
In questi ultimi due decenni il contributo femminile al cambiamento radicale dell’ortodossia economica dominante è stato straordinario. Ognuna di queste sei donne, citate in elenco, da anni sta combattendo battaglie coraggiose affinché il singolo cittadino, indipendentemente dal genere, ceto sociale e orientamento politico possa rivendicare i propri diritti contro ogni forma di sfruttamento delle proprie identità personali; possa altresì ricevere un salario adeguato che gli permetta di vivere una esistenza dignitosa; non sia obbligato a scegliere l’unica offerta di mercato prospettatagli da un venditore monopolista; soprattutto non sia considerato semplicemente “merce” come oggetto di scambio.
Margrethe Vestager (Danimarca), EU Commissioner for Competition; Alina Khan (USA), Chairman dell’US Trade Commission; Elizabeth Warren (USA) Massachusetts’ Senator; Mariana Mazzucato (Anglo-Italiana) Professor University College of London; Anne Pettifor (UK) Economista, Direttrice del PRIME (Policy Research in Macroeconomics); Shoshanna Zuboff (USA) Business Administration at Harvard Business School.
Di alcune abbiamo già più volte scritto, per le rimanenti lo faremo nel corso dell’anno.
Shoshanna Zuboff https://ilponte.home.blog/2020/01/31/shoshana-zuboff-il-capitalismo-della-sorveglianza/
Mariana Mazzucato https://ilponte.home.blog/2020/04/04/mariana-mazzucato-la-tripla-crisi-del-capitalismo/
Declaring Our Digital Rights
Feb 7, 2022 MARGRETHE VESTAGER
While Europeans understand that digital technologies will continue to play a growing role in their lives – for better or worse – many seem not to realize that they are entitled to the same rights online as offline. But that could soon change.
BRUXELLES – Che si tratti di un posto dove fare affari, studiare, fare acquisti, tenersi in contatto, trovare un partner o diventare un’ancora di salvezza per la famiglia e gli amici, non avevamo bisogno che una pandemia ci dimostrasse perché Internet è importante. Ma la pandemia ci ha ricordato che quando agiamo per dare forma all’esperienza online, dobbiamo farlo bene. Il modo in cui gestiamo il mondo digitale dice molto su chi siamo.
Ma come dobbiamo gestirlo? Per cominciare, aiuta a sapere in modo specifico cosa speriamo di ottenere. Ad esempio, vogliamo che le persone abbiano accesso a reti a prezzi accessibili e che posseggano le competenze per utilizzare la tecnologia. Vogliamo scegliere quali dati condividere, quando e con chi condividerli. Vogliamo conoscere quanta CO2 viene prodotta dai nostri tablet e i video che trasmettiamo in streaming. Vogliamo essere protetti tanto online quanto offline. E vogliamo essere in grado di disconnetterci.
Tutti in Europa – e nel resto del mondo – dovrebbero poter fare affidamento su questi principi di base. Tutti dovrebbero sapere che questi diritti esistono e meritano protezione. Oltre ai governi nazionali e ai membri del Parlamento europeo, l’82% delle persone in tutti i 27 Stati membri dell’UE afferma di volere che la Commissione europea definisca e promuova un quadro comune di diritti e principi digitali.
E ora abbiamo fatto proprio questo.
La proposta della Commissione sui diritti e principi digitali, pubblicata alla fine del mese scorso, mette le persone al primo posto.
Le politiche digitali dovrebbero essere incentrate sull’uomo e progettate per non tralasciare alcuno. In un momento in cui le tecnologie digitali svolgono un ruolo sempre più importante nella vita sociale, economica e politica, vogliamo strumenti sicuri che funzionino per tutti e che rispettino i nostri diritti e valori.
Basandosi su questa visione, abbiamo raggruppato le proposte inerenti i nostri principi e nostri diritti in sei capitoli. In primo luogo, la tecnologia dovrebbe avere uno scopo degno: servire noi, le persone, che sono al centro della transizione digitale. Dovremmo essere in grado di perseguire le nostre aspirazioni sapendo che siamo al sicuro e che i nostri diritti fondamentali saranno rispettati.
In secondo luogo, la solidarietà sociale è fondamentale. Tutti devono sentire un senso di appartenenza da cui trarre vantaggio per diventare più digitali. Ecco perché il nostro quadro proposto include impegni in materia d’educazione digitale, connettività e servizi pubblici digitali. Anche un affidabile accesso all’assistenza sanitaria digitale in tutta l’Unione europea (che ci avrebbe aiutato immensamente durante la pandemia) rientra in questa voce.
