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Da inizio pandemia abbiamo assistito ad una improvvisa, veloce, inaspettata “full immersion” nella tecnologia.

Il Covid passerà e ci lascerà un’Italia trasformata, complessivamente più moderna e consapevole, in cui l’utilizzo delle nuove tecnologie sarà più usuale per tutti.

La pandemia ci ha spaventati, indeboliti e cambiati, abbiamo riscoperto la nostra emotività.

Le modalità di aggregazioni a cui ciascuno di noi era abituato sono state bloccate.

Senza relazioni, senza contatti il virus non esiste … Ma riusciamo a vivere senza intrecciare rapporti interpersonali?!

Aristotele affermava che “l’uomo per sua natura è un animale sociale” … Quindi “aggregarsi” con i suoi simili è un istinto primario ed essenziale?!

Più gli individui sono chiusi all’interno delle proprie abitazioni, tanto più si “assembrano” all’interno del mondo digitale: le lezioni on line, i social network, le chat, le video chiamate.

La tecnologia ci ha aiutato e permesso di mantenere relazioni sociali, affettive e lavorative.

Ognuno di noi ha dovuto aggiornarsi sull’uso delle tecnologie e per molte fasce d’età questo ha rappresentato una nuova sfida: insomma il lockdown ha dato impulso all’alfabetizzazione digitale: in poche settimane, smartworking, didattica a distanza, servizi su internet hanno “abituato” le famiglie italiane al mondo digitale.

Se l’emergenza sanitaria provocata dal Covid e il conseguente lockdown fossero accaduti anni fa, ciascuno di noi come sarebbe riuscito a svolgere le proprie attività lavorative? A mantenere i propri rapporti interpersonali? Come avrebbero contrastato pandemia e crisi la sanità, le aziende e la scuola?

Abbiamo scoperto e cercato di sviluppare velocemente nuove possibilità di comunicazione: lo smart working per i lavoratori, la didattica a distanza per gli studenti.

Gli ultimi dati sul consumo digitale del Global Statshot Report, realizzato in partnership con We are Social evidenziano come l’utilizzo dei social nel mondo cresce di oltre il 12% nell’ultimo anno , con 14 nuovi utenti al secondo, inoltre “Zoom” e “Meet” hanno registrato in tutto il mondo un aumento tra i termini più cercati dagli utenti di rete.

La nostra vita offline e online sono molto più attorcigliate di prima.

Abbiamo “trasferito” online gran parte della nostra vita relazionale, formativa e lavorativa.

Digital 2020 , il report annuale che esamina lo scenario social e digital a livello locale e globale, realizzato da We Are social con la collaborazione di Hootsuite ci mostra la popolazione italiana sempre più connessa: quasi 50 milioni di persone si collegano ad internet ogni giorno, trascorrendo 6 ore online ogni giorno e 1 ora e 57 minuti sui social.

Le persone che accedono a Internet da mobile sono 45 milioni, 35 milioni quelle attive sui canali social, utilizzati in modo differente: per svago, informazione e desiderio di crescita professionale, condivisione e conversazione.

La piattaforma social più attiva resta YouTube, seguita da Facebook,. mentre Instagram cresce maggiormente, di anno in anno, con una percentuale che passa dal 55% al 64%.

Per quando riguarda TikTok, la piattaforma social più popolare al mondo che permette agli utenti di creare brevi video altamente virali utilizzando musica, filtri e altre funzionalità, emerge che il 41% dei suoi utenti principali ha un’età compresa fra i 16 e i 24 anni.

Quasi tutti gli italiani possiedono uno smartphone (94%), con cui utilizzano soprattutto app di messaggistica (92%) per svago , per la fruizione di video (73%), per shopping (68%) e per il gaming (43%).

Il lockdown di questa pandemia ha visto miliardi di persone connettersi alla rete, scambiarsi dati, informazioni, sapere … ha creato interdipendenza .

Viviamo in un sistema strutturalmente instabile di cui dobbiamo imparare a conoscere e valutare la reale imprevedibilità, la pandemia ci sta insegnando a pensare, a progettare in maniera nuova e differente e per questo che, proprio nel momento in cui abbiamo conosciuto la più grande “chiusura” della storia , è stato necessario e fondamentale comprendere la necessità di ampliare le nostre reciprocità con il resto del mondo acquisendo nel modo migliore nuove competenze …. questo è il potere dell’interazione e della diversificazione .

La rete possiede il potere di legare ogni persona a tutte le altre …. alcuni dati di un’interessante indagine Ipsos realizzata per Save the children evidenziano, però, che gli adolescenti tra i 14 e i 18 anni , frequentando la scuola da remoto e conseguentemente risultano stanchi (31%), timorosi (17%), ansiosi (15%), disorientati (14%), desiderosi di riprendere i propri rapporti interpersonali (85%).

Non sarà sufficiente “restare connessi”, in futuro si dovrà ripensare e riprogrammare l’interazione tra studenti – insegnanti affiancando alla condivisione degli spazi fisici come le aule, i laboratori, il ricevimento degli studenti anche la condivisione di spazi digitali efficacemente definiti e studiati.

Non è stata la scuola a produrre il gap tecnologico, questa sperimentazione lo ha solo aumentato, perché ha fatto emergere la grande differenza di opportunità che persiste fra le varie famiglie italiane.

Come lo stesso smart working, andrà ripensato, strutturato e regolamentato consapevolmente: il “lavorare da casa” implica una riorganizzazione del lavoro, prevede la necessità di leader capaci, anche virtualmente, di gestire il lavoro e di coordinare i propri collaboratori da remoto in maniera puntuale e strategica.

Lo smart working non prevede soltanto disporre della possibilità di lavorare anche in situazioni di crisi e mobilità ridotta come quella che stiamo vivendo ora, ma riguarda una predisposizione mentale che trasforma conseguentemente le mansioni di ciascun lavoratore e va di pari passo con le nuove innovazioni.

Sarà necessario un investimento tecnologico, infrastrutturale e formativo per permettere a tutti di usufruire della tecnologia in maniera consapevole; la rete italiana dovrà adattarsi e migliorare: le connessioni tra le grandi città sono supportate, mentre all’interno piccoli comuni e in alcuni aree periferiche permane il “digital divide” che comporta una esclusione dai benefici della società digitale con conseguenti danni socio – economici ed educativi per chi ne è colpito.

La tecnologia rappresenta uno degli elementi fondamentali del futuro dell’umanità, allo stesso livello delle questioni economiche, ambientali, sociali; dovrebbe quindi essere messa al centro di una discussione politica, funzionale all’intercettazione dei bisogni e alla definizione di quelle che sono le priorità fondamentali per la collettività.

Roberta Cazzulo

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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