di Giorgio Abonante
Da qualche tempo si discute senza ipocrisie sullo sviluppo turistico del nostro territorio con la speranza che le diverse correnti di pensiero prima o poi riescano a trovare una sintesi e una regia riconosciute sia nella sostanza che nella forma. Il tema è complesso, qui ci si limita a ricordare quanto debba essere ricco e articolato il mosaico di interventi, strutturali e temporanei, senza il quale ci si affiderebbe a ipotesi di rilancio velleitarie e caotiche. Non di meno abbiamo bisogno di un parterre di portatori di interesse e addetti ai lavori pubblici e privati che abbiano la possibilità di lavorare su obiettivi comuni. La storia recente della zona di Gavi sembra molto interessante per rappresentare i punti di forza e di debolezza da cui si parte.
Nel fine settimana si terrà un evento che sta crescendo anno dopo anno, frutto del lavoro e della creatività di operatori capaci perché coscienti delle grandi potenzialità offerte dall’asse paesaggio, arte, enogastronomia. “Di Gavi in Gavi” è un evento che ha successo e che sa essere popolare coniugando argomenti complessi e momenti ludici di richiamo.
Fondazione La Raia con il Polo museale del Piemonte e con il patrocinio del Comune di Gavi ha recentemente inaugurato un’importante mostra presso il Forte di Gavi con opere del grande fotografo Francesco Iodice.
E’ evidente lo sforzo a più mani che quella zona della nostra provincia sta compiendo. Cosa manca? In teoria nulla, colline meravigliose, settore vitivinicolo propositivo, operatori della cultura professionali, sguardi coraggiosi sull’arte contemporanea e, ultimo ma non certo per importanza, il Forte di Gavi. Un bene storico architettonico bellissimo ma purtroppo poco accessibile e con una gestione che lo Stato non riesce ad avvicinare al territorio nemmeno in occasione di eventi di spessore come la mostra di Iodice.
Gli orari di apertura sono inadeguati e lo sarebbero comunque anche in assenza della mostra. Vero è che il Forte è in via di ristrutturazione e questo è un aspetto senza dubbio positivo ma lo sforzo del Ministero non può fermarsi al mantenimento della struttura; deve cercare di stabilire con la Regione, il Comune, l’Associazione, il Consorzio di Tutela, tutti i privati interessati, compresi gli ottimi volontari che si occupano della vicina area archeologica di Libarna, una forma di gestione adeguata alle esigenze di un territorio che sta crescendo e che sta mettendo passione nel tentativo di dare futuro al gaviese e all’alessandrino. Che cosa è, o dovrebbe essere, lo sviluppo turistico lo possiamo percepire, pur non essendo esperti, partendo dal concreto delle cose. “Di Gavi in Gavi” dovrà ricordarci che Gavi e la provincia di Alessandria senza il Forte perdono molto. Speriamo sia argomento di discussione in questi giorni di festa.
Giorgio Abonante