William Lazonick
Paul Krugman, lo stizzoso ma geniale economista newyorkese, Nobel nel 2008, qualche anno fa sulla sua rubrica ospitata da NYT coniò la parola “macro-media”. Il significato di questo neologismo “krugmiano” – che fece infuriare la comunità dei giornalisti, nonché amministratori di grandi aziende, esperti o presunti tali, in qualità di divulgatori di pareri e notizie economiche – spiega sarcasticamente la colpevole e interessata banalità con la quale costoro si compiacciano nell’enumerare dati, scenari, del tutto marginali rispetto alle grandi questioni che sottendono l’attuale dibattito economico, sottacendo volontariamente su ciò di cui, a parer loro, non sarebbe appropriato che gli ascoltatori, i lettori, nonché i risparmiatori possano venire a conoscenza.
Un esempio calzante di “macromedia” sono le ossessive ammonizioni sul rischio di pericolosità sistemica in materia di eccesso di deficit pubblico. Per converso, avvenimenti, ben più gravi, come quello che accadde nella notte del 17 Settembre scorso tra Washington (FED) e New York (Wall Street) quando i tassi dell’interbancario americano schizzarono nel giro di un’ora dal 2 al 9%, il tam tam mediatico fu silenziato – con qualche rara eccezione[1] – sin da subito.
In quel drammatico passaggio notturno, la FED subitaneamente dovette intervenire iniettando di botto nel sistema liquidità per $ 53,2 miliardi al fine di prevenire il probabile fallimento di qualche istituto finanziario “sistemico” che avrebbe causato, stando ai livelli di leverage odierni, un “Lehman al cubo”. Il costo totale per la Banca Centrale americana, per tappare un buco in procinto di diventare in un battibaleno una voragine senza fondo ingoiante l’intera costruzione finanziaria privata, si dovrebbe aggirare, secondo i calcoli di alcuni validi esperti, intorno ai $ 300 miliardi con chiusura aste entro il 10 ottobre. Circa 1/7 del PIL italiano, 10 volte la nostra “misera” richiesta di deficit.[2]
Sennonché, il punto non è tanto il fatto in sé, poiché una delle funzioni delle Banche Centrali è quella di fungere come prestatore di ultima istanza, quanto come si è sviluppata la dinamica degli avvenimenti. Questa volta è andata bene, poiché qualche anima tormentata da un indicibile scrupolo la portò a sollevare la cornetta svegliando il Chairman della FED in piena notte parafrasando la mitica frase dell’Apollo 13: “Jerome, we’ve got a problem”. Nel caso specifico, l’onesta confessione dell’insolvente è prevalsa sulla sua ferrata natura dissimulatrice, ma se dovesse succedere l’inverso in futuro – condizione relazionale assai del tutto normale in questo casinò finanziario – il giorno successivo ci troveremmo tutti, proprio tutti, in brache di tela.
La somma di ciò ci porta a considerare dove individuare la reale fonte del pericolo “sistemico”, non tanto nel presunto eccesso di deficit pubblico di una periferica località dell’impero quanto nel magmatico e per certi versi inconoscibile debito privato internazionale. Dacché, ci si chiede: qual è la ragione di tanta fragilità? Ve ne sono molteplici, una tra le più rilevanti, riguarda l’uso indiscriminato nel tempo del buy back (l’acquisto di azioni proprie). Questa pratica, dannosa per i molti ma lucrosa per i pochissimi, è spiegata molto bene dall’intervista concessa dall’economista canadese William Lazonick, tra i massimi esperti di “teoria dell’impresa”, alla piattaforma editoriale finanziaria americana Worth, recentemente pubblicata.
Stock Buybacks Threaten Economic Growth
D: La Business Roundtable [Ass. Industriale USA] ha recentemente pubblicato una dichiarazione in cui afferma che le aziende dovrebbero prendere in considerazione gli altri portatori d’interesse, non solo gli azionisti, nel modo in cui gestiscono la propria attività. Cosa ne pensa?
A: Ne sono rimasto un po’ sorpreso. Lo considero a questo punto come solo un esercizio di parole. Abbiamo raccolto dati sulla politica retributiva e distributiva, sui riacquisti e sui dividendi delle società firmatarie. La Boeing è una dei firmatari e la sua ossessione di mantenere alto il prezzo delle azioni ha contribuito alla caduta dei suoi aerei.
Come mai?
Hanno fatto $ 43 miliardi di riacquisti nel 2013, proprio fino al momento del secondo incidente aereo. Dopo aver acquisito la McDonnell Douglas nel 97, sono diventati una società altamente finanziarizzata e si sono concentrati totalmente sull’utilizzo di qualsiasi profitto che potevano ottenere, o potenziali profitti nel caso specifico, per sostenere il loro prezzo delle azioni.
Allora perché società come Boeing stanno improvvisamente cambiando il loro ordito?
