Young Americans increasingly end their own lives. Suicide is now the second-biggest killer of ten- to 18-year-olds
Negli anni ’50, quando il termine “teenager” fu reso popolare per la prima volta, balenò nelle menti di molti solo guai. I giovani grintosi che si comportavano in modo rischioso fuori casa – l’ubriacarsi, il rimanere incinte o essere coinvolti in incidenti d’auto – erano “la paura numero uno dei cittadini americani“, così scrisse Bill Bryson nel suo libro di memorie, “The Life and Times of the Thunderbolt Kid“. Oggi, i rischi che affrontano gli adolescenti americani emergono al loro interno. È più probabile che i ragazzi si suicidano piuttosto che rimanere uccisi in un incidente automobilistico. Le ragazze hanno quasi il 50% in più di probabilità di ferirsi in un tentativo di suicidio piuttosto che affrontare una gravidanza non pianificata. Il suicidio è la seconda più grande causa di morte di ragazzi dai 10 ai 18 anni, dopo gli incidenti.
L’aumento del suicidio giovanile fa parte di un più ampio incremento di problemi connessi alla salute mentale tra i giovani. Ciò ha preceduto la pandemia, ma probabilmente ne è stato accelerato. Nel 2021 quasi la metà degli studenti delle scuole superiori americane ha affermato di aver provato persistenti sentimenti di tristezza e di disperazione nell’ultimo anno, rispetto al 26% del 2009; uno su cinque ha preso seriamente in considerazione il suicidio, in confronto al 14% (2009); e il 9% ha tentato di porre fine alla propria vita, a paragone del 6% (2009). Sebbene le percentuali afferenti ai giovani dai 15 ai 19 anni non siano senza precedenti (c’è stato un picco simile all’inizio degli anni ’90), esse per i giovani dai 15 ai 14 anni sono più alte che mai.
Il fatto che sia diventato più accettabile per i giovani discutere dei propri sentimenti ha sicuramente contribuito ad alcuni cambiamenti, come l’aumento della tristezza auto-cosciente. Anche una migliore selezione può svolgere un ruolo. Ma nessuno delle due condizioni spiega i dati più allarmanti: i tassi di suicidio. Tentativi [autolesionisti], feriti e morti sono tutti aumentati tra i giovani americani nell’ultimo decennio. L’anno scorso, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), nessun gruppo di età ha registrato un aumento più elevato rispetto agli uomini, la cui età era compresa tra 15 e 24 anni.
Si cominciano solo ora a capirne le cause. I soliti sospetti (povertà infantile, abuso di sostanze da parte dei genitori o depressione degli stessi) non sono cambiati molto; anzi, la povertà infantile è diminuita. Ciò che è mutato è il modo in cui gli adolescenti vivono le loro vite e si relazionano con il loro ambiente e tra di loro. Un maggiore isolamento e solitudine sono probabilmente le cause determinanti.
Gli esperti mostrano una ragionevole comprensione su come aiutare a prevenire il suicidio e su come proteggersi da tali pensieri. Sebbene le ragazze in America abbiano molte più probabilità di pensare di porre fine alla propria vita o di ferirsi nel tentativo di farlo, i ragazzi adolescenti hanno quasi il triplo delle probabilità di morire per suicidio, non tutti i giovani sono ugualmente a rischio. I giovani che si identificano come lesbiche, gay o bisessuali hanno il triplo delle probabilità di commettere tendenze suicide. Durante la pandemia di covid-19, i bambini che avevano subito abusi o abbandoni avevano la probabilità 25 volte maggiore di tentare il suicidio rispetto ai loro coetanei con un’infanzia più felice.
Anche la geografia conta. I bambini che vivono in ambienti rurali corrono un rischio maggiore, in parte perché hanno meno accesso alle cure. Le comunità tribali soffrono più di altri gruppi. Il tasso di suicidi giovanili dell’Alaska – con 42 morti annuali ogni 100.000 giovani, il più alto di qualsiasi stato – è quattro volte la media nazionale.
