrati insufficienti. In questo processo le istituzioni cruciali che forniscono servizi pubblici e beni pubblici in modo più ampio – come il Servizio Sanitario Nazionale nel Regno Unito, dove dal 2015 si sono registrati tagli alla salute pubblica per un totale di 1 miliardo di sterline – ne sono uscite indebolite. Le misure di austerità imposte dopo la crisi finanziaria del 2008 agirono in modo opposto rispetto alla necessità di destinare investimenti per aumentare le capacità del settore pubblico e per renderlo pronto ad assorbire il prossimo shock sistemico.

Cliff Taylor: quali sono le lezioni che traiamo dal Covid-19 per la ripresa?

Mariana Mazzucato: Questa crisi, e la ripresa di cui abbiamo bisogno, ci danno l’opportunità di capire ed esplorare come progettare il capitalismo in modo differente. Ciò richiede un ripensamento su come i governi debbano agire.

Piuttosto che limitarsi a correggere i fallimenti del mercato quando si presentano, dovrebbero orientarsi verso la formazione attiva e la creazione di mercati con lo scopo d’affrontare le sfide più urgenti che investono le società.

Dovrebbero anche garantire che le partnership con le imprese, i cui interessi coinvolgono risorse governative, siano guidate dall’interesse pubblico e non dal profitto. Quando le società private si rivolgono ai governi per essere salvate, dobbiamo considerare qual è il mondo futuro che vogliamo costruire e quale direzione deve intraprendere la necessaria innovazione per conseguirlo, e nel porre di conseguenza le condizioni per questi salvataggi, dobbiamo far sì che il beneficio risulti di pubblico scopo, non solo privato. Ciò garantirà la direzione del percorso che desideriamo: verde, sostenibile ed equa. Quando le condizionalità vengono poste in modo appropriato, il comportamento aziendale si allinea ai bisogni della società. Nel breve termine, ciò si concentra sulla conservazione dei rapporti di lavoro nel corso della crisi e sul mantenimento della capacità produttiva dell’economia, evitando al contempo l’estrazione di risorse dai mercati finanziari e l’elevata remunerazione da parte del management aziendale. Nel lungo termine, si tratta di fare affidamento su modelli di business che portino a una crescita più inclusiva e sostenibile.

Cliff Taylor: i governi possono mirare a dirigere la ripresa verso un ambiente più verde e sostenibile, oppure si tratta solo di tappare le falle?

Mariana Mazzucato: I governi possono e dovrebbero avere una visione e una guida per il lungo termine, evitando la “tirannia dell’urgenza” che è funzionale solo per spegnere un incendio. Per la prima volta dopo decenni, i governi godono di una posizione vantaggiosa nell’ambito dei negoziati tra pubblico e privati​​: ne devono approfittarne! Un chiaro esempio sta accadendo nel settore del verde e del sostenibile, riguardo alle condizioni inerenti al compito governativo di sostegno. Quando i governi pianificano questi interventi su larga scala, dovrebbero focalizzarsi su quelle condizioni intelligenti che si accordano con le loro strategie green new deal per ridurre le emissioni di carbonio, investendo anche nella [formazione] dei lavoratori. Il governo francese ha posto delle clausole a tutela dell’ambiente nei confronti di Air France al fine di ridurre del 50% le emissioni di CO2 per i voli nazionali entro il 2024, nonché la cessazione delle rotte domestiche ove vi siano concorrenti ferroviari; le restrizioni inserite dall’Austrian Airlines potrebbero includere la garanzia dei posti di lavoro, oltre agli impegni ecologici, infine le condizioni del CARES Act degli Stati Uniti includono limiti alla remunerazione per i dipendenti delle compagnie aeree con alti salari e al mantenimento della retribuzione per la rimanente forza lavoro.

La senatrice americana Elizabeth Warren  ha anche chiesto rigide condizioni di salvataggio, tra cui salari minimi più elevati, rappresentanza dei lavoratori nei consigli di amministrazione e permanenti restrizioni su dividendi, su riacquisti di azioni e sui bonus dei CEO (Amm. Delegati).