Penso che abbiano paura dell’agenda progressista avviata dai Democratici, il The Accountable Capitalism Act (La Legge sul capitalismo responsabile) di Elizabeth Warren, introdotta un anno fa lo scorso agosto, e che sta sponsorizzando una proposta di legge della Sen. Tammy Baldwin[3]. L’altra cosa è che molti di questi dirigenti aziendali hanno paura di azionisti intraprendenti che hanno un enorme potere. Nel mio libro che uscirà prossimamente, Predatory Value Extraction[4], spiego come qualcuno come Nelson Peltz potrebbe avere lo 0,8 o l’1% delle azioni GE ma in realtà prenderne il controllo usando i voti per procura dagli investitori istituzionali.
Interessante, ma tornando alla politica, qual è l’essenza della legislazione della Baldwin?
Annullerebbe la regola SEC 10b-18, adottata nel novembre del 1982, perché è un porto sicuro contro le accuse di manipolazione da parte di società impegnate in riacquisti.
Questo era poco prima che il mercato rialzista decollasse. Come erano le regole prima di allora?
In passato, la SEC pensava che i riacquisti che le aziende stavano facendo – che non erano nulla in confronto a ciò che viene fatto ora – avrebbero potuto essere considerate una manipolazione del mercato. Si è scoperto che è possibile esaminare i dati e a partire dal 1984 tutti hanno iniziato a fare riacquisti in grande stile, e ciò si intensificò nel tempo. Nel 1997, i riacquisti superano i dividendi come forma di distribuzione agli azionisti.
Quando iniziò a notare questo cambiamento?
Feci un dottorato di ricerca ad Harvard nei primi anni 70 e diventai assistente professore ad Harvard, mi focalizzai sul problema delle grandi società che guidavano l’economia. Nessuno parlava nel 1984 [d’incrementare] il valore per gli azionisti. Decollò davvero nel 1985 e lo vedo molto legato all’assunzione di Michael Jensen ad Harvard, che proveniva dall’Università di Chicago e quindi era il guru della massimizzazione del valore per gli azionisti. E così, nel 1986, tutti parlavano di elevarlo.
Credo che l’idea sia attribuita anche a Milton Friedman, giusto?
Sì, egli al tempo disse che la responsabilità della società è quella di aumentare i profitti a beneficio degli azionisti. Si chiamava dottrina Friedman.
Qual fu l’impeto che generò tutto ciò?
Ci fu qualcosa chiamato Campaing GM, ispirato da Ralph Nader, che cercò di mettere tre persone di pubblico interesse nel consiglio di amministrazione di General Motors per affrontare i problemi relativi alla sicurezza delle auto all’inquinamento del carburante. Friedman definì Campaing GM come puro socialismo. Sappiamo cosa è successo nel settore automobilistico. Avrebbero dovuto mettere quelle persone nel CdA.
Perché lei è stato così critico nei confronti dei riacquisti?
Penso che siano solo una manipolazione nel mercato e constato il danno che fanno.
In che senso?
È assolutamente chiaro per me che la base per la formazione del capitale sta nel fatto che le società trattengano i loro profitti investendo nelle capacità che dispongono. Alla fine degli anni 70 e all’inizio degli anni 80, quando abbiamo dovuto confrontarci con la sfida giapponese, la gente diceva: “Le società americane pagano troppi dividendi. Devono investire di più.” Ma ora, oltre ai dividendi, abbiamo i riacquisti e mi ci è voluto molto tempo per comprendere l’argomento nella sua interezza. Solo molto, molto più tardi, ho capito le origini di questa regola SEC.
In che modo l’aumento dei riacquisti ha influito sulla salute delle società?
Molte delle aziende che stanno effettuando i maggiori acquisti stanno ora crollando, come la General Electric. Ora, si è andati quasi totalmente verso la finanziarizzazione, o ciò che io chiamo estrazione di valore. [Prendiamo ad esempio] Cisco. Era l’azienda in più rapida crescita nel mondo negli anni 90. Attualmente è circa il doppio delle dimensioni rispetto al 2000 ma è del tutto che innovativa. Era stata la più alta capitalizzazione di mercato nel mondo nel 2000, poi il titolo è sceso e tutti i profitti vennero destinati a sostenere il prezzo delle azioni. Di conseguenza, non è semplicemente la scomparsa del denaro, ma [in particolar modo] la leadership dell’azienda, la quale non è focalizzata sul prossimo round d’innovazione. Questo è esattamente ciò che sta succedendo con Apple, che ha incassato 270 miliardi di dollari in riacquisti.
Quali altri problemi ha visto causare?
Operai licenziati, non riqualificati, mobilità al ribasso della forza lavoro. Negli anni 80 erano i neri, ora sono i bianchi che seguono la stessa strada: l’aspettativa di vita ridotta. Per i neri, era il crack, la cocaina, che li ha gettati in prigione. Ora sono gli oppioidi.
