I giorni che ci separano dal 12 dicembre 19, la General Election in UK al 3 di novembre 20 l’elezione del Presidente USA saranno cruciali per verificare quanto sia attendibile la rinascita di una radicale politica progressista in occidente. Qualora nel Regno Unito Boris Johnson non riesca a ottenere la maggioranza, diversamente la conquisti la coalizione Labour-Libdem-SNP (Scottish National Party) ciò può rappresentare non solo un buon viatico, ma anche un’indicazione programmatica, per la corrente cadaverica sinistra democratica continentale, nonché un serio avvertimento sia per le ambiziose mire anglo-imperiali di Donald Trump sia per la sua stessa rielezione.
Nelle ultime settimane sta crescendo l’impressione che un eventuale secondo mandato del magnate newyorkese non appaia così certo come si fosse supposto solo un anno fa e nemmeno si è altrettanto sicuri che il suo eventuale competitore democrats abbia la stessa impronta politica moderata tipica del binomio Obama-Clinton, le cui “mollezze” hanno concorso a generare laggiù la presente anomalia politico-istituzionale. Nonostante un continuo fuoco di sbarramento la Warren e Sanders continuano a macinare consensi in base alle ultime poll a discapito dell’appassito Biden.
Ma c’è di più sotto il profilo storico-politico: l’approssimarsi del “paradigmatic shift”, una svolta paradigmatica che dovrebbe concludere esattamente 40 anni di “follia” neoliberista (Thatcher 79, Reagan 80) per aprire una nuova fase di ripensamento regolativo economico-finanziario quanto mai simile alla critica propositiva di Joseph Stiglitz, si veda in https://ilponte.home.blog/2019/05/11/joseph-e-stiglitz-the-progressive-capitalism/.
Sebbene l’evoluzione del processo ravvedimento politico-culturale delle forze socialdemocratiche e progressiste europee continentali sia in ritardo di un decennio – qui assistiamo ancora alla fase di crescita di una destra nazionalista e regressiva – a confronto della reazione anti neoliberista nell’anglosfera, un eventuale successo di questa, data la sua conclamata influenza politico-strategica (USA), determinerebbe un immediato “riallineamento” per quanto concerne gli obiettivi politici a sinistra tra le due sponde dell’Atlantico e della Manica.
Tuttavia, bisogna essere cauti. Il Labour di Corbyn e Mc Donnell deve ricucire la frattura all’interno di una parte della working class tendenzialmente brexiters. Sanders e Warren devono dimostrare che con l’introduzione del Medicare for All – (Sistema Sanitario Universale) il quale rappresenterebbe di fatto la vera “rivoluzione” sociale negli USA – non comporti un aumento della pressione fiscale sulla middle-class, essendo la spesa sanitaria annua nazionale piuttosto consistente, stimata in circa $5,2 trilioni. Il progetto presentato dalla Warren il 1 novembre scorso lo esclude tassativamente[1]. Per Sanders siamo ancora in attesa che ne fornisca adeguati chiarimenti.
Jeremy Corbyn is right: billionaires and poverty should not coexist
It’s ludicrous to suggest that we need billionaires to incentivise work and wealth creation.
Luke Hildyard 5 November 2019
Un miliardo di sterline è una quantità di denaro quasi inimmaginabile.
Uno dei trucchi di maggior successo che i ricchi e i potenti hanno compiuto sul resto di noi non è semplicemente quello di catturare una quota sproporzionatamente grande della ricchezza globale, ma accumularne una quantità così vasta che è praticamente impossibile comprenderne la portata, e quindi farne oggetto di critica.
Se vi avessero dato 1.000 sterline al giorno (€ 1.156), tutti i giorni dalla morte di Gesù, messi sotto un materasso, non sareste comunque un miliardario. Esistono circa 15 paesi la cui intera ricchezza non equivale a quella di un singolo miliardario britannico.
Con un patrimonio netto di £ 5 milioni (€ 5,78 ml) investito in modo ragionevole, potreste pagare una tassa del 50% sui guadagni e avere ancora abbastanza per sostenere uno stile di vita con auto veloci, vacanze di lusso e proprietà multiple, il tutto senza consumare i £ 5 milioni iniziali. Un miliardario ne ha 200 volte tanto.
