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di Giorgio Abonante

Il biennio 2018-19 segna una svolta nella storia della presenza universitaria nella nostra città: l’inizio del corso di Medicina e Chirurgia, gemmato dalla sede UPO di Novara. Si aggiunge all’importante Corso per Infermieri presente ormai da circa 20 anni (oggi con oltre 300 iscritti in gran parte provenienti da fuori Regione), vicenda che merita un capitolo a parte per capire se, oggi, gli spazi sono ancora adeguati in relazione alle esigenze degli studenti e dell’Ospedale Infantile.

Una novità accolta da tutti con favore per le ricadute immediate ma, soprattutto, per la speranza di veder crescere attorno ad essa lo sviluppo di un nuovo modello socio-sanitario locale di valenza nazionale e di attività legate alla ricerca e all’impresa in campo medico e biomedico (IRCCS e non solo).

Le lezioni dovrebbero tenersi nella sede del Politecnico, vicino alla sede del Disit UPO. Doveva essere tutto pronto per novembre ma al momento le aule sono ben lontane dall’essere pronte. Del resto il Politecnico ha iniziato i lavori per ristrutturare una sua proprietà che comunque dovrebbe utilizzare in futuro per altre attività; al momento non esisterebbero atti ufficiali di rapporto contrattuale o convenzionale fra UPO e Poli. Se tutto andasse bene, le prime lezioni al Poli inizierebbero a gennaio 2020. Fin qui, poco male, in qualche modo tutto si risolverà.

Preoccupa la voce insistente secondo la quale i docenti farebbero lezioni in teledidattica, se così fosse si spegnerebbe un po’ l’entusiasmo iniziale perché un conto è avere i docenti a stretto contatto con gli studenti e con la città, un altro è conoscerne solo viso e voce. Ma digeriremmo anche questo tutto sommato, in fondo non sarebbe la prima volta, se avessimo certezze sul resto.

Quel che più colpisce è che Medicina al momento non nasca da un rapporto organico ed omogeneo fra UPO e Politecnico (più ASL e AO) ma da una semplice richiesta di UPO al Politecnico di affitto di aule. Stop. Null’altro. Qui esprimo la mia perplessità perché l’avevo intesa in modo diverso. Mi ero illuso che Medicina sbarcasse in Alessandria per sviluppare progetti legati alla biomedica e al diritto sanitario nelle sue varie forme; sfruttando la presenza dei laboratori del Politecnico, dei presidi ospedalieri includendo il Borsalino, mettendo in relazione le competenze di docenti e ricercatori del DIGSPES, del DISIT, del Poli e di Medicina. Al momento esiste solo una convenzione fra Disit e Azienda ospedaliera che, peraltro, pare funzioni bene.

Il Politecnico nella sede di Alessandria sta realizzando investimenti per 5,5mln di euro legati alla manifattura additiva a beneficio di una filiera di ricerca e produzione che coinvolge grandi aziende italiane e non, nella scia di quel che fa da sempre su studio e test sui nuovi materiali. Ospita progetti di ricerca sviluppati dal BioMedical Lab che agisce su due sedi, Torino e Alessandria, e molte altre attività impossibili da riassumere. Con gli investimenti che stanno realizzando contano di portare in città almeno dieci persone altamente qualificate entro ottobre e in prospettiva aprire Master e ITS.

La sensazione è che ci sia bisogno di un intervento forte della politica alessandrina e della Fondazione Cral per indurre tutte le parti in causa a definire un progetto omogeneo attorno allo sviluppo di Medicina ad Alessandria. In tal senso, credo che il passaggio della nomina del nuovo cda dell’Università del Piemonte Orientale sia fondamentale in questo senso.

Giorgio Abonante

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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