Anche in Australia, Inghilterra e Messico si è registrato un forte aumento dei suicidi giovanili negli ultimi dieci anni. Un recente studio del National Health Service ha rilevato che, attualmente, in Inghilterra e nel Galles, più di un bambino su sei di età compresa tra i sette e i 16 anni ha un probabile disturbo di salute mentale. Tra il 2012 e il 2018 la solitudine adolescenziale è aumentata in 36 dei 37 paesi studiati, secondo il Journal of Adolescence.
Pessimo “eccezionalismo”
Ma l’America si distingue per i suoi tassi assoluti di suicidio giovanile. Sebbene in Inghilterra e Galles i suicidi tra i 15 e i 19 anni siano cresciuti più rapidamente, nel 2021 si sono tolti la vita 6,4 giovani ogni 100.000, contro 11,2 giovani americani.
L’America è eccezionale anche per la disponibilità di armi. L’uso di un’arma da fuoco è il metodo più comune di suicidio per i ragazzi, il che aiuta a spiegare perché hanno maggiori probabilità di morire per un tentativo rispetto alle ragazze. Il facile accesso a un metodo letale è uno dei maggiori fattori di rischio per chi è disperato. In Svizzera, i tassi di suicidio tra gli uomini in età di servizio militare sono diminuiti drasticamente dopo che il paese ha dimezzato le dimensioni del suo esercito, il che spesso richiedeva ai soldati di portare a casa le armi. Durante la pandemia, le vendite di armi da fuoco sono aumentate in America. Ciò ha esposto 11 milioni di persone in più, metà delle quali erano bambini, ad avere sottomano una pistola in casa. I suicidi con armi da fuoco hanno rappresentato l’intero aumento dei suicidi americani tra il 2019 e il 2021, secondo un’analisi dei ricercatori della Johns Hopkins University.
Ma le pistole sono solo una parte del problema. La speculazione su altre cause ha spaziato dalla pubertà precoce agli effetti dei social media e persino alla disperazione riguardo il cambiamento climatico. Alcune delle prove più convincenti indicano una variazione nel modo in cui i giovani si relazionano con l’ambiente circostante.
il CDC ha rilevato che i bambini i quali affermano di sentirsi vicini ai loro compagni di scuola avevano molte meno probabilità di soffrire di problemi di salute mentale e il 50% in meno di probabilità di aver tentato il suicidio, Questo strato protettivo potrebbe sfilacciarsi. “I tipi di attività adolescenziali che sarebbero indicativi di quella connessione sociale, o della costruzione di un senso di significato o di un posto nella tua cerchia sociale, stanno cambiando radicalmente“, afferma Katherine Keyes della Columbia University. Gli adolescenti trascorrono molto meno tempo rispetto al passato nelle attività sociali tradizionali, come fare sport o uscire con qualcuno. Alla fine degli anni ’70 più della metà degli studenti della 12th grade [scuola superiore a quattordici anni (9th grade) e terminano a diciotto anni (12th grade)] incontravano gli amici quasi quotidianamente; nel 2017 poco più di un quarto lo ha fatto.
Uno dei dibattiti più feroci attiene la funzione dei social media. Se essa aliena i giovani od offra una nuova strada per la connessione. Proprio come un ambiente scolastico può aiutare o danneggiare un bambino, lo stesso accade online. Il CDC ha scoperto che sentirsi virtualmente connessi ai coetanei, alla famiglia o ad altri gruppi durante il Covid ha avuto un effetto protettivo simile (sebbene minore) al sentirsi collegati ai soggetti frequentanti l’ambiente scolastico. È probabile che i giovani appartenenti a minoranze sessuali affermino che i social media li aiutino a sentirsi meno soli e più supportati. Ma ciò può anche peggiorare le cose, come ha messo in luce una recente inchiesta sul suicidio di Molly Russell, una quattordicenne britannica, secondo cui i contenuti dannosi sui social media probabilmente “hanno contribuito alla sua morte in modo più che minimo“.