Quindi i miliardari sono davvero molto ricchi, rispetto anche ad altre persone che sono anch’essi molto affluenti, a prescindere dalla popolazione più ampia. Mentre alcuni miliardari sono uomini d’affari intelligenti e operosi, l’idea che la loro ricchezza sia proporzionata a quanto siano intelligenti o quanto duramente lavorino è ovviamente ridicola.
Allo stesso modo, data l’opulenza dello stile di vita di cui su una piccola parte della loro ricchezza potrebbe godere, è del tutto comico suggerire che abbiamo bisogno di miliardari per incentivare il lavoro e la creazione di ricchezza.
Quindi la recente osservazione di Jeremy Corbyn sul fatto che non dovremmo davvero avere miliardari o persone povere in questo paese dovrebbe essere piuttosto indiscutibile. E le due cose sono collegate.
Le ricchezze ottenute dai miliardari potrebbero essere sfruttate meglio per abbassare i prezzi dei prodotti e dei servizi che le aziende di loro proprietà forniscono, o pagare meglio i lavoratori che vi lavorano. Potrebbe essere adeguatamente tassate e utilizzate per finanziare scuole, ospedali, abitazioni, energia verde e un migliore trasporto pubblico.
La lista che comprende i ricchi pubblicata dal Sunday Times calcola che le 1.000 persone più ricche della Gran Bretagna, tra cui 151 miliardari, valgono un totale di 771 miliardi di sterline.
Si tratta di circa sei volte in più dell’intero budget del NHS (Servizio Sanitario Nazionale), circa 8 volte quello che il governo spende per l’istruzione ed è di gran lunga superiore alla ricchezza totale del 40% più povero della popolazione.
È difficile sostenere che questo sia un modo altamente ragionevole o efficiente per distribuire risorse. Ci sono molte politiche che potrebbero aiutarci a fare un po’ meglio.
Ad esempio, le riforme riguardo il governo delle aziende (corporate governance) che danno ai lavoratori un posto nei consigli di amministrazione delle società e una quota della proprietà delle società assicurerebbero che una quota maggiore di tali redditi societari venga distribuita in modo da incrementare la forza lavoro, piuttosto che nelle tasche dei proprietari e degli investitori miliardari.
Le modifiche al sistema fiscale, tra cui l’introduzione di un’imposta sul patrimonio (wealth tax), un adeguamento delle imposte sulla proprietà e la tassazione sulle plusvalenze con la stessa aliquota dei redditi da lavoro colpirebbero anche principalmente coloro che potrebbero permettersi di pagare un po’ di più per finanziare i servizi pubblici a beneficio di tutti.
I sondaggi mostrano ripetutamente che quanto precedentemente affermato sarebbe molto popolare. Ad esempio, il 59% degli intervistati è a favore della rappresentanza dei lavoratori nei consigli di amministrazione. Il 60% sostiene un’imposta sul patrimonio per i ricchi.
La contro argomentazione nei confronti di queste politiche, molto spesso sostenuta da attivisti e lobbisti pagati dalla lobby miliardarie, si basa sulla considerazione che le persone molto ricche possono permettersi di trasferirsi altrove o pagare qualcuno per aiutarli a aggirare queste regole.
Ma in primo luogo, ciò presuppone che il dibattito sulla disuguaglianza nel Regno Unito si stia svolgendo in modo isolato. Di fatto, esiste una preoccupazione in tutto il mondo per le concentrazioni estreme di ricchezza e un certo grado di coordinamento internazionale sulla politica non dovrebbe non contemplare la capacità d’intelletto di diversi governi.
In secondo luogo, le implicazioni su questo argomento per la democrazia sono terrificanti. Si afferma in modo efficace che qualunque sia la volontà delle persone riguardo alla costruzione di una società più giusta in cui i super ricchi contribuiscano un po’ di più e che la prosperità sia condivisa in modo più uniforme, quelli con abbastanza soldi e influenza non sono obbligati a rispettarlo.
Questo non è ragionevole. In effetti, se i vertici sono disposti ad adottare misure così drastiche per evitare di dare un giusto contributo al bene comune, questo sottolinea solo la sociopatia associata a un tale accumulo eccessivo di ricchezza e ciò dimostra la necessità di una politica per impedire ai miliardari di essere messi al primo posto.
[1] https://edition.cnn.com/2019/11/13/perspectives/elizabeth-warren-medicare-for-all-taxes-middle-class/index.html?fbclid=IwAR3r-5b9I8_j7NvMhcZ9Ly-FKTXL8_xT3-rQewbBX1Je4wh24vMUBnWhEzQ