America’s Health Insurance Grinches: A Scathing Indictment of “Market” Economics
By Lynn Parramore (foto)
Dec 20, 2024 | Government & Politics | Health
L’imperfetto modello assicurativo americano, guidato dall’avidità, porta a inefficienza, disuguaglianza e cure negate; una truffa colossale che ha scatenato la rabbia in tutta la nazione.
Nelle ultime due settimane, una cosa è diventata cristallina in America: l’indignazione pubblica dopo l’assassinio del CEO di UnitedHealthcare, Brian Thompson, che ha fatto emergere una rabbia ribollente per il racket dell’assicurazione sanitaria. Nemmeno l’ammontare di disapprovazione da parte dei media contro la perversità pubblica o la somma dei tentativi partigiani d’inquadrare l’atto di Luigi Mangione come una testimonianza di sinistra o di destra può nascondere la realtà: le persone, indipendentemente dalle parti, sono furiose per il sistema sanitario, e lo sono per una buona ragione.
Nel 21° secolo, gli americani hanno espresso la loro opinione nei riguardi della propria assistenza sanitaria: si sta deteriorando e non progredendo. Ad esempio, secondo recenti sondaggi Gallup, la soddisfazione degli intervistati per la qualità dell’assistenza sanitaria ha raggiunto il livello più basso dal 2001. Punto chiave: gli americani in quei sondaggi “valutano la copertura sanitaria negli Stati Uniti in modo ancora più negativo di quanto valutino la qualità“. La copertura è il fallimento principale del settore assicurativo privato, il cui fine sta nel profitto negando di conseguenza l’assistenza.
Quindi eccoci qui, indipendentemente dalle rosee narrazioni propalate dai politici o dalle diversioni per evitare l’argomento. I politici di entrambe le parti dovrebbero essere motivati ad affrontare questo scandaloso stato di cose, ma, come ha sottolineato il giornalista Ken Klippenstein, i candidati alla presidenza Kamala Harris e Donald Trump hanno a malapena accennato al tema dell’assistenza sanitaria, menzionandola solo due volte, nei loro discorsi alle rispettive convention. “Questa è la prima elezione di cui mi ricordo, ove l’assistenza sanitaria non fosse al centro del dibattito”, ha osservato Klippenstein, rammentando il cenno di Biden del 2020 all’opzione pubblica e le forti richieste di Bernie Sanders per l’assistenza sanitaria universale nel 2016.
Nel frattempo, gli americani sono oberati da premi assicurativi giunti alle stelle, da pesanti debiti contratti per la loro salute, nonché dalla difficoltà di sottoporsi a trattamenti curativi, la cui mancanza devasta milioni di vite. Non dovrebbe sorprendere che la frustrazione abbia raggiunto il punto di ebollizione, innescando una feroce e diffusa richiesta di un cambiamento reale e sistemico.
Le persone comuni hanno ben chiaro che le compagnie assicurative non esistono per proteggere la loro salute, ma per preservare e massimizzare i profitti per gli azionisti.
L’economista William Lazonick sottolinea che abbiamo tutto il diritto di aspettarci qualità a un prezzo equo, osservando che una buona polizza assicurativa sanitaria dovrebbe garantire cure accessibili da parte dell’assicuratore che ne copre i costi, qualcosa che un sistema single-payer (pagatore unico) potrebbe offrire. “Un assicuratore a scopo di lucro (business sector) come UnitedHealthcare potrebbe realizzare un profitto offrendo un’assicurazione di alta qualità“, ha affermato Lazonick all’Institute for New Economic Thinking, “ma ha scelto un modello aziendale che cerca di fare soldi negando il maggior numero possibile di reclami, ritardando il pagamento di quelli che non può evitare di onorare e difendendo le proprie posizioni in tribunale, se fosse necessario”.
Questo è capitalismo incontrollato
E i profitti stanno arrivando. Lazonick nota che nel 2023, UnitedHealthcare ha goduto di un margine di profitto operativo dell’8% su ricavi di ben 281,4 miliardi di dollari, assicurando 52.750.000 persone, il che equivale a ricavi (premi) di 5.334 dollari per assicurato. Gli assicurati, nel frattempo, pagano non solo i premi, ma anche le franchigie, i co-pagamenti e le cose come le fatture a sorpresa. Egli sostiene che mentre il costo dell’assistenza medica è artificialmente gonfiato, le compagnie di assicurazione sanitaria elaborano strategie per tenere sotto controllo i costi iscrivendo persone giovani e sane. Una manna dal cielo fornita dal mandato individuale dell’Affordable Care Act, che ha costretto i consumatori a entrare nel sistema, consentendo alle compagnie di assicurazione di continuare a operare come al solito, impegnandosi nei loro schemi di massimizzazione dei profitti.
