La domanda che mi pongo fin da subito è “Alessandria è una città universitaria o una città con l’Università?”.

Facendo un passo indietro nel tempo, gli anni ’90 hanno visto radicarsi in città ben 2 Atenei: il Politecnico di Torino e l’Università del Piemonte Orientale.
All’inizio degli anni ’90 il quartiere Orti accolse l’insediamento del Politecnico di Torino, con la ristrutturazione radicale di quello che era in precedenza il macello civico, e la attivazione dapprima di Corsi di Diploma Universitario e successivamente di Lauree triennali.
La sede alessandrina del Poli nacque proprio per venire incontro alle esigenze del territorio, mettendo in comunicazione diretta i neo-ingegneri e le aziende della provincia.
L’Università del Piemonte Orientale, basata in 3 città, Alessandria, Novara e Vercelli, nacque inizialmente come decentramento dei Corsi dell’Università degli Studi di Torino; in Alessandria il primo insediamento avvenne a palazzo Borsalino, nella struttura della celebre fabbrica di cappelli, dove sussistono a tutt’oggi le attività del settore umanistico afferenti al Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali. In un secondo tempo, nel quartiere Orti, proprio a fianco del Politecnico, venne realizzato l’edificio che oggi ospita le attività di carattere scientifico, con il Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica.
Questa è la storia.
Tornando ad oggi ci si potrebbe chiedere se la città si sia “accorta” della grande risorsa insediatasi sul territorio, oppure come spesso ha fatto su troppo fronti, si è limitata ad “osservarla” senza però farsene permeare.
Sono più propenso alla seconda: le Istituzioni hanno fatto la loro parte finanziando le quote a favorire e supportare le attività degli Atenei, ma la città nel suo complesso credo non abbia ancora fatto quei passi in avanti in termini di mentalità e quindi di iniziative (pubbliche e private) per abbracciare e coinvolgere le Università, e non solo ospitarle sul territorio cittadino.
Penso ai servizi dedicati agli studenti, quali mensa, collegi, biblioteche, trasporti dedicati, incentivi ad una mobilità sostenibile, agevolazioni, iniziative… Ecco in una “città universitaria” questo dovrebbe costituire la normalità, il passo che la città compie per andare incontro ad esigenze nuove, effervescenti, e che costituiscono una grande opportunità di crescita economica e sociale per l’intera comunità.
A tutt’oggi si può dire che questo non sia ancora successo; non significa che non possa avvenire, ma che per favorirlo sia necessario mettere in atto una strategia coordinata, insomma che città ed Atenei incomincino ad avere una visione comune costruttiva, incanalando la propria coesistenza verso una sinergia proattiva.
Alessandria è una città avente alcune “vocazioni” marcate, presenta aziende leader nel settore delle materie plastiche, ospita un grosso polo chimico, ha tradizione di piccole aziende elettromeccaniche. Sfruttare “attivamente” la presenza accademica sul territorio deve partire da qui: dall’esplorare, approfondire e definire i temi prioritari che possano innescare una collaborazione virtuosa, con ricadute positive per tutti gli attori.
Il Politecnico presenta ad esempio una pluridecennale esperienza nel campo delle materie plastiche, ha ospitato il primo insediarsi dell’ormai autonomo Consorzio Proplast, e continua a crescere in termini di attività di ricerca nel settore dei polimeri. L’Università del Piemonte Orientale vanta esperienza e corsi nell’ambito del monitoraggio ambientale, tema di grande interesse per tutta la comunità cittadina.
E questi sono solo due esempi da cui partire. Se penso poi alle recenti attivazioni dei Corsi di Medicina e di Infermieristica, la sinergia con l’Ospedale deve necessariamente puntare al consolidarsi di un centro di ricerca specialistico, sfruttando anche le competenze del gruppo di ricerca in Bionanotecnologie della sede alessandrina del Politecnico.
Riuscire ad armonizzare le necessità e le vocazioni locali con le eccellenze presenti sul territorio porterebbe a risultati di cui la città andrebbe poi “fiera”, ma per poterci arrivare sarebbe forse opportuno insediare una sorta di forum permanente cui partecipino i due Atenei, il Comune, le Associazioni di categoria, per suggerire, stimolare e monitorare le diverse opportunità di collaborazione e crescita reciproca.
Tutti avrebbero benefici: il Comune che metterebbe a frutto la propria funzione di facilitatore di rapporti sul territorio, gli Atenei che sentirebbero le proprie radici insediarsi maggiormente nel terreno cittadino, la città tutta che potrebbe finalmente diventare “universitaria”, con studenti coinvolti in Progetti direttamente nati e sviluppati secondo le esigenze suggerite da questa collaborazione. “Città universitaria” significa città che sa cogliere la freschezza dei giovani, studenti e ricercatori, rispondendo con opportunità, iniziative e manifestazioni che li facciano sentire parte attiva di una comunità con ambizioni di crescita.
Si sta recentemente parlando dell’insediamento di un Campus, sempre al quartiere Orti, che grazie anche alla presenza della “Associazione Cultura e Sviluppo”, si andrebbe connotando sempre più come il quartiere della “conoscenza”. Ma forse per le dimensioni di Alessandria una Università di tipo “diffuso” permetterebbe un miglior coinvolgimento reciproco, la possibilità di veder sorgere attività ed iniziative rivolte agli studenti (patrimonio fin qui molto poco valorizzato) più distribuite e che quindi darebbero una nuova dimensione identitaria della città. In tal senso l’ipotesi di abbandonare Palazzo Borsalino lascerebbe il centro città avulso dalle attività accademiche e quindi sicuramente meno stimolato alla nascita di attività “giovani”.
Molti sono i temi e gli spunti che vanno raccolti, elaborati, discussi e resi organici per attuare il cambio di passo necessario ad arricchire il rapporto attualmente ancora troppo debole città-università. L’Amministrazione deve pensare a come diventare più “accogliente”, l’Università potrebbe cercare di mettersi un po’ “in strada” a mostrare tutto ciò di cui è capace e che può essere valorizzato.
Se ne deve parlare, ma soprattutto ci si deve dar da fare! Tutti!
Luca Ferraris
(Candidato Lista Abonante per Alessandria)
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