Giovedì sera ho accompagnato l’Unità di Strada composta da Fabio Scaltritti e Piero Mondo durante il loro servizio notturno, che prevede il rifornimento di coperte, viveri, acqua, caffè caldo ai senza fissa di dimora presenti nella nostra città.
E’ stata un’esperienza importante ed istruttiva.
Abbiamo incontrato donne e uomini, giovani, anziani, italiani e stranieri, che vivono in situazioni di grande marginalità.
Quegli individui che vengono definiti nel gergo comune “invisibili”.
Che non risultano, però, invisibili per la nostra Unità di Strada, che li trova, li raggiunge, li rassicura, sa utilizzare le parole giuste, quelle che non li giudica, li accarezza, a volte li sprona, altre li consola, e mantiene con loro un contatto costante, monitorandoli in maniera continuativa in modo tale che non abbiano bisogno d’aiuto e cercando di comprendere con ognuno di loro se è possibile modificare in meglio la loro situazione.
Il cambiamento, insomma, diventa la priorità.
Da invisibili a visibili, Alessandria, improvvisamente, si accorge di loro e reagisce, a volte in maniera solidale, altre volte con insofferenza, rifiuto. Alcuni di loro si lasciano aiutare, con altri è più difficile, rifiutano il contatto. Alcuni sognano di tornare al loro paese, altri di vivere in un casale in campagna lontano da tutto e da tutti con il loro cane, altri non la vogliono una casa, anche se ne avrebbero diritto e preferiscono vivere in roulotte, altri sognano di ritornare presto ad avere un posto di lavoro e alla loro vita precedente che non riescono a dimenticare…
Fondamentale diventa, quindi, l’attivazione del 118 e dei mezzi di soccorso.
Necessario è comprendere che impatto hanno sul territorio, dove vivono, come possono “stare” senza entrare in conflitto con chi vive la città quotidianamente come loro, conquistando, giorno dopo giorno, un rapporto di fiducia che permetta di azionare leve di cambiamento.
Quella dei senza fissa dimora è una tematica, politicamente, importante e complessa.
Credo sia fondamentale, in primis, rispettare le caratteristiche di ciascuno di loro: non è facile, né da un punto di vista sociale, né educativo, né psicologico, né operativo.
La “problematica homeless” diventa preponderante, soprattutto, nei mesi invernali; i dormitori, quali forme attrattive, diventano, necessariamente, un tema politico e soprattutto pratico/gestionale. Collateralmente cresce un rifiuto dominante da parte del senso comune nei confronti della povertà, oggi la povertà è tornata ad essere uno stigma di fine 800 ….
Sembrerebbe, quasi, che chi è povero lo è per sua scelta , perché è un fannullone, perché non si impegna abbastanza, non è abbastanza forte da risollevarsi, negando in questo modo, quindi, che la condizione dell’indigenza e della povertà, sia legata, spesso, ad una volontà oggettiva.
Chi nasce povero, resta povero per diverse generazioni…
La parola povertà ne richiama, però, immediatamente altre due, l’aporofobia, la paura, il rifiuto del povero, il disprezzo per la povertà e per i poveri e la sicurezza, il desiderio di vivere la propria città “sentendosi al sicuro”.
In questi ultimi anni, inoltre, è cambiato il profilo dei senza fissa dimora.
Prima solitamente arrivavano da trascorsi di tossicodipendenza e di alcolismo, la maggior parte erano stranieri, ora assistiamo ad un processo di impoverimento dovuto a situazioni che si concatenano (perdita improvvisa del lavoro, una separazione, l’assenza di sostegno famigliare, una malattia). Queste situazioni correlate ad altre cause, crisi economica permanente, emergenza energetica, Il caro affitto e la scarsità di alloggi a prezzi accessibili hanno condotto molti individui alla povertà.
Necessario diventa integrare le professioni, ritornare insieme a progettare seriamente e velocemente, ritornare a ripensare ad un piano di zona, attivare un lavoro collegiale, in grado di seguire le emergenze sistemiche, in maniera più razionale, e seguire con strumenti differenti e più adeguati i singoli individui o intere famiglie.
Fondamentale per la nostra Amministrazione, è il lavoro congiunto che procede ogni giorno, con Unità di strada, con Caritas, con la rete dei dormitori e delle soluzioni abitative, con il Cissaca, con l’Asl, con le forze dell’ordine, con la nostra Polizia Municipale, con la Prefettura e la Questura, questa “rete collaborativa e sinergica” “si incastra” e ci permette di avere a disposizione strumenti efficaci per sostenere i percorsi più adeguati.
La sicurezza nelle città è, indubbiamente, uno dei temi del nostro tempo. Come la moneta, anche la paura, produce delle modifiche sostanziali nei sistemi di organizzazione della vita quotidiana e nelle relazioni che intercorrono tra le diverse componenti della società globale, in particolare nelle città.
Si sono modificate le caratteristiche sociali ed economiche delle città e, al tempo stesso, i sistemi di percezione dell’insicurezza e di identificazione degli individui. Moltissimi quartieri, infatti, oggi si presentano come mosaici di classi sociali, etnie e posizioni reddituali piuttosto differenti, che non sempre sembrano comunicare tra di loro. La domanda di sicurezza viene posta in modo forte alle istituzioni, a partire dalle più vicine, e cioè ai comuni e ai sindaci, anche quando le decisioni e le responsabilità di politiche e di azioni sono collocate ad altri livelli istituzionali.
Rafforzare il senso di sicurezza diventa quindi un compito primario delle istituzioni, a partire dalle amministrazioni locali. Il problema è complesso e richiede risposte articolate e differenziate.
La presenza delle forze dell’ordine è vissuta come uno degli elementi che infonde maggiore sicurezza. Le mitizzate telecamere, ormai onnipresenti, fungono da deterrenti.Rispondere alla domanda di sicurezza richiede programmi e progetti complessi nati dall’impegno congiunto dello stato, delle regioni e dei comuni.
L’aspetto, e la cura della città, la pianificazione e la gestione degli spazi per la sicurezza ne fanno parte.
La questione della sicurezza coinvolge quindi l’insieme dei programmi e delle strategie politico-amministrative delle nostre città e delle nostre regioni con l’obiettivo di produrre e rafforzare la comunicazione tra i cittadini, promuovere la convivenza pacifica tra persone, sempre più spesso diverse per lingua e costumi, in un contesto storico in cui le risorse economiche e sociali sono quasi esaurite.
Le azioni positive attraverso il recupero di molte periferie, il risanamento dei centri storici, l’attivazione di progetti di quartiere per l’inclusione sociale, la promozione di attività collettive nei parchi e nelle strade, le decine di piccoli e grandi interventi di cura della città e di pianificazione degli spazi per la sicurezza finalizzati a diminuire il rischio e ad ampliare le opportunità che la città offre, sono il frutto di programmi e progetti complessi nati dall’impegno congiunto dello stato, delle regioni e dei comuni.
Le azioni diventano più incisive se pensate da una rete di attori ed è quello che stiamo facendo con l’attivazione dell’Osservatorio Politiche Sociali del nostro comune.
Sempre attuale, Italo Calvino, “D’una città non godi le sette o le settanta meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda”, una città sicura, che si prende cura….
Roberta Cazzulo
Assessore Personale, Pari opportunità, Politiche sociali, Lavoro e formazione professionale, Tutela animale; Città di Alessandria.