Secondo lui, i costi elevati dell’assistenza medica sono in parte dovuti alla finanziarizzazione, un processo in cui le aziende sanitarie danno priorità a strategie finanziarie come il riacquisto di azioni e la distribuzione di dividendi, piuttosto che al miglioramento effettivo dell’assistenza ai pazienti, all’investimento in innovazioni utili o alla riduzione dei premi.
Insieme al suo collega Oner Tulum, Lazonick ha dimostrato che le più grandi compagnie di assicurazioni sanitarie hanno fatto una sbornia di riacquisti azionari, rimpinguando i loro profitti e riempiendo le tasche dei dirigenti e degli azionisti: la classica avidità di Wall Street in azione. Notano che delle prime quattro aziende per fatturato nell’ultimo decennio, UnitedHealth, CVS Health, Elevance e Cigna, i riacquisti medi annuali sono stati di ben 3,7 miliardi di dollari.
Scrivono i due esperti: “in definitiva, gli incrementi manipolativi che questi riacquisti (buy back) facendo schizzare in alto i valori azionari delle compagnie di assicurazioni sanitarie vengono sottratti dalle tasche delle famiglie statunitensi sotto forma di premi assicurativi più elevati”. È facile capire perché i dirigenti delle assicurazioni sanitarie siano ossessionati dai riacquisti azionari. Lazonick e Tulum sottolineano che dal 2000 al 2017, Stephen J. Helmsley, CEO di UnitedHealth Group, ha incassato una media annuale di 37,3 milioni di dollari, l’86% dei quali provenienti da compensi basati su azioni. Anche il suo successore, Andrew Witty, incassò 17 milioni di dollari all’anno (79% in azioni) tra il 2018 e il 2023. E poi c’è Brian Thompson, l’assassinato, ex CEO della sussidiaria UnitedHealthcare, che ha intascato 9,5 milioni di dollari all’anno (73% in azioni) dal 2021 al 2023.
Senza alcun dubbio è una truffa ignobile: gonfiare il prezzo delle azioni con i riacquisti, ingrassare gli stipendi dei dirigenti (non dei dipendenti di base) e negare ai pazienti le cure di cui hanno bisogno. Lazonick osserva che più profitti realizza UnitedHealth Group, più denaro extra è disponibile da distribuire agli azionisti come dividendi e riacquisti, “e, in generale, più alto è il prezzo delle azioni, più aumenta il potenziale per una retribuzione maggiore dei dirigenti”. La spiacevole realtà, secondo lui, è che “dato il modello di business predatorio di UHC, Thompson era incentivato dalla sua retribuzione basata sulle azioni a truffare i clienti, ed è salito alla posizione di CEO di United Healthcare perché era bravo a farlo”.
Forse questo aiuta a spiegare perché molti americani non piangono esattamente la sua scomparsa.
Le radici di questo raggiro risalgono all’ideologia neoliberista e guidata dal mercato che sostiene il sistema. L’economia neoclassica, la teoria alla base di questa filosofia, riguarda la massimizzazione del profitto e la fiducia nel mercato per sistemare le cose, come una mano invisibile magica. In realtà, è un modello per la disuguaglianza: i ricchi, come i CEO delle assicurazioni, diventano più ricchi e tutti gli altri sono soggetti a sfruttamento.
L’assistenza sanitaria è un perfetto esempio del perché questo sistema non funziona. Quando trasformi la salute umana in un business, dove l’accesso è determinato da quanto puoi pagare, solo le persone affluenti possono contare su cure di prim’ordine e affidabili. La contraddizione fondamentale al centro del sistema statunitense è semplice: la salute è considerata una merce, non un diritto umano.
Questo sistema attuale ha senso per gli economisti che si aggrappano ancora ai loro principi neoclassici obsoleti e imperfetti. Ma per la gente comune? È chiarissimo: il nostro sistema è insostenibile. Il mito secondo cui il sistema assicurativo sanitario statunitense funziona in modo efficiente in un mercato competitivo non è altro che un mito. In realtà, domina una manciata di assicuratori a scopo di lucro, concentrati non sulla fornitura di assistenza, ma sull’estrazione di valore. È un caso da manuale di “fallimento del mercato”. Invece di una sana concorrenza che abbassa i prezzi e migliora i servizi, ciò che abbiamo è un oligopolio che fa aumentare i costi e lascia milioni di persone senza assicurazione. Esaminiamo tre esempi di questo fallimento.