Il terzo capitolo è incentrato sulla libertà di scelta. Le tecnologie connesse all’intelligenza artificiale non devono predeterminare le decisioni delle persone, gli algoritmi devono essere trasparenti e i campionamenti dei dati devono essere il più imparziali possibile. Questi principi sono necessari per proteggere non solo i nostri diritti e il libero arbitrio, ma anche la nostra salute e sicurezza.
In quarto luogo, dobbiamo garantire una partecipazione diffusa nella sfera pubblica digitale. Ciò implica sforzi per salvaguardare le nostre democrazie, sia attraverso misure per proteggere la libertà d’espressione o regole contro contenuti illegali o disinformazione. Vogliamo che l’ecosistema dell’informazione online stimoli il dibattito democratico, non crei subdole bolle o che fomenti divisioni e polarizzazioni. Le persone dovrebbero avere accesso a diverse fonti d’informazioni in una lingua che conoscono.
In quinto luogo, la sicurezza, la protezione e la presa di coscienza sono cruciali. Tutti dovrebbero avere accesso alle tecnologie, prodotti e servizi digitali che sono al sicuro dagli attacchi informatici e progettati per proteggere la privacy degli utenti. In particolare, dobbiamo proteggere i nostri figli dai crimini commessi o facilitati da Internet.
Un’ultima priorità è la sostenibilità. Dobbiamo garantire che gli utenti abbiano accesso alle informazioni circa l’impronta ambientale di una tecnologia e dobbiamo promuovere tecnologie che ci aiutino a raggiungere i nostri obiettivi climatici più ambiziosi. Fortunatamente, le tecnologie digitali hanno il potenziale per aiutarci a ridurre le emissioni più di quante ne causino, consentendo modelli di business più innovativi, servizi più efficienti e una migliore gestione delle risorse.
In breve, la nostra dichiarazione coglie ciò che conta di più nella vita quotidiana degli europei. Si tratta di responsabilizzazione, partecipazione, accessibilità, uso delle risorse e sicurezza. Si tratta di utilizzare la tecnologia mediante strumenti che uniscano, anziché dividere, le persone. Articolando questi principi e diritti, abbiamo un punto di riferimento più chiaro: un progetto per la transizione digitale. Questo è il primo passo per i responsabili politici che stanno sviluppando nuove iniziative e per le imprese che stanno lavorando su nuove tecnologie.
Con i nostri principi digitali, stiamo definendo uno standard europeo che speriamo possa ancorare approcci simili in tutto il mondo, proprio come abbiamo fatto con la protezione dei dati e i diritti dei consumatori. Molti dei nostri partner internazionali stanno tenendo dibattiti simili e quando ho discusso di recente della nostra dichiarazione a Washington, DC, ho potuto sincerarmi che i nostri punti elencati hanno molto in comune con le proposte negli Stati Uniti per una Carta dei diritti digitale.
Per dare alla dichiarazione la visibilità che merita, vogliamo che essa sia firmata questa primavera dai presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio europeo e della Commissione europea. Intendiamo anche includerla nel nostro monitoraggio annuale dei progressi verso gli obiettivi digitali dell’UE per il 2030 e consulteremo ogni anno gli europei in merito alle loro preoccupazioni e priorità digitali.
Quando abbiamo intervistato gli europei alcuni mesi fa, abbiamo scoperto che otto su dieci si aspettavano che gli strumenti digitali portassero almeno tanti vantaggi quanti svantaggi. Ma una quota significativa degli intervistati (quasi il 40%) non sapeva di avere gli stessi diritti fondamentali (libertà di espressione, privacy, non discriminazione) online e offline.
Le nostre consultazioni ci dicono che stiamo toccando un nervo scoperto. Più le nostre società diventano digitalizzate, più dobbiamo migliorare la consapevolezza e l’applicazione dei nostri diritti online. La dichiarazione dei diritti e dei principi digitali dovrebbe diventare il nostro pensiero predefinito. L’approccio antropocentrico alla transizione digitale deve essere alla base di tutto ciò che facciamo. È così semplice. Il rispetto dei diritti fondamentali, sia online che offline, è al centro di ciò che significa essere europei.
Margrethe Vestager, Executive Vice President of the European Commission for a Europe Fit for the Digital Age, is EU Commissioner for Competition.