Pensa che la colpa sia il riacquisto di azioni?
Concentrarsi sul valore per gli azionisti non significa semplicemente aumentare i riacquisti. Sennonché, questa è la manifestazione più eclatante perché è totalmente inutile; sta solo manipolando i prezzi delle azioni. Ciò che troviamo è che va a braccetto con altri comportamenti come la volontà delle aziende – che non era la norma prima degli anni ’80 – nell’essere disposti a sbarazzarsi di 10.000 persone contemporaneamente.
In che modo ciò influisce sull’economia nel suo complesso?
Il modo in cui si ottengono salari crescenti sostenibili – standard di vita – che colpiscono molte persone nell’economia allorché le aziende impiegano le persone. Quelle persone imparano come sviluppare i prodotti, utilizzarli, trasformare le tecnologie, accedere ai mercati, per conto di molte organizzazioni sociali complesse. Diventano più produttivamente collettivi nel processo e condividono i guadagni di tale produttività. Vuoi mantenerli? Quindi, dai loro sicurezza sul lavoro, dai loro salari più alti, dai loro possibilità di promozione. Gran parte dell’attenzione sui riacquisti ha a che fare con la compensazione basata sulle azioni, che porta i dirigenti a voler aumentare i prezzi delle azioni che detengono.
Le aziende dovrebbero premiare i propri dipendenti o dirigenti in questo modo?
Il modo in cui stock options funzionano che hanno dato risultati negli Stati Uniti – e lo fanno ancora ampiamente – non si basa su criteri di performance. E se il prezzo delle azioni scende a causa di un rintracciamento del mercato, allora te ne offrono molte più a prezzi bassi e ti dicono di alzare il prezzo. I riacquisti sono un modo per farlo.
Cosa significa questa mentalità aziendale per il resto di tutti noi?
Queste aziende cercheranno di non pagare le tasse. Faranno pressioni sul Congresso come fecero con le riduzioni delle tasse del 2017, che andavano tutte in riacquisti e ad aumentare i prezzi delle azioni. Nell’industria farmaceutica, le aziende intendono aumentare i prezzi a danno dei consumatori e affermando che lo fanno per innovare. Quindi ci sono svariate tipologie di altri comportamenti che vanno di pari passo con questo.
Di quanti soldi stiamo parlando?
L’indice S&P 500 dell’ultimo decennio ha superato i $ 4 trilioni di dollari per i riacquisti, altri $ 3 trilioni per i dividendi. Se torniamo al 2014, collettivamente circa il 106 % dei profitti è stato speso per riacquisti e dividendi, e circa il 60 % di questi sono stati ricomprati.
Quindi, in pratica, sta dicendo che quando non stai reinvestendo nei lavoratori e nel capitale umano nell’organizzazione, ciò è male non solo per il business ma per l’economia nel suo complesso. Qual è la soluzione?
Staremmo tutti meglio se queste società restassero competitive sui mercati globali, pagassero di più i loro lavoratori, il che genererebbe una loro maggiore produttività, distribuendo dividendi ragionevoli agli azionisti. Il denaro reinvestito produrrebbe la prossima generazione di grandi prodotti gestiti da persone che saprebbero gestire l’innovazione.
Quale messaggio puoi dare agli imprenditori sui riacquisti di azioni e perché dovrebbero pensarci con cautela?
Tutti gli imprenditori sapranno quando stanno costruendo un’azienda che se vogliono davvero essere competitivi, dovrebbero controllare quanto più denaro possono trattenere e non darlo via.
Ciò danneggerebbe il mercato azionario?
Tutto è orientato a mantenere alto il mercato, ma tenerlo su sta rendendo tutto più fragile, compresa la Fed. Perché i migliori titoli del mercato azionario sono chiamati blue chip stock? Il colore blue corrisponde alla più preziosa fiche nel casinò delle scommesse.
Toronto-born William Lazonick received an MS in economics from the London School of Economics and a PhD from Harvard University. He has worked for decades in academia, at Harvard and also Columbia University and the University of Massachusetts at Lowell. He is the cofounder and president of the Academic-Industry Research Network, which is funded by the Institute for New Economic Thinking, a Soros Foundation organization.
[1] https://it.businessinsider.com/la-fed-versa-54-miliardi-nel-mercato-per-evitare-una-crisi-di-liquidita-e-oggi-decide-su-tassi-e-nuovo-qe/
[2]https://it.businessinsider.com/crisi-di-liquidita-la-fed-interviene-ancora-iniezioni-da-90-miliardi-a-settimana-fino-al-10-ottobre-cosa-ce-sotto/
[3] https://ilponte.home.blog/2019/04/30/loriginaria-fonte-della-disuguaglianza-post-moderna-il-buyback-lacquisto-di-azioni-proprie/
[4] https://global.oup.com/academic/product/predatory-value-extraction-9780198846772?view=Grid&lang=en&cc=gb