Le prove del danno allo sviluppo e alla salute mentale causato dalla chiusura delle scuole sono sempre più convincenti. Il Covid sembra aver danneggiato in modo sproporzionato la salute mentale dei giovani, afferma Richard McKeon della Substance Abuse and Mental Health Services Administration, il quale aggiunge che ciò “si è sovrapposto a una tendenza al rialzo a lungo termine del suicidio giovanile“. Per le ragazze adolescenti, le visite settimanali medie al pronto soccorso per sospetti tentativi di suicidio sono state del 50% più alte tra il 21 febbraio e il 20 marzo 2021 rispetto allo stesso periodo del 2019.
Benché le cause non siano completamente comprese, le soluzioni non mancano. “Questa non è scienza missilistica“, afferma Jane Pearson del National Institute of Mental Health. “Sappiamo che cosa aiuta i bambini a sviluppare traiettorie sane che rendono meno probabile lo sviluppo di disturbi mentali o pensieri e comportamenti suicidi“. I più importanti sono l’attenzione al miglioramento della comunicazione e del sostegno familiare, i legami familiari e comunitari, nonché l’attaccamento dei bambini alla scuola, in modo che si sentano al sicuro e connessi.
I programmi che addestrano i bambini ad affrontare le emozioni e la risoluzione dei problemi sociali hanno avuto risultati impressionanti. The Good Behavior Game, sperimentato per la prima volta a Baltimora negli anni ’80, insegna ai piccoli di prima elementare come lavorare in gruppo e comportarsi bene in classe. L’iniziativa comparata con il gruppo di controllo, dimostrò che gli alunni cui presero parte al programma originale ridussero la metà delle probabilità di pensare o tentare il suicidio più avanti nella loro vita.
Anche gli studi medici sono importanti. Nove bambini su dieci morti per suicidio hanno avuto qualche contatto con il sistema sanitario nell’ultimo anno di vita. Richard Frank della Brookings Institution, un think tank, ritiene che se le pratiche pediatriche fossero meglio preparate e incentivate ad affrontare i problemi comportamentali, ciò potrebbe fare un’enorme differenza.
Fondamentale, infine, è educare le scuole e le comunità a prevenire il “contagio” dei suicidi. La strategia d’adottare per le scuole è chiara afferma Sharon Hoover del National Center for School Mental Health, che spesso viene chiamata quando una scuola ha subito più tragedie: le morti dovrebbero essere commemorate ma non con toni sdolcinati; il suicidio dovrebbe essere discusso ma non normalizzato; gli alunni dovrebbero essere incoraggiati a cercare aiuto. Altrettanto importante è il lavoro con i membri del personale, che possono diventare “insensibili” o addirittura “disimpegnati” dopo le troppe tragedie.
Eppure è importante non reagire in modo eccessivo. “I pensieri suicidi sono sempre stati comuni. Hanno un picco negli adolescenti e diminuiscono in prevalenza con l’età“, afferma Christine Moutier dell’American Foundation for Suicide Prevention, che aggiunge: “la stragrande maggioranza dei giovani che hanno pensieri suicidi non è in procinto di agire di conseguenza, o addirittura rischia di morire di suicidio“. Piuttosto, è un segno di angoscia e un motivo per discutere dei propri sentimenti. “È fondamentale che accompagnatori e gli operatori sanitari coinvolti non si facciano prendere dal panico quando sentono la parola ‘suicidio’” avverte il dott. McKeon. Un bambino abbastanza coraggioso da aprirsi su tali pensieri, ma che viene poi portato d’urgenza in ospedale contro la sua volontà, difficilmente si fiderà di nuovo di un adulto. Questa è l’ultima cosa di cui hanno bisogno. ■
https://www.economist.com/united-states/2022/12/03/young-americans-increasingly-end-their-own-lives