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Salvatore Biasco

Ieri, un bellissimo dibattito su “Il valore democratico della conoscenza” a partire dal libro omonimo curato da Fabrizio Rufo, che consiglierei caldamente a tutti di leggere (vedi sotto la locandina).
E’ ovvio che si sia parlato (tra l’altro) della svalorizzazione della cultura e della scienza cui è andata incontro la nostra società: disintermediazione negli orientamenti, diffidenza e rigetto del ruolo degli esperti, emozioni che fanno premio sul metodo scientifico. Non sarà facile por mano a processi di educazione sociale e di valorizzazione di una visuale scientifica senza un ambiente culturale che favorisca una comprensione del senso e del ruolo della scienza. Il sistema educativo ha ovviamente un ruolo primario.

Dobbiamo chiederci se la nostra scuola sia adeguata a trasmettere modelli positivi di autorità e idonea anche alla formazione di un individuo dotato di capacità critiche e di un nuovo tipo di abilità, vale a dire quelle di indagare, porsi domande, abbracciare complessità, avere un metodo per stabilire i rapporti di causa effetto e non una opinione.

Si tratta della formazione di un cittadino capace di relazionarsi criticamente alla mole di informazioni, con canoni di classificazione e possibilità di distinguere quelle attendibili; capace di abbinare una maturità cognitiva a una relazionale a una etica. Ma i dati del rapporto Ocse fanno cadere le braccia.

Anche per la formazione universitaria si è puntato su sporadiche eccellenze in un quadro medio non eccelso, piuttosto che a elevare la qualità media generale, con la conseguenza di produrre una differenziazione fortissima tra sedi, che è anche territoriale e rischia di acuire le diseguaglianze di censo. L’università serve non a scalare le classifiche di qualche opinabile ranking, ma a formare la classe dirigente, a produrre una forza lavoro preparata, assicurare una mobilità sociale, far avanzare la ricerca, creare una cultura nazionale e gli standard di cittadinanza. Tutto chiama in causa una consapevolezza politica dei problemi.

Ovviamente non è il solo tema in cui conoscenza e democrazia rischiano di dissociarsi. Molti altri temi sono stati discussi ieri. La traccia del mio intervento è tratta dagli argomenti già posti nella Tavola Rotonda che chiude il libro citato. Per chi voglia approfondirli rinvio a https://www.salvatore-biasco.it/…/estratto-conoscenza-rufo-… .

La conclusione è che “c’è un lavoro enorme da compiere per impedire che la conoscenza diventi un elemento in più di deterioramento della qualità democratica della vita collettiva, ma certo quel rapporto, lasciato a sé stesso, non mantiene le promesse di maggiore democrazia”.

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Salvatore Biasco è professore di Economia internazionale. Ha studiato a Roma a Cambridge e insegnato a Modena e a Roma. Già Vice Presidente della Società Italiana degli Economisti e premio Sant-Vincent per l’economia, è autore di libri influenti in ambito economico. Ha anche pubblicato saggi in ambito politologico, abbinando sempre lo studio dei meccanismi economici a quello delle determinazioni sociali. In materia fiscale, poi, è stato Presidente nella XIII° Legislatura, della Commissione Bicamerale per la Riforma fiscale e autore del Libro Bianco sull’imposizione sulle imprese che porta il suo nome. Recentemente è stato pubblicato il suo ultimo lavoro dal titolo: Regole, Stato, uguaglianza, edito dalla Luiss University Press.

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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