Chi sostiene che l’attuale leadership del Labour Party sia una rivisitazione del blairismo sa di mentire ed è in cattiva fede
Scandagliando il partito labourista dopo questa travolgente vittoria (landslide 410 su 650) cerchiamo di capire, in questo breve post, quali sono stati alcuni degli assiomi e dei corollari enumerati nella proposta politica del Labour i quali hanno contribuito a convincere la maggior parte dei cittadini britannici nella General Election di ieri garantendo al partito la maggioranza assoluta ai Comuni.
A prima vista nel corso della nuova leadership capitanata da Sir Keir Starmer ciò che risulta evidente a chiunque analista politico è quello di aver notato un partito meno insistente sulle tematiche dei nuovi diritti, le cosiddette “emergenti” sensibilità. E’ assai probabile che queste vennero già considerate come un patrimonio acquisito, non più soggette a diventare il bastione di resistenza e di lotta al tradizionalismo conservatore (Johanne Rowling, autrice di Henry Potter, permettendo). Per converso, si è messa in luce una leadership impegnata in un lavorio infaticabile teso a smussare la contrapposizione acerrima tra Remainers’ e Leavers’. Proprio quel dualismo che ha avvelenato il partito e fiaccato il paese per anni, ben oltre l’esito nefasto del referendum. Il focus del messaggio politico si è spostato di 180 gradi mirando alle quotidiane necessità che affliggono i cittadini “ordinari”, senza distinzione né di razza né di genere, giovani, anziani, disoccupati, salariati a basso reddito, piccoli imprenditori e coraggiosi innovatori.
Sin dalla sua elezione a guida del partito Sir Keir Starmer fu oggetto di severe critiche provenienti dalla sinistra, poiché egli diede l’impressione che volesse spogliare la tradizionale connotazione di partito classista dal suo contenuto ideologico “oppositivo e riformista” per elevarlo come nerbo indispensabile per il risveglio dell’orgoglio nazionale. Ciò che risultò dai fatti non fu del tutto vero. Qui, dobbiamo soffermarci su due categorie importanti della filosofia analitica: lo “spazio” e il “tempo”. Il Labour di oggi non è più quello della Great Britannia di Sir Tony Blair, ma nemmeno più quello del terzomondismo di Jeremy Corbyn. Lo “spazio” per il leader labourista è confinato dallo sforzo di ricomposizione sociale all’interno dell’arcipelago britannico. Il “tempo” è radicalmente cambiato: svanito l’illusorio “sole” della globalizzazione e della libertà economica incondizionata, oggi si stanno addensando sul territorio inglese nuvoloni carichi di pioggia e tensioni elettriche geostrategiche.
Cosa è cambiato? In parte, il mondo. Nel 1997, come dice spesso David Lammy, il nuovo ministro agli esteri, l’economia britannica era più grande di quella di Cina e India messe insieme. Anche il clima intellettuale è mutato. Il New Labour trasse ispirazione dai Democratici di Bill Clinton; oggi il partito guarda come sia possibile conciliare la politica economica con i concetti di sicurezza nazionale e maggiore autosufficienza. Mentre Sir Tony inseguì la classe media ambiziosa per conquistare la vittoria, oggi il partito promette una rinascita dei colletti blu, perché vede la riconquista degli elettori nei vecchi seggi industriali come una ricerca necessaria per la sua esistenza.
Anche le parole di Rachel Reeves, il nuovo Cancelliere dello Scacchiere non lasciano dubbi: “non possiamo, come abbiamo fatto troppo facilmente in passato, premiare la flessibilità a scapito della sicurezza, né feticizzare l’apertura a scapito della resilienza”[1]. Altro che blairismo! La Reeves incalza: “benché il New Labour abbia generato una rapida crescita, commise gravi errori. Il governo di Sir Tony regolamentò il settore bancario in modo troppo lasco, inoltre il suo governo diventò un ostaggio dei despoti (privati) che gestivano il mercato dell’energia e dei beni essenziali. La globalizzazione diffuse lavoro precario e approfondì le disuguaglianze regionali”.
Sir Keir Starmer propone un Labour meno ideologico, più pragmatico, adeso alle esigenze della collettività: meno amenità “arcobaleniche” e fanatismi naturalisti, più grandi periferie industriali; meno “red tape” (lungaggini politiche e amministrative, più “actions and boldness” (azioni e audacia); meno “laxity” (lassismo) più “security” (sicurezza, intesa come protezione nei confronti di persone e cose); più sviluppo tecnologico e assistenza ai produttori mediante l’applicazione di regole condivise (economia reale), meno finanza parassitaria, meno tasse per chi innova, maggiore pressione fiscale sulle rendite. Il tutto con l’esclusiva condizione che a ogni critica riguardo ai singoli fenomeni sia giustapposta una soluzione. Argomento a cui fa difetto in generale una certa sinistra, soprattutto quella d’ispirazione più radicale, ossia la tendenza di snocciolare una lunga serie di querimonie senza quasi mai presentare un progetto alternativo.
Delle 5 “Missions”, ne citiamo quella che, ahimè, condividiamo più strettamente negli stessi termini di denuncia. Le condizioni in cui versano in generale i Sistemi Sanitari Nazionali. “Build an NHS fit for the future”[2] (Costruiamo un SSN adatto per il futuro) è nientemeno che la riproposizione dell’applicazione delle precedenti citate categorie “spazio” e “tempo”. Detto in altri termini: non è più possibile modellare un sistema sanitario che incameri le logiche e le spazialità del passato, diversamente ne sortirebbe un ennesimo fallimento.
La promessa fatta agli elettori da parte del Labour consisterebbe a grandi linee nel garantire una crescita del PIL senza aumentare l’estrazione fiscale. Ciò equivarrebbe a rivedere la quota dei prelievi colpendo in particolare le rendite (finanza), per contro avvantaggiando coloro che sono fruitori e partecipi, nonché innovatori nell’economia reale (imprese, lavoratori). Il compito è molto arduo, una sorta di rivoluzione copernicana, considerato il vanto con cui si è magnificata l’importanza della centralità finanziaria inglese. Ancora più difficile risulterà accomodare lo “scisma” identitario scozzese.
Un grande abbraccio a Keir e alla sua leadership.
fg
PS: Per coloro che volessero approfondire la figura e il pensiero di Keir Starmer, quattro anni fa scrivemmo un suo breve ritratto https://ilpontedem.it/2020/04/17/il-dopo-corbyn-keir-starmer-il-giudizioso-radicale/
[1] https://www.economist.com/britain/2024/06/12/what-separates-tony-blairs-labour-from-the-party-today
[2] https://labour.org.uk/change/build-an-nhs-fit-for-the-future/