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Già adesso ci troviamo in seria difficoltà su come affrontare i casi di demenza senile. L’offerta pubblica è quasi del tutto assente, le famiglie si devono affidare al mercato con costi che vanno ad incidere pesantemente sui loro bilanci. A pagare sono sempre di più gli appartenenti alle classi meno privilegiate con salari già ridotti all’osso. Qualora risultasse attendibile la previsione dello studio pubblicato sulla nota rivista medica inglese The Lancet Public Health negli anni a venire il problema si farà sempre più pressante e drammatico per chi vive accanto ad anziani (genitori, parenti). Uomini, ma soprattutto donne, per dovere, obbligo morale e necessità oggettive saranno costretti/e a raddoppiare il proprio impegno per l’accudimento dei propri cari.

Necessita che le istituzioni pubbliche, mediante le diverse forme di welfare, siano in grado nel prossimo futuro di fornire una risposta dignitosa e protettiva. Sono auspicabili anche il varo di forme miste che aggreghino l’offerta pubblica con quella privata. Non sempre l’immigrazione gioca un ruolo nefasto. Nel caso specifico, se ben ordinata, con adeguata formazione, istruita per ambiti specifici, come per l’assistenza agli anziani, può essere di grande aiuto.

Dementia will affect more than 150m people worldwide by 2050

A new study adds weight to calls for more support for caregivers

Oggi si stima che circa 57 milioni di persone convivano con la demenza senile, una condizione degenerativa incurabile che, nelle sue fasi peggiori, le lascia dipendenti da cure 24 ore su 24. Un nuovo studio pubblicato su Lancet Public Health aggiunge il peso alle previsioni che quel numero esploderà.

La sua proiezione ci dice che il numero triplicherà a 152,8 milioni entro il 2050, con le donne colpite in modo sproporzionato dalla condizione, che è in linea con le previsioni fatte negli ultimi sette anni o più.

Ma a differenza degli studi precedenti, i quali si basavano su proiezioni globali, questa teneva conto delle stime per ogni singola nazione e di specifici fattori di rischio.

Abbiamo ancora gravi limiti in merito alla qualità dei dati forniti dai singoli paesi, i quali utilizzano differenti metodologie e spesso anche definizioni diverse di demenza senile. Il fatto che la conclusione sia così simile a quella redatta da studi precedenti sottolinea che il fattore di rischio più importante rimane semplicemente: l’età. La demenza senile è una condizione che accompagna dozzine di malattie diverse, di cui la più importante è l’Alzheimer, che rappresenta il 60-80% dei casi, a quasi tutte le persone diventano più suscettibili a essere colpite con l’avanzare dell’età.

La maggior parte del previsto aumento della demenza è il risultato di due fattori globali: aumento della popolazione e longevità.

Ecco perché gli incrementi maggiori si registrano in parti del mondo con popolazioni in più rapida crescita, come l’Africa subsahariana. Ciò significa che la demenza senile non sarà più, come attualmente riscontriamo, un problema prevalentemente del mondo ricco. Nei paesi con qualità della vita più elevato, nel frattempo, si prevedono aumenti della demenza senile soprattutto perché le popolazioni stanno invecchiando.

Lo studio del The Lancet Public Health tiene conto anche dei rischi che, a differenza dell’età, sono modificabili: fumo, obesità, glicemia alta e scarsa istruzione. Già, nel Nord America e in Europa, l’incidenza della demenza senile, ovvero la percentuale di persone di qualsiasi età con questa condizione, è notevolmente diminuita, forse a causa di un migliore accesso e qualità dell’istruzione e di una migliore salute cardiovascolare. Lo studio rileva che a livello globale, questi progressi ridurranno di 6,2 milioni il numero di persone che dovrebbero essere soggetti alla demenza.

Tuttavia, l’aumento dell’obesità, del fumo e dell’ipertensione in alcuni paesi sarà più che compensati, portando a 6,8 milioni di casi aggiuntivi.

Tutte queste proiezioni sono ovviamente imprecise. Ma l’argomento di questo studio e di molti altri prima dell’attuale è indiscutibile: che il mondo dovrà imparare a convivere con un numero enorme di persone affette da demenza senile. Non esiste ancora un vaccino né una cura, sebbene l’America l’anno scorso abbia approvato un farmaco per il trattamento dell’Alzheimer in fase iniziale.

Nessun paese non ha ancora messo in conto come pagherà le cure necessarie per questi malati. E in molti luoghi è tutt’altro che chiaro dove si troveranno i loro assistenti.

https://www.economist.com/graphic-detail/2022/01/11/dementia-will-affect-more-than-150m-people-worldwide-by-2050?fbclid=IwAR04gF7RXBSB7j2EZGBpr9BrZyKAGH_StHtMZ14qJZYaJbV3G_QqvCtVFwA

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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