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Bandiera

Una riflessione per il giorno della Festa della Repubblica. Vi sono due sentimenti importanti sui quali voglio condividere con voi un pensiero per il 2 giugno. Due sentimenti peraltro messi ancor più in evidenza nel periodo di crisi che abbiamo visto iniziare un paio di mesi fa.

La nostra Repubblica fu fondata su un valore importante, quello di un sentimento nazionale condiviso, attraverso il quale nel periodo post-bellico fu possibile porre le basi della nostra società su due pilastri fondamentali: la democrazia rappresentativa e lo stato sociale. Questi due pilastri, assieme ad un sentimento di unità nazionale permisero il dispiegarsi di uno dei momenti più prosperi anche sul versante della crescita economica. Un sano patriottismo inclusivo, sentimento utile e funzionale alla costruzione della nostra Repubblica.

Il secondo sentimento sul quale voglio riflettere è quello dell’umanitarismo universale: quel sentimento che spinge ogni individuo a sentirsi in un certo senso connesso con gli altri individui. A ben pensarci il sano sentimento universale è molto simile, e si fonda anch’esso su un istinto sociale dell’individuo che lo accomuna molto con il patriottismo che sopra descrivevo: il sentimento inclusivo di sentirsi parte di una stessa società, di sentirsi parte di un collettivo con il quale affrontare le sfide più ardue. E questa interconnessione la si individua anche ad altri livelli, nei quali rientrano le forme di municipalismo.

Se vi è una cosa che la crisi del coronavirus di questi mesi ci ha insegnato, è quanto importanti siano entrambi questi sentimenti, questi diversi livelli, e la sfida sia quella non solo di trovare il giusto equilibrio tra essi, ma di fare in modo che l’uno si alimenti con l’altro, escludendo quelle tendenze di mettere questi valori in antitesi tra loro. Entrambi questi sentimenti, infatti, hanno due lati oscuri, pericolosi ed insidiosi per un sano e giusto equilibrio tra sentimento di attaccamento ai valori locali, nazionali e universali.

Da un lato quello che si potrebbe chiamare “nazional-sciovinismo”, o nazionalismo esclusivo, degenerazione del sano patriottismo verso forme di convinzione nella superiorità di una nazione su un’altra, che porta dunque al tentativo di sopraffazione e di espansione eccessiva del potere e dell’influenza si una nazione più forte a discapito di altre.

Dall’altro lato abbiamo quello che si potrebbe invece chiamare il “globalismo”, una degenerazione del sano sentimento universale che porta invece a credere nella compressione eccessiva e a volte anche nello svilimento o soffocamento delle identità locali e nazionali, delle diverse forme culturali, e che spesso può fare da spalla a forme di “iper-globalizzazione” che comprimono lo stato sociale, spingono all’atomizzazione della società e portano come contraccolpo proprio le reazioni nazional-scioviniste di cui sopra, o in altri casi possono in realtà nascondere anch’esse dietro la maschera “globale” atteggiamenti di espansione nazionalista degli stati più forti a discapito di quelli più deboli.

Il futuro delle nostre società si costruirà solo attraverso un giusto equilibrio che tenga insieme i valori locali e nazionali, nell’ottica di un sano patriottismo, e al contempo i valori universali, nell’ottica di un sano ordine internazionale. Un ordine internazionale, appunto, basato su stati capaci di organizzare la propria società a cui vengano lasciati i giusti spazi di manovra, e parimenti istituzioni sovranazionali capaci di coordinare gli eccessi e le carenze che possano verificarsi in determinati frangenti, ed affrontare quei temi più globali, come la crisi ambientale.

Solo con questo giusto equilibrio, lo stesso che portò alla costituzione e alla continuità delle Repubbliche nel periodo post-bellico, si potranno evitare gli eccessi di una e dell’altra tipologia che nulla di buono possono portare alle nostre società.

Giorgio Laguzzi

Giorgio Laguzzi

Nato ad Alessandria nel 1984 ha presto lasciato la sua città per conseguire un Dottorato di Ricerca in Logica matematica a Vienna. Ha intrapreso la carriera accademica in Germania per poi tornare a casa dove è attualmente ricercatore presso l'Università del Piemonte Orientale. Dal 2022 ricopre la carica di Assessore del Comune di Alessandria.

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