
Il curriculum dello studente costituisce la novità della maturità 2021.
Era stato introdotto dalla Legge 107/2015 (Buona scuola), e convalidato poi dal Decreto Legislativo 62/2017, è stato adottato con il Decreto del 6 agosto 2020 dell’allora ministra dell’Istruzione Azzolina, descrive il percorso scolastico di ogni studente.
Viene allegato al diploma e deve essere rilasciato a tutti gli studenti che lo conseguono, siano essi candidati interni o esterni. Rimane “appiccicato” allo studente anche durante la ricerca del posto di lavoro.
Costituisce un documento importante perché contribuisce a dare informazioni sul profilo scolastico ed extrascolastico dello studente, sulle certificazioni eventualmente possedute e rilasciate da un ente certificatore riconosciuto dal Ministero e sulle attività effettuate che ciascun studente ha svolto al di fuori della scuola.
Il documento è suddiviso in tre sezioni: 1. Istruzione e Formazione 2. Certificazioni 3. Attività extrascolastiche.
La prima sezione, curata dalla scuola, comprende tutte le informazioni relative al percorso di studi, le competenze trasversali (alternanza scuola – lavoro) e tutti gli altri titoli posseduti, ottenuti in ambito formale.
La seconda sezione riguarda le certificazioni di tipo linguistico, informatico o di altro genere e può essere compilata dalla scuola e/o dagli studenti.
La terza sezione riguarda le attività extrascolastiche svolte durante gli anni scolastici in ambito sportivo, musicale, artistico, culturale, di volontariato, di cittadinanza attiva e deve essere compilata dagli studenti.
Il curriculum viene analizzato dalle Commissioni d’esame durante l’esame di Stato e viene preso in considerazione durante lo svolgimento del colloquio.
Al termine dell’esame di Stato, il documento viene ultimato dalle segreterie scolastiche con l’esito ottenuto e infine unito al diploma.
La certificazione e conseguentemente la valorizzazione di tutte quelle attività extrascolastiche di tipo sportivo, musicale, culturale, sociale, valutate nel punteggio finale ci fa pensare, però, che lo studente che proviene da una famiglia facoltosa e cresce in un contesto privilegiato sarà sicuramente più supportato dalla famiglia di origine, la quale “investirà” con facilità il proprio denaro per ampliare il numero di esperienze del proprio figlio, esperienze che per la maggior parte delle famiglie italiane risultano economicamente inaccessibili.
Insomma il privilegio conduce al merito …
Ma all’interno di un luogo, come la scuola, le diseguaglianze sociali ed economiche non dovrebbero annullarsi?
La scuola non dovrebbe essere inclusiva? Assicurando a ciascuno studente le stesse opportunità, accompagnandolo, nessuno escluso, al traguardo finale? Non dimenticando l’interazione con i territori in nome dell’istruzione?
L’idea alla base e la volontà iniziale del curriculum dello studente, potevano apparire inizialmente innovative ….In realtà il curriculum sottolinea disparità economiche e territoriali (periferie ed aree interne) presenti e sempre più evidenti.
Va, poi, sottolineato l’aspetto della “prestazione” direttamente collegabile al curriculum. Adolescenti che “devono” raggiungere l’obiettivo, il massimo risultato … si ma a quale costo? “Ammucchiano” titoli, crediti al di fuori dell’ambito scolastico, scandendo e programmando quotidianamente il loro tempo libero …. Dimostrando passione, interesse? Scegliendo? Forse no … … …
E le attitudini, gli interessi personali dove sono finiti? …. Ritroviamoli per il bene di tutti!
L’indagine sulla povertà educativa digitale delle nuove generazioni realizzata da Save the Children e pubblicata in occasione della campagna “Riscriviamo il futuro” vuole dare voce ai ragazzi “spaesati e invisibili”.
Ne emerge che nonostante la pandemia li abbia obbligati a munirsi di strumenti per seguire le lezioni a distanza, il 29,3% dei ragazzi non è in grado di scaricare un file dalla piattaforma scolastica. La percentuale cresce fino al 32,8% se si considera chi non riesce ad utilizzare un browser per la didattica a distanza, mentre l’11% non sa condividere lo schermo durante una chiamata su Zoom.
