Nonostante un meteo inclemente, non ce ne facesse nemmeno ricordare, l’Estate sta arrivando e con lei i cambiamenti stagionali fra cui quello degli orari dei treni. Il prossimo cambio orario del servizio ferroviario nazionale vede molte evoluzioni rispetto all’anno scorso in molte zone del Paese.
In Piemonte ci si rallegra che non appaiono sul momento cambiamenti negativi nonostante una situazione esterna al capoluogo sempre lontana dalla minima efficacia.
Permane nelle province di Alessandria e Asti l’interpretazione scuolabus del trasporto pubblico sicché solo attraverso uno sforzo notevole la Provincia di Asti garantisce la sospensione totale dell’esercizio esclusivamente nelle settimane centrali di agosto e non tutto il mese, mentre quella di Alessandria fa i conti con le sospensioni agostane di paesi e borghi che proprio d’estate tentano di riprendere vita e delle relazioni più importanti che potrebbero e dovrebbero essere strumento di mobilità sostenibile per quei turisti che tanto cerchiamo e che poco facciamo per trattenere.
In questo contesto che andrà probabilmente a cambiare, auspicabilmente in meglio, negli anni a venire con le gare e i rinnovi contrattuali previsti nei primi anni Venti rimangono le iniziative che potrebbero essere poste in essere dai decisori politici subito e le tante iniziative messe in campo direttamente dal territorio: pensiamo al Consiglio Comunale congiunto del 27 dicembre 2018, pensiamo all’ampiamento di Slala, pensiamo alle iniziative che Associazioni e Comitati (afP, Tavolo Tecnico della Mobilità Sostenibile, A.Mo.Do).
Nell’ultimo anno sono stati raggiunti risultati importanti a partire dalla scintilla che fece scoppiare il casus dell’isolamento del bacino Sud-Est (Province di Alessandria e Asti) ai livelli istituzionali più alti, uno di questi e oggetto di questo contributo è stata la richiesta di prolungamento dei treni Intercity Bari – Bologna fino a Alessandria e Asti quindi Torino Porta Nuova.
Non si è trattato di esporre un semplice desiderata, ma di una proposta circonstanziata cui il contestuale vivace dibattito sulle modifiche al sistema Intercity ed Eurocity che campeggia dalla Sicilia al Brennero e non trova, però, alcuna eco a ovest del Ticino genera molte perplessità.
La proposta è stata fatta a cavallo fra dicembre e gennaio e la scadenza per la richiesta a Rete Ferroviaria Italiana delle tracce da parte delle Imprese Ferroviari e dai gestori del servizio era stata prorogata dall’8 aprile all’8 maggio. Non esiste quindi un dubbio possibile sull’aver fatto o meno la richiesta o è si o è no, ma nessuno lo dice.
Questo atteggiamento di riduzione a questua di una istanza circostanziata e concreta che si ripete con una crescente frequenza in vari ambiti della gestione del territorio merita una riflessione attenta e un rapido tentativo di superamento invece che un rassegnato scrollo del capo.
L’ultima fugace notizia circa l’esito della richiesta di prolungamento era stata una comunicazione della Regione in cui si faceva riferimento alla probabile nascita di un tavolo tecnico, peccato che quell’istanza nascesse da un contesto tecnico e necessitasse di una risposta argomentata, non di una riformulazione fatta da chi deve dare la risposta.
La vicenda verrà portata avanti in modo qualificato nei giusti contesti, ma nel frattempo si è perso un altro anno durante il quale, a dimostrazione che le cose volendo possono essere fatte, verranno proposte significative novità nel panorama Intercity del Paese, ma non nel nostro angolo di mondo: penso ai collegamenti Monaco – Rimini stagionali, penso alla velocizzazione del Taranto – Reggio Calabria e ai molti collegamenti che dominano le discussioni della Divisione Lunghe Percorrenze e Servizio Universale di Trenitalia.
In ferrovia le decisioni per nuovi treni su linee della rete fondamentale hanno un anno di tempo per andare in porto, per cui un “forse” in un anno ne costa due, spesso sono stati deliberati dei “forse” per non assumersi la responsabilità politica dei no e, contemporaneamente, non assumersi le responsabilità derivate dal percorso decisionale generato dal si, ma non è un metodo politico né è un metodo che un organismo tecnico deputato a circonstanziare le decisioni politiche possa contemplare nella sua metodologia di lavoro.