Quando ciò è pertinente e possibile, i governi dovrebbero usare le condizionalità per avanzare obiettivi a lungo termine, ambiziosi, verdi e sociali. La ripresa non può essere solo un ritorno al precedente “normale”: nel senso di una normalità economica, la cui crescita era guidata dalla finanza e dal debito; di una mancanza nell’assegnare un corretto valore ai lavoratori “perno” e ai sistemi di logistica avanzati su cui facciamo affidamento; di una drammatica e crescente disuguaglianza tra i CEO, compresi i possessori di capitali, e la gente comune; e, in molti luoghi, di un’austerità, nonché di un outsourcing, i cui effetti gravarono sul settore pubblico conducendolo alla sua decimazione e al sotto-investimento, che di per sé non è stato in grado di effettuare investimenti vitali di pubblico valore.

Invece, la ripresa deve essere un rinnovamento economico su vasta scala, in cui si sfruttano gli strumenti a disposizione del governo – dagli investimenti, agli appalti, alla raccolta delle sfide “Challenge Prize” – per inclinare il campo da gioco verso una crescita economica equa, verde e sostenibile.

Cliff Taylor: esiste il rischio che le cose tornino a essere fatte così come lo sono sempre state, o la crisi offre l’opportunità in alcune aree di rimetterle in moto? Farle ripartire in un modo differente dal passato richiede nuove “culture” nazionali, nuovi modi di lavorare per lo Stato e il settore privato e nuovi obiettivi nazionali, ecc.?

Mariana Mazzucato: Il lavoro che ho guidato presso l’istituto che ho fondato e diretto all’University College London, l’ Institute for Innovation and Public Purpose, si è da tempo focalizzato sul ruolo del governo nel guidare ambiziosi, intersettoriali (e, all’interno dei dipartimenti governativi) metodi [che affrontino] nel lungo termine le sfide della società –“missioni”, che consentano ai governi di modellare attivamente i mercati, non solo di correggere i suoi fallimenti. Abbiamo lavorato con i governi dalla Scozia al Sudafrica per elaborare piani d’innovazione mirati a questa missione. Riorientare l’economia in una direzione verde, rispettosa del clima ed equa, non dovrebbe essere solo una missione del governo per motivi morali. Nemmeno per il semplice fatto che questo mondo futuro ci darà a tutti – ricchi e poveri – un modo migliore di vivere. Non farlo è un rischio che non vale la pena di correre. All’inizio di quest’anno, i media erano pieni d’immagini spaventose di vigili del fuoco sopraffatti e non da soccombenti operatori sanitari: pensavamo che questa sarebbe stata la storia del 2020. La crisi climatica è ancora la storia del 2020 e del prossimo secolo; Il Covid-19 è un prodotto del degrado ambientale e vediamo all’orizzonte nuove crisi legate al clima: il ciclone Amphan sta attualmente imperversando in India e in Bangladesh nel mezzo della pandemia e eventi meteorologici come quello stanno diventando più intensi a causa della emergenza climatica.

La pandemia del Covid-19 è un campanello d’allarme in ragione del quale non possiamo più permetterci di violare e degradare il nostro ambiente  nel modo in cui lo abbiamo sempre fatto.

I grandi investitori a lungo termine stanno già cambiando radicalmente le loro definizioni di rischio; e le definizioni di ESG – le metriche di investimento ambientale, sociale e di governance – sono i motivi in base ai quali stanno emergendo discussioni fondamentali che riguardano questi settori. Allo stesso tempo, ove la pandemia rappresenta un rischio per le industrie colpite pesantemente, di per sé si evidenzia la materialità del rischio ambientale, il mercato del petrolio si sta schiantando e le attività arenate stanno diventando realtà a corto respiro per gli investitori.

