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Il concetto che identifica una città come “intelligente” (Smart City) è assai vago in quanto compendia una definizione ristretta di tecnologia applicata a una serie di processi, il cui fine è quello di rendere migliore la qualità della vita in alcuni settori qualificanti, come l’istruzione, l’ambiente, la sicurezza e la stessa governance cittadina.

Pertanto, questo rapporto tra tecnologia e ambiente è da considerarsi una fonte di sviluppo, di progresso, di apprendimento, nonché quello d’alimentare una maggiore coesione sociale all’interno della comunità di riferimento. Il denominatore comune, tuttavia, è la ricerca della massima efficienza. Tenuto conto delle crescenti aspettative da parte delle cittadinanze e delle imprese locate sul territorio, il settore pubblico, oggigiorno, non può più sottrarsi alla richiesta di fornire servizi migliori, automatizzati e di facile comprensione.

Non disponendo più delle risorse di un tempo, l’utilizzo di sistemi digitali complessi da parte delle Amministrazioni territoriali rimane l’unica soluzione possibile per garantire un giusto equilibrio tra domanda e offerta di servizi all’interno della propria giurisdizione di competenza. Ciò ha spinto i governi a concentrarsi sulla costruzione di città più “intelligenti” e più sostenibili, che siano alimentate da tecnologie in grado di evitare un eventuale sbilanciamento. In particolare, per alcune realtà europee, è da considerarsi uno sviluppo necessario a causa della dispersa e caotica post-bellica urbanizzazione e delle già citate crescenti aspettative.

I principali ambiti su cui gli operatori si debbano concentrare sono i seguenti:

  • Negli ultimi dieci anni a livello globale le iniziative per creare città “intelligenti” stanno diventando sempre più numerose e i residenti ne apprezzano parimenti il valore: in parte a causa di un sempre più difficile coordinamento tra lontane periferie e centro urbano; in parte a causa della spinta verso una maggiore efficienza da parte di governi, imprese e degli stessi cittadini. I sondaggi commissionati da società specializzate in questo settore – il colosso tecnologico giapponese Hitachi – mostrano che le comunità insediate ambiscano che le proprie Amministrazioni varino più iniziative che consentano di migliorare la loro qualità della vita.
  • La connettività è fondamentale sia per l’offerta sia per l’adozione: l’infrastruttura a banda larga fissa e mobile è una necessità per abilitare tecnologie per città “intelligenti” come l’ Internet of Things (IoT), cloud computing e i big data, che possono essere utilizzate per creare processi innovativi nei settori quali trasporti, energia, gestione dei rifiuti e programmi di e-learning. Le iniziative Wi-Fi gratuite basate su tali progressi possono aiutare a stimolare l’adozione di iniziative “intelligenti” tra i cittadini.
  • Riprendendo l’esito del sondaggio, alla domanda posta su quali principali vantaggi percepirebbero i residenti in una città “intelligente”, i cittadini hanno citato l’ambiente (qualità dell’aria, sistema raccolta rifiuti) e l’istruzione come le due condizioni di merito principali, dimostrando che il concetto va ben oltre una definizione ristretta di servizi abilitati dalla tecnologia. In effetti, l’accesso più facile ai servizi governativi è stato solo il quarto vantaggio più menzionato tra i partecipanti al sondaggio.
  • La mancanza d’informazioni è il più grande ostacolo a un maggiore utilizzo: secondo la già riferita indagine sui cittadini, è abbondantemente chiaro che essi non capiscono quali iniziative di Smart City sono a loro disposizione. Ciò sembra derivare dalla mancanza di una chiara comunicazione del governo sugli sforzi in corso. Inoltre, gli esperti sottolineano aneddoticamente il fatto che le leadership urbane possono impegnarsi con maggiore lena per sostenere un ritorno dall’investimento (ROI), per le nuove iniziative e infine per migliorare il marketing di quelle attuali.
  • Le partnership sono necessarie per cogliere tutti le facilitazioni: la maggior parte dei partecipanti al campionamento ritiene che il governo dovrebbe assumere un ruolo guida nello sviluppo d’iniziative verso la creazione di città “intelligenti”; tuttavia, vi è anche un valido motivo per la collaborazione tra pubblico e privato e per includere gli utenti cittadini al fine di cogliere tutti i vantaggi, in aree come lo sviluppo di comunità, dell’innovazione e l’utilizzo di dati governativi “aperti” (open data) per creare nuovi servizi e prodotti.

Non resta che anche per le nostre piccole comunità procedere in quella direzione.

fg

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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