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Qualcuno si è domandato qual è il nesso causale che dà corpo alla saldatura di una supposta fraterna amicizia tra Elon Musk e Giorgia Meloni? Una condivisione di valori comuni? Forse? Ma ciò non convince del tutto. Che cosa invoglia il tri-miliardario sudafricano, naturalizzato americano, a sostenere gli attuali politici ai vertici dello Stato o gli eventuali pretendenti (Trump). Costoro si contraddistinguono sia nel blandire quel costume morale consuetudinario, neo-restauratore, oggidì largamente diffuso nelle masse; sia nel difendere gli interessi di una classe plutocratica che mira a glorificare, se non a convertire, le stesse masse alla cultura della ricchezza. Parallelamente, che cosa induce il nostro PdC a farsi ritrarre sorridente, esibendo comportamenti che denotano affettuosa amicizia, per non dire una puerile compiacenza, con il patron della Tesla?

Daron Acemoglu[1], accademico, economista docente al MIT, ha recentemente scritto un breve saggio su PS[2] in cui mette in evidenza l’attuale rapporto che, sin dall’alba della rivoluzione tecnologica digitale, tuttora perdurante, si sta formando tra denaro e potere. Egli sostiene che esiste una relazione di similitudine con il modello che si consolidò, al tramonto del XIX° secolo, nel pieno del grande balzo industriale finanziario americano, da cui venne forgiato l’appellativo di “ The Gilden Age” (L’Età Dorata).

Ciò che conta ancora di più della semplice ricchezza è che questi particolari miliardari sono visti come geni imprenditoriali che mostrano livelli unici di creatività, audacia, lungimiranza e competenza su una vasta gamma di argomenti. Si aggiunga il fatto che molti di loro controllano i principali mezzi di comunicazione, vale a dire le principali piattaforme di social media, qualcosa di quasi senza pari nella storia recente.

Ecco, qui troviamo la risposta al secondo quesito che ci siamo posti. Si tratta di quel passionale vincolo che lega Giorgia Meloni con Elon Musk: “molti di loro controllano i principali mezzi di comunicazione”. Se eserciti un’azione di vigilanza sulle piattaforme, se il genio audace ti offre la possibilità di costruire un grande fratello che “riscriva la storia”, non resta altro ai dissenzienti che rifugiarsi in quel piccolo spazio d’amore ricavato da Wiston e Julia per respirare un anelito d’umanità[3].

Alcuni individui avranno sempre più potere di altri, ma quanto potere è troppo? Una volta, il potere era legato alla forza fisica o all’abilità militare, mentre ora i suoi privilegi derivano solitamente da ciò che Simon Johnson e io chiamiamo il ‘potere di persuasione’, che, come spieghiamo nel nostro libro Power and Progress, è radicato nello status o nel prestigio. Maggiore è il tuo status, più facilmente puoi persuadere gli altri.”

Daron Acemoglu limita il campo della sua esposizione critica; usa il verbo “persuadere”, ossia: convincere, indurre una persona a riconoscere la realtà di un fatto, la fondatezza di uno stato di cose. Quindi, la rendita posizionale derivante dall’essere straricco di per sé crea l’archetipo per una morale universale. Una sorta di “dottrina” del denaro a cui bisogna attenersi, rispetto alla quale colui che nel caso decidesse di derogare verrebbe confinato nel girone dei reprobi. Solo una bonaria tolleranza nei confronti degli eretici è ammessa. Una subdola versione occidentale della “saggia” catechesi mandarinale del corrente comunismo cinese, ove il firewall che difende l’integrità dei propri principi assoluti e indiscutibili del capitalismo rosso di Stato, viene benevolmente utilizzato per “persuadere” l’eventuale insorgere dell’irrequietezza popolare.

Non ci si discosta molto dal pensare che con la stipula di accordi di tale fattura (Meloni/Musk) la legittimazione statuale ceda il testimone al potere tecno-digitale, poiché è quel potere che oggi mira a creare la forma, ossia la possibilità d’imporre atti e regole, nonché il discrimine tra vittorie o sconfitte elettorali. La forza, nel caso specifico, crea la possibilità del diritto: una concezione “fattualista” della politica che supera la precedente di stampo formalista dello Stato, ove il sovrano è colui che agisce in nome dello Stato e lo fa sulla base di una previsione della norma legittimamente promulgata dall’assemblea degli eletti.

Il potere tecno-digitale è un soggetto extra istituzionale dotato di forza e l’evento che lo sostanzia è proprio la sua potente tecnica. Chi la possiede diventa il sovrano ed incarna l’essenza della politica.

In una società in cui prevale in molti una esagerata esposizione dell’amor proprio rispetto al concetto di utilità sociale, la razionalità cede il posto al mito del grande “innovatore” di successo, infatti, puntualizza Acemoglu:“…dopotutto, è razionale per ogni individuo imparare da persone che hanno esperienza, ed è ragionevole collegare l’esperienza al successo. Inoltre, questa forma di apprendimento è positiva per le comunità, perché facilita il coordinamento e la convergenza verso le pratiche migliori. Ma quando lo status è collegato alla ricchezza, e la disuguaglianza di ricchezza diventa molto grande, le fondamenta che sostengono l’esperienza iniziano a sgretolarsi.

Per essere più espliciti afferma il saggista:

Considerate il seguente esperimento mentale. Chi ha maggiore competenza in falegnameria: un bravo, maestro falegname o un miliardario gestore di hedge fund? Sembra naturale scegliere il primo; ma più la ricchezza conferisce status, maggiore è il peso attribuito alle opinioni del magnate, anche in falegnameria. Oppure considerate un esempio contemporaneo più rilevante. Quali opinioni sulla libertà di parola hanno più peso oggi, un miliardario della tecnologia o un filosofo che da tempo si confronta con la questione e le cui prove e argomentazioni sono state sottoposte a esame da parte di altri esperti qualificati? Milioni di persone su X (Twitter) hanno implicitamente scelto il primo.

Potremmo fare mille esempi, ognuno di voi si sbizzarrisca. Senonché, nell’ultima traccia la “persuasione” di Acemoglu pare che incorra in uno slittamento semantico, scivolando verso il concetto di “manipolazione”. Quando il convincere trova una solida resistenza allora si “manipola” – l’AI può esserne il mezzo – ovvero: si agisce manovrando abilmente sulle coscienze, agendo su di esse presentando una supposta verità “normalizzata” acritica e indiscutibile.

E’ passato quasi sotto silenzio l’idillio tra Elon Musk e Giorgia Meloni, un puro fatto di costume, ma purtroppo nel suo contenuto c’è ben altro.

fg

[1] Daron Acemoglu, Institute Professor of Economics at MIT, is a co-author (with James A. Robinson) of Why Nations Fail: The Origins of Power, Prosperity and Poverty (Profile, 2019) and a co-author (with Simon Johnson) of Power and Progress: Our Thousand-Year Struggle Over Technology and Prosperity (PublicAffairs, 2023).

[2] https://www.project-syndicate.org/onpoint/wealth-inequality-billionaires-undue-influence-bad-for-society-by-daron-acemoglu-2024-09?fbclid=IwY2xjawFjtDhleHRuA2FlbQIxMQABHcQzC5p2A5V87BYZMWSjYTFmJ4_vOUoCJF2r8nakxipMG39ERrMIyLEXkQ_aem_eJI0MyQvVxj23EMWCWzM9A

[3] George Orwell, 1984, Penguin, UK

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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