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Oppiodi

Arthur Cecil Pigou ai molti dice poco. Però, ai quei “pochi” che dovettero sudare sette camicie per risolvere il compito sulle imposte pigouviane con l’obiettivo di superare l’esame di Economia politica, utilizzando strumenti di matematica analitica, dice molto…”maledettamente” molto.

Britannico – protagonista della cosiddetta Cambridge Trinity insieme ai coevi, non meno noti, John Maynard Keynes e il nostro, scandalosamente dimenticato, Pietro Sfraffafu il teorico dell’economia del benessere, anche se principalmente a tutt’oggi è ricordato come il primo economista che definì il concetto di esternalità. Detto in breve, le esternalità sono la conseguenza diretta derivante da un “negozio” economico, la cui ricaduta si disperde sulla società – quindi all’esterno – nel suo complesso. Le esternalità possono essere positive o negative a seconda se migliorano o meno il sistema entro il quale possono incidere. Il secondo caso è assai più frequente, oltre a essere oggetto di maggior rilevanza. Il classico esempio di scuola consta nella determinazione di un “valore di compensazione”, tradotto in prezzo e successivamente in tassa, a carico di un’industria chimica ritenuta inquinante localizzata in un dato territorio, il cui presunto danno modifica l’equilibrio ambientale della stessa area ove è insediata una comunità.

Sennonché, ci sono delle esternalità negative ben più subdole, il cui nocumento economico non può essere stimato con l’ausilio di derivate o limiti, poiché esse agiscono direttamente su di un bene incalcolabile: la vita degli individui, sebbene coloro che le generano ne siano consapevoli. Non c’è altra soluzione da parte di chi le subisce che adire giudizialmente.

Così è accaduto recentemente negli USA con la condanna della Johnson & Johnson, uno tra i più importanti colossi della Big Pharma statunitensi, al rimborso della cifra stratosferica di $ 572 ml. per non aver informato adeguatamente, e quindi ingannato i propri consumatori, sulla pericolosità relativa all’assunzione medicinali antidolorifici derivati da sostanze (oppioidi) che inducono i soggetti a essere catturati da una forte dipendenza alla pari di qualsiasi altra droga pesante. Secondo il The Economist si tratta di una vera calamità nazionale 47.600 morti (per overdose) nel 2017, 500.000 stimati nel prossimo decennio[1].

Sintetizzati originariamente per lenire i dolori di cui erano affetti i malati terminali, gli oppioidi, da 25 anni – fino alle recenti, ma tardive restrizioni – vennero immessi sciaguratamente sul mercato americano dei farmaci per colpa di una lunga catena di collusioni e corruttele, i cui anelli sono costituiti da operatori sanitari, distributori, Enti di sorveglianza (F&DA), politici di ogni ordine e grado, ma soprattutto dalla Big Pharma, con un unico scopo: fare denaro, aumentare il PIL, ricevere contributi per le campagne elettorali, nonché mantenere appetibile il price/earning azionario delle aziende produttrici.

Altro che “economia del benessere” o calcolo delle “esternalità”, pura primazia azionaria (shareholder economy), in cui sono stati coinvolti e trascinati nel gorgo della dipendenza per la stragrande maggioranza, non scafati “tossici”, bensì ignari comuni mortali.

The Guardian (UK) – When it comes to the opioids crisis, Democrats aren’t innocent

Ross Barkan

This crisis was almost nonexistent before Purdue Pharma dropped OxyContin on the market in 1995. Big pharma got away with it thanks to a bipartisan effort

Tra i politici di entrambi i partiti, c’è una brutta abitudine di trattare l’epidemia di oppioidi come qualcosa di simile a un disastro naturale. Paragonata come l’avvento del più mortale degli uragani sull’America, devastando le comunità ricche e povere allo stesso modo. È un atto di Dio, così si sottintende, e tutto ciò che possiamo fare è cercare di ricostruire dopo il suo passaggio.

Comparendo sulla scena nazionale la scorsa settimana per rispondere al discorso sullo stato dell’Unione di Donald Trump, il rappresentante del Massachusetts Joe Kennedy III ebbe la possibilità di dire qualcosa di diverso. Come molti politici, si è assicurato di controllare l’epidemia di oppioidi tra le altre calamità.

Siamo bombardati da false soluzioni l’una dopo l’altra: minatori di carbone o mamme single, comunità rurali o nel cuore delle città, sulla costa o all’interno [del paese]”, disse Kennedy. “Come se il meccanico di Pittsburgh, un insegnante a Tulsa e un asilo nido a Birmingham fossero acerrimi rivali piuttosto che comuni vittime di un sistema forzatamente truccato verso coloro che sono al vertice”.