Quasi un ragazzo su tre non ha un tablet a casa, e uno su sette non ha neanche un computer. L’82% degli studenti dichiara di non aver mai utilizzato un tablet a scuola prima della pandemia …
Secondo l’ISTAT il livello della povertà assoluta tra i minorenni ha toccato nel 2020 il punto più alto dal 2005: “Oggi, in Italia, 1 milione e 346 mila minori (il 13,6% dei bambini e degli adolescenti in Italia) vivono in condizioni di povertà assoluta, ben 209mila in più rispetto all’anno precedente. All’aumento della povertà economica si aggiunge il ‘learning loss’, la perdita intermini educativi, subito dai minori a causa della chiusura delle scuole.
Particolarmente colpiti sono i minori che vivono in famiglie svantaggiate dal punto di vista socio-economico, in abitazioni sprovviste di connessione veloce, o affollate, dove quindi è più difficile studiare in tranquillità. Oltre alla perdita di apprendimento, la chiusura delle scuole ed il confinamento a casa hanno inciso negativamente su altri aspetti, spesso poco considerati, che caratterizzano la povertà educativa, legati allo sviluppo fisico e al benessere psicosociale.”
L’analisi di questi dati, mi porta a riflettere ancora una volta sulla poca utilità, a mio parere, del curriculum dello studente soprattutto in questo momento, e mi permette di far riaffiorare i ricordi di uno speciale de I Dieci Comandamenti di Domenico Iannacone, “Come figli miei”, andato in onda nel 2018, sempre attualissimo, che Vi invito a vedere, disponibile su Rai Play; il quale racconta egregiamente quello che la scuola dovrebbe essere e il ruolo che dirigenti scolastici e insegnanti dovrebbero svolgere.
Eugenia Carfora, una delle protagoniste, è la dirigente scolastica dell’Istituto Francesco Morano di Caivano (periferia di Napoli), un istituto superiore con indirizzi professionali, ed è convinta che “L’istruzione salverà la vita dei suoi ragazzi”.
L’istituto Francesco Morano è una scuola che, come la maggior parte delle scuole presenti all’interno delle zone periferiche, soprattutto al Sud del nostro paese assorbe la povertà, la criminalità, gli abusi, la droga di chi la vive … e che è riuscita grazie alla resistenza, alla combattività e all’idealismo della sua dirigente scolastica e dei suoi insegnanti a diventare la “casa” ,sempre aperta per tutti i suoi ragazzi, da cui partire per ristabilire il concetto di legalità e di educazione.
Lo Stato in questi territori sembra essere lontano, troppo lontano …. Inarrivabile, inaccessibile.
“Il dolore più grande per una preside, per un educatore, è perdere i ragazzi. In queste realtà difficili la differenza la deve fare la scuola” afferma Eugenia Carfora.
“Se serve, si vanno a prendere gli alunni a casa o nei bar, perché l’istruzione è un diritto ed è l’unica porta verso il futuro.”
“Io, quando sono a casa penso a loro”. “Penso ai miei ragazzi, sono come figli miei. Un alunno che ha il padre o il fratello in carcere, ha bisogno di un adulto che lo aiuti a reggere il dolore. Vallo a spiegare tutto questo”.
Mi sono emozionata nell’ascoltare le sue parole… è riuscita insieme a tutti gli altri insegnanti a rendere fruibile la scuola, sempre aperta al confronto costruttivo.
Il senso dell’istruire, del formare dovrebbe essere dare opportunità e offrire soluzioni.
Docenti che difendono il futuro e i sogni dei loro studenti come fossero figli loro …
Concetta è una figlia e una studente dell’Istituto Francesco Morano con le idee molto chiare, diventerà ingegnere!
Ha alle spalle una storia famigliare molto difficile, il padre maltrattava la madre.
Combatte, vuole salvarsi e ha un sogno che vorrebbe concretizzare, frequentando l’Istituto Morano.
“Voglio fare l’ingegnere e voglio avere la possibilità di stare a contatto con i ragazzi, voglio fare la professoressa proprio perché voglio aiutare le persone che si chiudono a “riccio”. Perché le persone che hanno sofferto capiscono chi sta soffrendo …”
Il racconto di una scuola, è il racconto di una società …
“Trasformare i sudditi in cittadini è un miracolo che solo la scuola può compiere” Piero Calamandrei docet.
Gia’ vallo a spiegare …
Roberta Cazzulo