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Roberta Cazzulo

Michele Apicella – Nanni Moretti (Palombella Rossa)

La morte di Willy Monteiro pestato a sangue e giunto praticamente senza vita al pronto soccorso ci mostra  l’ennesimo episodio di gioventù allo sbando e di celebrazione della violenza fine a se stessa.

Che cosa collega l’atroce omicidio di Willy alle cronache, alle sempre più frequenti violenze?

Sociologi, psichiatri e intellettuali cercano la ragione di tutta questa violenza.

Esiste una comune origine fra lo studente omicida di Casarano, i killer di Colleferro, il fratello di Maria Paola Gaglione? O tra i carabinieri drogati e violenti di Piacenza e gli stupratori di Matera?

L’odio sociale è diventato un pensiero legittimo, rappresenta il motore di questi fatti di cronaca violenti, è costantemente presente all’interno dei dibattiti televisivi e politici e ha origine dalla diseguaglianza sociale e dalla insicurezza nel futuro, è frutto della crisi economica e porta a identificare nell’altro il problema, il pericolo per la propria tranquillità.

E «l’altro», “l’intruso”, il “nemico”, è chi viene “descritto” come colui che ti sta sottraendo il lavoro, la ricchezza, la stabilità.

Del “diverso” hanno la necessità le idee autoritarie che si fondano sul disconoscimento delle differenze.

Ci troviamo di fronte ad un’idea  naturale di sopraffazione del debole e del diverso e al contempo tutto quest’odio puro scaturisce dal disagio di una provincia non troppo povera, non troppo degradata …. Piatta …. abbandonata dagli investimenti pubblici, all’interno della quale  i teatri, le librerie, i cinema, le aree comuni trovano purtroppo poco spazio.

In famiglia e all’interno della nostra società, la violenza è minimizzata, quasi tollerata.

Il movente? Spesso non esiste, persiste la  problematica educativa diventata ormai enorme.

Sarebbe necessario, spesso, spezzare la complicità tra genitori accondiscendenti e figli violenti e ritornare a parlare di prevenzione della violenza, del bullismo e soprattutto di educazione di genere tanto oltraggiata, ma mai come in questo periodo necessaria.

Quando una società smette di condannare perde autorevolezza.

Il compito di una “buona educazione” è quello di insegnare non solo alle ragazze cosa vuol dire non diventare oggetto posseduto da chi dice di amarti e invece ti considera un trofeo o soprammobile … ma soprattutto che insegni ai ragazzi che la relazione si costruisce attraverso il dialogo e l’accoglienza dell’altro e che l’appello alla violenza  distrugge millenni di evoluzione del genere umano. 

La violenza scritta, ostentata, suggerita, imitata, interpretata poi alla fine diventa azione.

Parole superficiali, vuote, inconsistenti. Oppure sciupate, indebolite, sconquassate. O addirittura offensive, umilianti, aggressive, feroci … parole, parole, parole ….

Nanni Moretti, nel film Palombella Rossa (1989), fa affermare al protagonista Michele Apicella: “Le parole sono importanti”! La scena è indimenticabile.

Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste! … E forse proprio l’allenamento a ricercare parole più appropriate può essere la via per pensare e vivere meglio, è importante selezionarle, sceglierle…

Sono le parole che determinano i comportamenti e spesso, purtroppo, provocano e legittimano azioni violente.

La storia ci insegna che le parole contano, in famiglia, a scuola, sul web o al bar, e delle parole che si pronunciano bisogna prendersi, soprattutto, la responsabilità.

Roberta Cazzulo

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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