Come se il genitore che non prende sonno fosse terrorizzato dal fatto che il figlio o la figlia transgender venisse picchiato e fosse vittima di bullismo a scuola allo stesso modo [la sua ansia] è più o meno pari a quella di un genitore il cui cuore è frantumato da una figlia in preda a una dipendenza da oppiacei“.

Kennedy aveva ragione quando faceva riferimento a un sistema “forzatamente truccato“, ma non andò oltre. La maggior parte dei politici non lo fanno. Preferiscono parlare dei modi per mitigare la crisi degli oppioidi, che ha ucciso centinaia di migliaia [di persone] a partire dagli anni 90, e fermarsi lì.

Sappiamo che questa crisi è stata interamente prodotta, quasi inesistente prima che la Purdue Pharma lanciasse OxyContin sul mercato nel 1995. Guidate della Purdue Pharma, le principali aziende farmaceutiche progettarono una campagna informativa per persuadere medici e gruppi di pazienti a minimizzare il rischio di dipendenza da antidolorifici oppiacei e nel contempo esagerando il loro ruolo nel trattamento di una vasta gamma di disturbi.

Queste aziende hanno fatto sì miliardi, però distruggendo le comunità negli Stati Uniti. Gli americani consumano l’81% della fornitura globale di prodotti a base di ossicodone (il principio attivo di OxyContin) e quasi tutto l’idrocodone (il principio attivo di Vicodin), nonostante costituiscano meno del 5% della popolazione mondiale.

L’epidemia di oppiacei può essere immaginata alla pari di un’insidiosa tripla ondata: la prima dovuta per le morti per overdose di OxyContin, poi la dipendenza da eroina che emerse dai tossicodipendenti in cerca di nuove “pere”, e ora un’ondata di overdose sintetiche legate agli oppioidi, incluso il mortale fentanil.

È utile discutere le opzioni terapeutiche e attenuare la risposta delle forze dell’ordine, ma quando i politici parlano semplicemente di quale dovrebbe essere la nostra reazione alla crisi degli oppiacei piuttosto che verso coloro che l’hanno provocata, non solo fanno poco per arginare la marea delle future morti, ma consentono ai vili colpevoli di nascondersi nell’ombra. La giustizia non sarà mai fatta.

Ma non diamo la colpa solo ai repubblicani. Come ha sottolineato l’Intercept, [nota piattaforma d’informazione politica americana] Kennedy, un democratico progressista, fu lui stesso intimidito dalla brutale ed efficace lobby dell’industria farmaceutica. Durante l’amministrazione Obama, i Centers for Disease Control hanno creato linee guida volontarie per la prescrizione di oppiacei. Le compagnie farmaceutiche di ciò non furono troppo contente.

Nel 2016, Kennedy contribuì a sponsorizzare la legislazione sostenuta dall’industria farmaceutica che consentirà al CDC di rinnovare le linee guida con il contributo dei rappresentanti del settore industriale, i quali avranno la possibilità di rimuovere le regole che scoraggiano l’uso di oppioidi per cause derivanti da dolore non di alta intensità e cronico.

Proteggere la Big Pharma è un affare bipartisan. Nel 2012, il comitato finanziario del Senato (allora guidato dai democratici) avviò un’indagine per determinare le relazioni tra le organizzazioni mediche che stabiliscono le linee guida per la prescrizione degli oppioidi e le società che li vendono. I risultati misteriosamente non furono mai pubblicati e il rapporto rimase secretato.

Fortunatamente, alcuni politici locali in tutta l’America – quelli che non furono “accattivati” dalla lobby della Big Pharma – stanno riconoscendo che le società [i cui fatturati si contano in] miliardi di dollari devono essere ritenute responsabili di questo disastro in corso. New York e Chicago, insieme ad altre località, stanno facendo causa a queste aziende farmaceutiche, sperando di recuperare i miliardi per il danno che gli oppioidi causarono alle loro comunità.

C’è un felice precedente per questi tentativi. Due decenni fa, 46 avvocati statali e locali lavorarono insieme per trascinare in tribunale la Big Tobacco, che aveva a lungo negato il suo ruolo che la vendita di sigarette causasse il cancro. Le compagnie del tabacco finirono per pagare oltre 200 miliardi di dollari in risarcimenti.

Ora è il momento di dissanguare le grandi industrie farmaceutiche e finanziare la guarigione dall’epidemia che esse pianificarono per il profitto. Se Kennedy si prende cura della sua eredità, si unirà a questa lotta.

Ross Barkan is a journalist and candidate for the New York state senate

https://www.theguardian.com/commentisfree/2018/feb/05/opioids-crisis-democrats-joe-kennedy?CMP=share_btn_fb&fbclid=IwAR3g1o2OHpUn7ZRgB8T-pjcTZ-_K-Qt5ewFwVRHsHWp2QohxZWH5nSt2KK4

[1] https://www.economist.com/leaders/2019/08/29/legal-settlements-alone-will-not-solve-americas-opioid-crisis

Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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