Dobbiamo capire che viviamo non solo in un’era rischiosa, ma in una situazione d’incertezza, e di conseguenza pianifichiamo per un rinnovamento del business privato e dello Stato che non torni al “tutto come prima” o al “solito governo“.

Cliff Taylor: da dove verranno i soldi per pagare la ripresa e la ricostruzione? Uno Stato maggiormente dimensionato significa estrarre più tasse?

Mariana Mazzucato: Il denaro è una tecnologia sociale e non una risorsa intrinsecamente scarsa come al sistema pubblico è stato indotto a credere. L’incapacità di gestire la nostra comune tecnologia monetaria [impiegata] per riprenderci con forza dalla Grande crisi finanziaria [2008] è risultata emblematica riguardo alla nostra incapacità di utilizzare i progressi tecnologici per realizzare una vigorosa transizione verde. La ricchezza delle nostre nazioni deriva dalla nostra capacità d’attivare le nostre risorse per risolvere i nostri problemi e migliorare il modo in cui le utilizziamo attraverso l’innovazione, mediante un maggior numero di relazioni mutualistiche tra il settore pubblico e quello privato. Il denaro è uno strumento cruciale per mobilitare il nostro potenziale comune. Dovremmo quindi affrontare la sfida del Covid-19 con un potenziamento delle banche d’investimento pubbliche e un impegno fiscale generale per far sì che “qualunque cosa serva” – accertandoci di direzionare la spesa attraverso i compiti che ci proponiamo per risolvere le nostre sfide, piuttosto che ripristinare lo status quo. Rimettere in piedi un insostenibile status quo è una delle principali minacce di cui oggi non ci possiamo permettere. Ovviamente, la zona euro deve affrontare le proprie sfide finanziarie, poiché la politica fiscale e monetaria è stata separata, per essere solo parzialmente reintegrata attraverso le politiche di allentamento quantitativo da parte della Banca centrale europea. È necessaria un’ulteriore ingegnosità istituzionale per portare la zona euro alla velocità fiscale al pari di altre economie sviluppate. Quando Roosevelt lanciò i suoi ampi programmi di New Deal, non aspettò di trovare i soldi. Il punto centrale della macroeconomia è che la spesa eguaglia il reddito: in effetti essa crea il reddito. Quando il settore privato non sta spendendo, i governi devono provvedere ad allentare i cordoni della borsa o abbassare le tasse per stimolare la spesa. Non fare in modo che le tasse siano prioritarie, in quanto potrebbe essere un compito inutile. Invece di chiedere da dove verranno i soldi, dovremmo chiedere da dove verranno le risorse fisiche e intellettuali? Abbiamo urgente bisogno di una ripresa che sia trasformativa delle strutture economiche che limitano il nostro processo decisionale in tempi normali.

Perché dovrei acquistare un veicolo elettrico se non riesco a trovare una stazione di ricarica rapida? Perché dovrei acquistare un veicolo elettrico se devo caricarlo con elettricità a carbone o a gas?

Tale trasformazione non è un costo, ma un investimento in un futuro di adattabilità, sostenibilità e di una migliore efficienza delle risorse. Questo è atteso da tempo, ma l’attuale interruzione è un’opportunità per uscire dalla dipendenza dal percorso che finora ci ha impantanato in quell’incrementalismo che ci conduce a piccoli cambiamenti, anziché ai grandi salti.

Mariana Mazzucato, is Professor in the Economics of Innovation and Public Value at University College London (UCL). She is also the Founding Director of the UCL Institute for Innovation and Public Purpose. She is author of The Entrepreneurial State: debunking public vs. private sector myths (2013) and The Value of Everything: making and taking in the global economy (2018)

https://www.irishtimes.com/business/economy/the-recovery-needs-to-be-a-full-scale-economic-renewal-1.4265576?fbclid=IwAR2x2F-P3iEpqqxBfiXjmnzRqImQl9_WSSw7Zzz4Mt-Gc-Mn8dLxq6GFwVQ

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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