- Asimmetria informativa: in un vero mercato competitivo, si dovrebbe ottenere informazioni chiare e dirette per fare buone scelte. Ma nel sistema assicurativo sanitario statunitense non succede. Le compagnie assicurative oscurano deliberatamente i dettagli della polizza, lasciando gli assicurati a indovinare i veri costi e la copertura, persino la percentuale di reclami respinti. Questo conferisce a loro tutto il potere, mentre il contraente è confuso da contratti arzigogolati e impenetrabili. Sanno esattamente cosa stanno facendo, e non sono disponibili ad aiutare il sottoscrittore. Facciamo l’esempio di un lavoratore autonomo, il quale è indeciso su che tipo di formula assicurativa privata acquistare sul mercato delle assicurazioni sanitarie. Non ha diritto ai sussidi, quindi si ritiene che la cosa migliore che puoi fare è un Silver Health Plan[1] con un premio mensile di $ 1.000. È costosa, ma almeno elenca un co-pagamento di $ 45 per una visita medica in-network (concordata nel contratto), e deve essere in-network perché il piano non coprirà un centesimo di cure fuori-network. Ci si iscrive al piano e poi capita di andare dal medico per un’infezione respiratoria. Sorpresa! Può accadere che si debba pagare un onorario di $ 200. Perché? Perché i co-pagamenti si applicano solo dopo aver oltrepassato la franchigia di $ 2.200, che era scritta in caratteri piccoli.
A questo punto, evitare il medico sembra la soluzione migliore.
Ci chiediamo: l’Health Insurance Marketplace non è un sistema governativo? Come può essere così ingiusto e ingannevole? Beh, non è esattamente un sistema governativo. Il Marketplace è gestito dal governo di nome, grazie all’Affordable Care Act, con il governo federale che gestisce HealthCare.gov. — ma diciamolo chiaramente: è controllato da assicuratori privati. Il governo stabilisce alcune regole, ma il vero potere risiede nelle aziende a scopo di lucro che tirano le fila. Ciò che viene venduto come un sistema a misura di consumatore è in realtà solo una gallina dalle uova d’oro per il settore assicurativo.
- Selezione avversa: torniamo a quel lavoratore autonomo colpito da una fattura medica da 200 $. La prossima volta che si ammala, decide di non consultare il medico. Si chiede: perché rischiare una fattura più alta? Le compagnie assicurative adorano questo: non devono rimborsare nulla mentre l’assicurato deve continuare a pagare il tuo premio. Questa è la selezione avversa in azione. Le persone sane rinunciano alle cure per risparmiare denaro, mentre i malati sono bloccati con piani costosi. Le assicurazioni aumentano i premi, spingendo ancora più persone fuori dal sistema. Il risultato? Un circolo vizioso in cui i prezzi continuano a salire e le cure diventano più difficili da ottenere.
- Esternalità: l’incapacità del sistema assicurativo sanitario statunitense di fornire una copertura universale crea ciò che gli economisti chiamano “esternalità negative”. Il nostro lavoratore autonomo che non è andato dal medico per risparmiare denaro è finito al pronto soccorso, dove i costi aumentano rapidamente. Ciò che è iniziato come un semplice problema diventa un ricovero ospedaliero evitabile, facendo aumentare i costi sanitari per tutti e mettendo a dura prova le risorse della sanità pubblica. Questi costi aggiuntivi non colpiscono solo l’individuo, ma sono un peso per la società nel suo insieme. Sono i contribuenti e il sistema sanitario che pagano il conto. E per giunta, la persona ha perso il lavoro e ha diffuso la sua malattia ad altri, amplificando sia il danno sociale che quello economico.
Oltre agli esorbitanti costi amministrativi, la dipendenza del sistema sanitario statunitense dall’assicurazione basata sul datore di lavoro è una reliquia delle decisioni politiche del XX° secolo che sono decisamente superate nell’attuale gig economy. Il sistema attuale lega l’accesso alle cure con il lavoro, escludendo di fatto milioni di lavoratori part-time e a chiamata, liberi professionisti e disoccupati. L’idea che le persone possano “cercare” piani assicurativi come se stessero scegliendo un tostapane è assurda quando la posta in gioco è la vita o la morte.
Il costo esorbitante di questo approccio imperfetto all’assistenza sanitaria è sostenuto dalla società, attraverso una maggiore spesa sanitaria complessiva, risultati peggiori e un sistema pubblico che cede sotto il peso dei non assicurati e dei sotto-assicurati. Il sistema non solo non riesce a fornire cure eque, ma aggrava anche la disuguaglianza sociale ed economica. La salute dovrebbe essere un bene pubblico, con cure garantite per tutti, indipendentemente dal reddito, dal lavoro o dalle condizioni preesistenti. Molti sostengono che la soluzione non è rattoppare il sistema con piccole riforme, ma ripensarlo completamente, o, come ha detto di recente il documentarista Michael Moore, “buttare l’intero sistema nella spazzatura“. Ciò significa abbracciare modelli come il sistema a pagatore unico, in cui lo Stato garantisce la salute per tutti e l’assistenza è basata sul bisogno, non sul profitto.
L’America è pronta a dire addio ai pescecani che operano 365 giorni all’anno.
Senior Research Analyst, INET