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(di Luca Zanon e Giorgio Abonante)

Sulla questione ospedale, si deve discutere sulla scelta dell’area della nuova sede, ma la certezza è che la vecchia struttura non può più reggere, anche in un’ottica di recupero. L’orientamento, oggi, è costruire ospedali basati su un’idea di benessere totale del paziente, e questo benessere passa inevitabilmente attraverso il verde. I nuovi ospedali in progetto o in cantiere in Italia e in Europa sono sostenibili a livello ambientali e presentano porzioni di verde che interagiscono, penetrano, si innestano nel costruito (https://www.niiprogetti.it/il-nuovo-policlinico-di-milano/). Questo vuol dire che non si può recuperare la vecchia struttura dell’ospedale, bisogna pensare per forza ad un nuovo edificio. Quindi si aprirà la questione di cosa fare del vecchio ospedale.

Se la parte storica, quella progettata dagli architetti Caselli e Valizzone dalla fine del ‘700 (via Venezia) tutelata dalla Sovrintendenza, deve essere giustamente mantenuta, il grande edificio fuori scala, costruito nella seconda metà del ‘900, dovrà essere abbattuto. Lì si gioca un elemento di ricucitura urbanistica importante, perché siamo ancora all’interno degli spalti, e quindi all’interno del tessuto storico. Si dovranno pensare a costruzioni con una bassa volumetria e intervallate da verde, pubblico e privato. Destinazione d’uso? Sicuramente residenziale, con una buona fetta di edilizia agevolata, ma senza creare divisioni nette, immaginando una commistione di edilizia agevolata ed edilizia privata costituita da residenze di buona qualità architettonica ed ecocompatibili, oltre a servizi pubblici, aree per il tempo libero e parcheggi.

E’ vero che oggi non c’è tutta questa richiesta di case ad Alessandria, ma è anche vero che se le case vengono edificate con una qualità costruttiva medio-alta, queste hanno ancora mercato. Poi c’è il discorso sul vecchio carcere. Anche qui il tema è complesso, come nell’ambito dell’ospedale. Recuperare quella vecchia struttura per perpetuare la destinazione carceraria ci lascia qualche dubbio. Anche per quanto riguarda le carceri oggi si tende a progettare strutture che diano dignità al personale e ai detenuti, e un edificio storico come quello del vecchio carcere non sembra possa soddisfare questo orientamento.

Vediamo di più un potenziamento di San Michele, dove ci sono più aree libere per poter progettare nuovi comparti e sviluppare progetti legati all’ambito circostante (progetti di reinserimento legati al lavoro agricolo e alla produzione agricola,…). Anche in questo caso, se l’orientamento fosse tralasciare il Don Soria, si aprirebbero scenari di cui tenere conto. Il rischio è quello di avere altri edifici e spazi inutilizzati abbandonati (Alessandria ne ha già abbastanza, luoghi su cui si discute da anni, Valfrè e Cittadella insegnano; il Don Soria ha una parte storica tutelata che sicuramente rimarrebbe, aggiungendosi alla lista degli edifici da valorizzare).

Se la scelta sarà di mantenere e rinnovare il Don Soria allora occorrerà far interagire i progetti sull’abbattimento del vecchio ospedale e il rinnovamento del Don Soria con vantaggi e convenienze di carattere economico e progettuale. Sul discorso “nuovo ospedale” apriamo un ambito di riflessione.

Se la decisione sarà quella di collocarlo nell’area aeroporto (su cui comunque permangono molti dubbi ancora da fugare in ordine all’esondabilità), allora perché non pensare più in grande, prendendo questa scelta come un punto per sviluppare un altro ambito di città?

Ci viene in mente la vecchia proposta del Parco Gandhi, e dunque il fatto che molti alessandrini fantasticavano su un grande polmone verde nell’area aeroporto. Allora perché non sfruttare il volano del nuovo ospedale per progettare una grande area verde attorno alla struttura dello stesso ospedale che rappresenti il vero polmone verde della città? Ci riferiamo al fatto di progettare non un piccolo parco, ma un’area che arrivi fino al laghetto di cava che c’è in prossimità della tangenziale, e che crei percorsi verdi che si vadano poi ad unire al futuro percorso degli argini, in un grande anello verde a disposizione dei cittadini. Il lago diventerebbe un elemento suggestivo già a disposizione.

Quindi se sarà ok all’ospedale in quella zona (magari che non occupi troppa superficie orizzontale, ma che si sviluppi anche in altezza) pensiamo che tutt’attorno debba nascere un grande polmone verde per gli alessandrini. Si apriranno scenari progettuali notevoli. Il tutto deve passare attraverso un’idea generale dettata dall’amministrazione comunale, dai concorsi di architettura e dalla prospettiva, da sviluppare in parallelo, del nuovo piano regolatore. Solo così si potrà avere una proposta di qualità architettonica significativa.


Luca Zanon – Architetto

Giorgio Abonante – consigliere comunale Alessandria

Giorgio Laguzzi

Nato ad Alessandria nel 1984 ha presto lasciato la sua città per conseguire un Dottorato di Ricerca in Logica matematica a Vienna. Ha intrapreso la carriera accademica in Germania per poi tornare a casa dove è attualmente ricercatore presso l'Università del Piemonte Orientale. Dal 2022 ricopre la carica di Assessore del Comune di Alessandria.

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